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Sul bagnasciuga di Forte dei Marmi, con l'acqua che lambisce i piedi nudi, ti volti ad ammirare il panorama alla tue spalle, dove si erge una muraglia di vette aguzze e scure, che incutono timore. Dalla sinistra il Monte Cavallo, il Tambura, il Sumbra; al centro il Corchia, alle cui spalle appaiono la Pania della Croce e poi più a destra, più piccoli, il Forato, il Procinto e il Nona. Non sono montagne tanto alte, non toccano per poco i 2000 metri Eppure questa catena di rilievi originatisi dal fondale marino a partire da 200 milioni di anni fa, nello stesso periodo in cui si andavano formando le Alpi, presentano caratteristiche geologiche che li accomunano alla grande catena alpina e proprio per questo, a pieno diritto, sono state denominati Alpi.
Visto dal mare quel fronte di monti sembra incombere minaccioso, quasi teso a raggiungere la spiaggia: il peso dei ghiacciai, nei millenni, l’ha schiacciato verso sud, versante sul quale le pareti cadono più a strapiombo, mentre più dolci sono i pendii del versante nord. E così anche la vegetazione si diversifica: di tipo mediterraneo a sud, mentre le Apuane interne sono ricoperte da querceti-carpineti, che nei secoli sono stati sostituiti, ad opera dell’uomo, in più utili castagneti; per poi trovare, sopra i mille metri, tipiche faggete appenniniche.
Visto dal mare quel fronte di monti sembra inaccessibile, insuperabile. Eppure diversi sono i passi dove in passato, faticosamente, si transitava per il commercio, specialmente di sale, dalla Versilia alla Garfagnana, fino anche a Modena! E l'industria del marmo, fonte di ricchezza, ancora oggi più attiva che mai, ne scava i fianchi, a volte cancellando spesso gli antichi sentieri.
Dal mare, abbracciando tutta questa catena con lo sguardo, ti domandi «Si può fare?» pensando alla possibilità di attraversare le Apuane avvicinandosi a tutte quelle vette. E sì, c'è un percorso, è l'Alta Via delle Alpi Apuane. E, in fin dei conti, non è tanta la strada da fare, i chilometri son solo una sessantina e il dislivello poco più di 4.000 metri.
È da pochi anni che pratico l'attività outdoor, ho visitato molte parti d'Italia, ma stranamente non questo angolo di territorio che non è poi tanto lontano da casa mia. Sinceramente, ho sempre avuto timore di quelle montagne, anche solo guardandole in macchina dall'autostrada, sulla via per il mare; non ho mai avuto modo di organizzarmi per andare con altri a conoscerle. E avventurarsi da soli per sentieri sconosciuti su montagne così particolari non è tanto consigliato.... ma purtroppo è così che spesso mi ritrovo a fare, anche se poi non mi dispiace esser solo e certe volte sarebbe meglio stare in compagnia.
Ho provato la traversata dell'Alta Via una prima volta a fine aprile in stile fast packing, da solo, leggero e veloce, programmando di farla in due giorni, ma è stato un conto sbagliato. A parte il fatto che tutti i rifugi - eccetto il Carrara - erano chiusi, e quindi ho dovuto portare un carico per la completa autosufficienza, sul lato settentrionale, una volta raggiunto il Grondilice, c'erano ancora lembi di neve ghiacciata che nascondevano i sentieri. Mi sono confuso e ho sbagliato percorso, percorrendo una discesa molto impervia fino al punto di trovarmi costretto a tornare indietro, ritrovandomi davanti a uno strapiombo dove una via ferrata non attrezzata mi rendeva impossibile il passaggio. Mi avevano detto che avrei incontrato una discesa difficile... ma non così! Tornare indietro, affrontare tutto il dislivello, dovendo fare continue pause durante la risalita, mi ha fatto perdere tanto di quel tempo e forze da rendere impossibile mantenere il programma prestabilito. Mi sono ritrovato a proseguire con la neve che complicava certi passaggi, facendomi scivolare rovinosamente contro gli alberi e alla fine ho deciso che era meglio non andare oltre e riprovare la traversata in un periodo più caldo, dopo giugno. In quel periodo tutti i rifugi sono aperti, così avrei potuto rifornirmi di acqua, portando meno peso sulle spalle, ed evitato sacco letto termico più pesante e abbigliamento invernale..
Ecco dunque che ci ho riprovato a Luglio, col caldo, ma con un’aria pur sempre respirabile una volta superati i mille metri. Considerata la difficoltà del percorso, che ho scoperto essere caratterizzato da un fondo non tanto corribile, con uno zaino da 30 litri sulle spalle, ho diviso la traversata in tre giorni e non più due.
Perché per godersela, senza affaticarsi troppo, è meglio, se possibile, già partire il venerdì sera, anche col buio, per affrontare i primi chilometri che portano da Castelpoggio al rifugio Carrara. È un tratto necessario ma che non dice nulla dal punto di vista panoramico, se non quando si arriva al rifugio, da dove si ammirar tutta la costa versiliana e il golfo delle Cinque Terre; meglio ancora se al tramonto, quindi! Questi pochi chilometri - poco più di 6 - non fanno altro che mettere parecchio dislivello nelle gambe e aumentare la sudorazione: per quanto si sia sempre coperti dalla boscaglia, si è sotto i mille metri, l'aria è calda e molto umida...
Il secondo giorno, partiti dal Carrara, si può raggiungere per pranzo il rifugio Orto di Donna e quindi, dopo un sano riposo digestivo, ripartire per arrivare a cena al rifugio Puliti. Il terzo giorno è bene partire preso al mattino, per pranzare, anche con un certo anticipo rispetto agli orari, al rifugio del Freo e ripartire il prima possibile per essere entro le 17 a Stazzema e fare così in tempo a prendere l'ultimo bus che porta a Marina di Pietrasanta per risalire sul treno per Carrara (dove magari avete lasciato la macchina). Se volete farla in due giorni, partendo sempre da Castelpoggio, farete tappa notturna comunque al Puliti, ma non pensate di riposarvi troppo dopo pranzo al rifugio Orto di Donna, altrimenti potreste arrivare col buio e in quel caso occorre avvisare il custode.
DIARIO ON THE TRACK
Primo giorno
DA CASTELPOGGIO (536 m) AL RIFUGIO CAI CARRARA (1.318 m)
Lunghezza: 7 km
Dislivello in salita: 800 m
Difficoltà: E (l’itinerario non presenta difficoltà tecniche, c'è molto dislivello in pochi chilometri ma si possono fare correndo)
(Possibilità di cena, pernottamento, prima colazione al rifugio)
Sono arrivato a Carrara in treno e dalla stazione ho poi preso il bus che porta al piazzale dell'Ospedale, da dove partono i bus che fanno le tratte per arrivare ai piccoli borghi di montagna.
Si deve imboccare il sentiero con segnavia CAI 185 che parte dalla piazza Primo Ricci e, su un sentiero singletrack dal fondo privo di difficoltà tecniche, che attraversa boschi di castagno, di leccio e di carpino, in poco tempo si raggiunge il Valico della Gabellaccia, a 892 m, che è antico punto di confine tra Granducato di Toscana e Stati Estensi. Bisogna poi attraversare una strada asfalta per riprendere il sentiero che raggiunge la località Acqua Sparta, a Campocecina, dove in un ampio parcheggio in zona camping termina anche la strada carrozzabile. Uno stradello accanto alle fontane porta in pochi minuti al Rifugio CAI Carrara (1.318 m). Se si è deciso di pernottare in tenda, poche centinaia di metro dopo il rifugio c'è la piana di Campocecina e la pineta.
Secondo giorno
DAL RIFUGIO CAI CARRARA (1.318 m) AL RIFUGIO ORTO DI DONNA (1.503 m)
Lunghezza: 12 km
Dislivello: 700 m in salita - 680 in discesa
Difficoltà: EE (l’itinerario presenta alcuni tratti esposti e attrezzati e il percorso attraversa pietraie, i tratti corribili sono pochi)
possibilità di pranzo presso il rifugio Orto di Donna
La notte è passata tranquilla, le primi luci dell'alba non mi hanno sorpreso. La temperatura ottimale ha evitato accumulo di umidità sulle pareti interne della mia Sintesi 1, così non ho perso tempo a farla asciugare, ho impacchettato tutto e sono tornato indietro sul sentiero, alle fontane di Acquasparta, per riempire le 4 borracce e portarmi dietro due litri di acqua. Veloce colazione a base di barrette e sono ritornato alla piana di Campocecina, andando a prendere il sentiero 173, un singletrack che attraversa il bosco piacevolmente illuminato dalla luci filtranti del sole basso, fino ad arrivare presto alla Foce di Pianza, dalla quale si ha una veduta sui sottostanti bacini marmiferi; da qui in poi il fondo del sentiero si fa roccioso e impervio, occorre aggirare il bacino marmifero fino a raggiungere il singletrack sull'altra sponda, sentiero compatto in terra ma nascosto dall'erba alta, che non permette di correre sicuri e che in alcuni punti è anche attrezzato con corda. Il percorso gira intorno al Monte Sagro, fino alla Foce del Fanaletto. Inizia poi un saliscendi - a volte attrezzato - in un singletrack sconnesso che attraversa il bosco ed è interrotto da pietraie. Si passa a Foce Pollaro, Foce di Vinca, Foce di Navola e si arriva a Foce Rasori, da dove si inizia a salire faticosamente lungo il sentiero 186 verso la Finestra del Grondilice, Ogni tanto non è male fermarsi e guardarsi alle spalle, verso il mare... Ci ho messo quasi un’ora per fare questo chilometro che mi ha portato alla Finestra! Poi si inizia a scendere verso il Rifugio, ben visibile a valle, su un singletrack pietroso, sconnesso e spesso coperto di foglie, dove è facile scivolare, correndo, se non si fa molta attenzione. Sull'altro versante della vallata, c'è il Monte Pisanino, uno dei più alti della zona.
DAL RIFUGIO ORTO DI DONNA (1.503 m) AL RIFUGIO CAI PULITI (1.013 m)
Lunghezza: 12 km
Dislivello: 1.300 m in salita -1.600 in discesa
Difficoltà: EE (l’itinerario presenta alcuni tratti esposti ma non tanto da essere attrezzati e il fondo è spesso costituito da pietraie)
possibilità di cena, pernottamento, prima colazione al rifugio Puliti
Arrivato al rifugio avrei potuto pranzare, ma ho deciso che era meglio alleggerire lo zaino del peso di un po’ di viveri, così ho riscaldato l’acqua e preparato una doppia porzione di noodles, ma ho approfittato del bar per farmi un paio di birre e di una sdraio per una piacevole siesta. Poi, dopo un caffè, mi sono rimesso in marcia: a pochi metri dal rifugio si prende il sentiero CAI 179 che attraversa obliquamente il ripido versante settentrionale del Monte Contrario per raggiungere Foce di Cardeto, per poi proseguire fino alla strada marmifera che sale al Passo della Focolaccia, un valico che adesso non esiste più, mangiato dalla cava... Occorre passare nella cava (sono stati approntati alcuni segnali ben visibili e un passaggio pedonale) per arrivare a prendere il sentiero CAI 148 che percorre la lunga, pietrosa e poco corribile Cresta della Tambura, molto panoramica.
Scendere poi al passo Tambura non è più facile della salita... è il punto di valico della settecentesca Via Vandelli, mirabile opera ingegneristica che collegava Modena con Massa. Scendendo per la Via Vandelli - sentiero CAI 35, si va verso la valle di Arnetola, avvicinandosi sempre di più alle cave attive dalle quali salgono i forti rumori dell'attività estrattiva. In lontananza, verso nord, si vede il bacino idrico di Vagli che nasconde nelle sue profondità un borgo sommerso. Seguendo il sentiero si attraversa la strada marmifera le cui sabbie impolverano le scarpe... Pochi metri dopo avere oltrepassato la cava, sulla destra, si prende il sentiero, da dove si raggiunge una bella mulattiera, ancora ben conservata, che fu costruita dai tedeschi nella seconda guerra mondiale. Tornante dopo tornante, in pochi chilometri si superano 400 metri di dislivello, raggiungendo Passo Sella, crocevia di diversi sentieri, e da qui si scende per una larga e corribile strada marmifera fino al paese di Arni, dove si trova il Rifugio CAI Puliti. Ho piazzato la tenda sul terrazzamento predisposto poco sotto il rifugio e, dopo aver preparato la polenta e mangiato qualche biscotto, ho cercato di addormentarmi tra le voci dei bambini che giocavano per strada, poche decine di metri più sotto, in paese.
Scendere poi al passo Tambura non è più facile della salita... è il punto di valico della settecentesca Via Vandelli, mirabile opera ingegneristica che collegava Modena con Massa. Scendendo per la Via Vandelli - sentiero CAI 35, si va verso la valle di Arnetola, avvicinandosi sempre di più alle cave attive dalle quali salgono i forti rumori dell'attività estrattiva. In lontananza, verso nord, si vede il bacino idrico di Vagli che nasconde nelle sue profondità un borgo sommerso. Seguendo il sentiero si attraversa la strada marmifera le cui sabbie impolverano le scarpe... Pochi metri dopo avere oltrepassato la cava, sulla destra, si prende il sentiero, da dove si raggiunge una bella mulattiera, ancora ben conservata, che fu costruita dai tedeschi nella seconda guerra mondiale. Tornante dopo tornante, in pochi chilometri si superano 400 metri di dislivello, raggiungendo Passo Sella, crocevia di diversi sentieri, e da qui si scende per una larga e corribile strada marmifera fino al paese di Arni, dove si trova il Rifugio CAI Puliti. Ho piazzato la tenda sul terrazzamento predisposto poco sotto il rifugio e, dopo aver preparato la polenta e mangiato qualche biscotto, ho cercato di addormentarmi tra le voci dei bambini che giocavano per strada, poche decine di metri più sotto, in paese.
Terzo giorno
DAL RIFUGIO CAI PULITI (1.013 m) AL RIFUGIO CAI DEL FREO (1.180 m)
Lunghezza 18 km
Dislivello: 400 m in salita - 300 m in discesa
Difficoltà: E (itinerario molto facile e molto corribile)
possibilità di pranzo presso il rifugio CAI Del Freo
Sveglia presto, mi sono preparato un porzione di noodles per colazione e ho aspettato che il custode del rifugio preparasse il caffè, prima di ripartire. Il sentiero CAI 31 è proprio dietro il rifugio, porta all'edicola della Madonna del Cavatore; scende poco visibile, un po’ perché ricoperto dalla vegetazione, un po’ perché segnato male, fino alla cava che si trova sull'altro lato della strada asfaltata, da dove si riprende a salire duramente immersi nel bosco, fin sotto al Monte Altissimo. Successivamente si svolta a sinistra su una via marmifera che diventa anche asfaltata, per poi tornare su un single-track sul lato sinistro della strada, il sentiero CAI 141, che passa in mezzo al bosco in una valle umida che inizia presso il Colle del Cipollaio, dove occorre farsi strada sul singletrack corribile immerso nella ricca vegetazione (con tante ragnatele!). Si prosegue verso il Monte Corchia, passando per il Passo del Fordazzani e fino al Passo Croce. A Fociomboli si prende una strada asfaltata che dopo qualche centinaio di metri diventa mulattiera in salita, per poi trovare, sulla sinistra, il segnale che porta a immettersi sul sentiero CAI 129. Attraverso una bellissima faggeta si scende al Rifugio CAI del Freo, dove ho pranzato e mi sono rifornito di acqua: è mezzogiorno e dovrò proseguire su un percorso scoperto nel pomeriggio assolato...
DAL RIFUGIO CAI DEL FREO (1.180 m) a STAZZEMA (450 m)
Lunghezza: 13 km
Dislivello: 720 m in salita - 950 m in discesa
Difficoltà: E (l’itinerario presenta un tratto esposto dal Callare alla vetta della Pania della Croce, il sentiero è spesso su pietraie)
Dopo una breve sosta, si prende il sentiero CAI 126 che sale da Mosceta al Callare della Pania. Il dislivello non è poco… con il sole che picchia forte. È faticoso, ma la vista intorno è appagante. Dal sentiero, volendo, si può raggiungere, con una breve e impervia deviazione, la croce sulla vetta. Altrimenti si scende verso la Focetta del Puntone, per ricongiungersi al sentiero CAI 7: andando a sinistra si può raggiungere il pochi minuti il Rifugio Rossi; a destra si scende a zig zag fino alla Foce di Valli, altro punto panoramico dove sostare un po’ a contemplare la natura. Si prosegue poi sul sentiero 110 per raggiungere il Passo dell'Arco da dove ammirare lo spettacolare Monte Forato e si scende repentinamente fino a Foce di Petrosciana. Da qui si inizia una lunga e piacevolmente corribile discesa sul sentiero CAI 6 che porta fino a Stazzema. Un autobus che porta a Marina di Pietrasanta o , se lo si è perso, si può scendere altri 3 chilometri fino a Ponte Stazzemese, dove c'è un’altra fermata dell'autobus o un hotel dove pernottare se non si è fatto in tempo a prendere l'ultima corsa per il mare...
Il periodo migliore per effettuare la traversata è da metà maggio in poi, per essere sicuri di non trovare neve. Gran parte del percorso è esposto al sole, quindi occorre crema protettiva se si è sensibili.
Per le previsioni meteo fare riferimento alla stazione di Careggine, che è sul versante settentrionale della catena, quello più fresco
Per Informazioni dettagliate sui sentieri, tracce gps, rifugi: http://www.alpiapuane.it/
Attrezzatura Consigliata
Considerando la volontà di voler essere il più autosufficienti possibili, e quindi di non usufruire dei rifugi per il pernotto, può bastare uno zaino da 30 L per portare una tenda monoposto ed un sacco letto con zona comfort intorno ai 13°, nel periodo estivo , anche considerando il fatto che i rifugi non sono in alta quota, le temperature non sono basse, anche all'interno di una tenda 3stagioni. Col bel tempo, può risultare anche inutile.
Quello che è più importante, è la riserva idrica, specialmente se volete farvi da mangiare da soli: in una giornata, si possono consumare anche 5litri di acqua. Quindi si consiglia un contenitore idrico da 2L ed anche un paio di borracce/softflask da 50cl.
Attrezzatura Usata
Zaino Ultimate Direction Fastpack 30
Tenda Ferrino Sintesi 1
GPS Garmin Dakota 20 con 4 pile Panasosic Enelop
Sacco letto Sol Escape Bivvy Bag
Materassino Camp Essential Mat
Scarpe Salomon Fellraiser
Pantaloncini Salomon Agile e Salomon Trail
Magliette Salomon Agile TrailRunner
Giacca e pantalone antipioggia LaSportiva Hail
Gilet Antivento Ferrino X-Track
Pentolino Evernew Titanium
Pentolino a Gas
Scorta alimentare: Noodle vegetariani Buitoni, Biscotti Energetici Ugolini Yukon 400,
Scorta idrica 2 litri
Posti da visitare:
Vagli di sopra, situato sul lago omonimo, dal quale si può risalire fino al passo della Tambura e ritornare al punto di partenza percorrendo la Via Vandelli.
Fornovolasco, piccolo borgo dal quale da anni parte la Skyrace delle Apuane, percorso che sale sul gruppo della Pania, per informazioni http://skyrace.jimdo.com/
Gorfigliano, piccolo borgo dal quale parte il Trail delle Apuane, che porta a percorrere la cresta del Tambura http://www.traildelleapuane.com/
RIFUGI E BIVACCHI
I seguenti rifugi sono quelli che si possono visitare lungo la traversata:
Rifugio C.A.I. "Carrara"
fa parte della zona del Gruppo del Monte Sagro, situato a 1320mt slv, dotato di 36 posti letto, ed è aperto tutto l'anno.
Sono presenti fontane nelle vicinanze
Contatti
Gestore Gianni Scaffardi,
Telefono: 0585 841972.
E-mail: IMMOFI03@IMMOFINTOSCOLIGURESRL.191.it
Rifugio "Orto di Donna"
fa parte della zona del Gruppo del Monte Pisanino, situato a 1503mt slv, dotato di 40 posti letto (camere singole o da 6, 8, 16 posti letto).
è aperto in questi giorni:
ultimo weekend di maggio, solo nei weekend di giugno, poi tutti i giorni dal dal 27 giugno al 30 agosto, poi solo nei weekend di settembre e primo weekend di ottobre.
Poche centinaia di metri dal rifugio, deviando di una decina di metri dal sentiero 179, è presente il Bivacco K2, sempre aperto.
Privo di fontane d'acqua
Contatti
Telefono: 347 3663542 (Stefania)
Mail: info@rifugialpiapuane.it
http://www.rifugialpiapuane.it/
Rifugio C.A.I. "Nello Conti"
fa parte della zona del Gruppo del Monte Tambura, a 1442mt slv, dotato di 24 posti letto
Apertura primaverile: dal 21 Marzo fine settimana e festività
・ Apertura estiva: tutti i giorni dal 15 Giugno al 15 Settembre
・ Apertura autunnale: nei fine settimana fino al 3 Novembre
・ Apertura Invernale: fine settimana e festività di Dicembre fino al 6 Gennaio.
Dotato di bivacco invernale, aperto solo quando il rifugio è chiuso
Contatti
Mail - info@rifugionelloconti.it
Telefono : 328.9356219 Martino - 333.8231582 Carla.
Rifugio C.A.I. "Adelmo Puliti"
situato presso il borgo di Arni, a 1015mt slv, è dotato di 12 posti letto e piazzole per la tenda
sono presenti fontane di acqua
Il rifugio è aperto tutte le domeniche, anche in inverno salvo pioggia o neve
Contatti
telefono cellulare 334 9889306 ;
abitazione 0584 745868.
Rifugio C.A.I. "Del Freo"
fa parte della zona del Gruppo delle Panie, situato a 1180mt slv, dotato di 48 posti letto
in camerette e camerate con bagni e docce in comune.
Sono presenti fontane nelle vicinanze
E' aperto da giugno a settembre, e nei fine settimana
Contatti:
Dal 15 Giugno al 15 Settembre + Sabato e Domenica nel resto dell'anno
0584 - 778007
Recapiti invernali:
Francesca Ottanelli 331 2952106
Stefano Frasca 333 7343419
Mail info@rifugiodelfreo.it