Ieri
ho affrontato la Ronda Ghibellina, un trail in erra Toscana, con
partenza da Castiglione Fiorentino, 43km con Dislivello di 2200mt.
Percorso duro, dal fondo tipico della montagna toscana (il picco di
altitudine è sugli 800mt) , tratturi, strade bianche sassose,
morbidi singletrack sottobosco ricoperti di foglie, discese rocciose,
tecnicamente difficili da percorrere anche a passo di camminata, dove
io invece mi esalto, correndo e saltando, divertendomi, negli occhi
increduli degli altri concorrenti, vedendo ai miei piedi le
Fivefingers: per me non è niente di speciale, scendo giù così
anche con le scarpe normali, meglio comunque se con poca suola,
sensibili; non sono un grande corridore, ma un grande
discesista-acrobatico, se le gare fossero fatte solo di questo tipo
di fondo, sarei tra i toprunner!
Non è
stata poi una grande prestazione: era dall'Abbots Way dello scorso
anno, dove feci 65km+60km, che non riuscivo a finire una gara sopra i
40km, per vari infortuni che mi bloccavano dopo un certo livello di
fatica accumulata, o mi impedivano proprio di correre e allenarmi.
E
quando ho deciso di partecipare alla Ronda, sapevo di non avere 43km
nella gambe; di questo periodo, a questo livello di preparazione, ho
nella gambe max 25km per un tempo di 3h. Dopodiché le gambe mollano.
Comunque
ho deciso di fare la gara sulla distanza dei 43km, e non dei 27km,
per sfatare questo tabù dei km, e soprattutto vedere come mi sarei
ritrovato dopo questa distanza percorsa con le Five Fingers Trek ai
piedi.
Sono partito con equipaggiamento minimalista: il tempo prometteva tabilità, non occorreva portarsi dietro zaino con giacca di riserva, quindi mi sono protato dietro solo il cinturino porta barrette e una borraccia a mano della Nathan da 50cl, riserva idrica minima per regolamento. Ho indossato anche un paio di calzettoni delle Kipsta modificati stile calza compressiva, giusto per tenermi un po più caldo.
Ho corso bene i primi 28km, poi sono un po calato di gambe, ha
iniziato a farsi sentire la stanchezza; alla quale si è aggiunta poi
uno stato di impotenza/colpa in seguito ad una telefonata che mi
informava sulla salute di un familiare... C'è stato un momento in
cui mi sarei voluto ritirare, ma tanto, ho detto, ad aspettare ad un
ristoro per poi farmi riportare con un mezzo già, ci avrei messo lo
stesso tempo che finendola, per cui, seppur lentamente, ho proseguito
fino alla fine. Ci ho messo più tempo a fare gli ultimi 13km che i
precedenti 30!!! Ho avuto problemi di crampi ai quadricipiti, ai
polpacci, e i piedi hanno sofferto la stanchezza, quella stesso tipo
di stanchezza che avevo provato la prima volta che avevo percorso
40km con scarpe normali.
All'arrivo,
in palestra, mi son tolto le 5F, mostrando i piedi a chi credeva che
sarebbero stati devastati, e invece non erano ne gonfi, ne tumefatti,
senza vesciche, anzi , sembravano abbastanza freschi. Nonostante
abbia avuto problemi con le Trek: hanno il problema di non vestire in
maniera aderente e supportiva, nella corsa in montagna tendono a
spostarsi sotto il tallone durante movimenti i trasversali, e questo,
pur avendo “riempito” lo scafo indossando i calzini della
Injinji. Mettendoci poi il fatto che quelle che indossavo avevano un
anno di età e un bel chilometraggio, non mi meraviglio poi che la
tomaia abbia ceduto in più punti, tant'è che adesso dovrò
buttarle via... Queste rotture hanno reso la tomaia meno supportiva
di quello che è (l'allacciatura a strap delle Trek è meno fasciante
di quella coi lacci delle Sprint..) , e ha inciso molto
sull'appoggio, soprattutto nelle odiose discese a lieve pendenza,
tipiche delle strade bianche, dove le dita dei piedi andavano a
spingere sulle estremità della calzatura, e la sinistra, quella
rotta, mi procurava un bel po di sofferenza, in quei tratti...
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