mercoledì 26 dicembre 2012

Salomon Sense Mantra

Salomon Sense Mantra

Appoggio Neutro
Peso: 275gr
Differenziale: tallone 21mm, avampiede 15mm

Categoria:  New Balance MT1010, Saucony Peregrine 3, Brooks PureGrit 2,  Inov-8 Rolite 295, Adidas Adizerto XT4, Asics FujiTrainer , Montrail Rogue Racer,  TNF Hyper Track, La Sportiva Helios

Comfort 3/5
La struttura Endofit della tomaia crea una sorta di calzino  - che include anche una linguetta poco imbottita - che avvolge l'avampiede, mentre le due placche laterali assicurano una presa ben salda, grazie anche al classico sistema di chiusura Quick Lace della Salomon. Buona l'imbottitura al collarino, curato il rivestimento interno. Il bordo posteriore del collarino ha una diversa conformazione rispetto ai classici modelli Salomon, con il pregio di vestire saldamente a contatto col tendine senza  creare alcuna pressione od impedimento al movimento. L'intera tomaia è alta e avvolngete sul piede, ma ha un profilo di poco più basso rispetto ai modelli all-mountain Salomon; anche il reparto avampiede è meno chiuso intorno alle dita. 

Alcuni tester hanno sofferto una certa  pressione sul pollice nella parte interna della scarpa, alla giunzione del primo osso metatarsale, dove si alza il layer di rivestimento , già al momento della calzata; pressione che ha dato fastidio durante il movimento, per poi sparire col passare dei km, vuoi per una questione di abitudine percettiva, vuoi per una questione di adattamento del tessuto. 

Traspirazione 4/5
Il tessuto della tomaia del “calzino” è morbido e fine, traforato, non presenta abbondanti imbottiture, e i rivestimenti protettivi laterali, non troppo estesi,  lasciano respirare bene il piede, e permettono un buon drenaggio dell'umidità,








Protezione 4/5
Il tessuto che forma il puntale è ampio e rivestito con placche separate di TPU
Nell'intersuola è inserito il ProFeel Film in TPU, il piede non soffre le asperità del terreno. La calzata alta e fasciante impedisce l'entrata di detriti all'interno.

Peso 4/5
La scarpa veste in modo leggero il piede, sembra ancor più leggera rispetto a quanto dichiarato

Ammortizzazione  2/5
La gomma LT Musicale Eva  va in comprensione in fase di appoggio, qualora si poggiasse di  tallone, ma non si può dire che sia un atterraggio morbido: la Mantra, col suo basso differenziale tacco-punta, è progettata per favorire un appoggio di tipo mediale, non tanto di tallone. 

Stabilità 4/5
Per quanto meno imbottita rispetto ad altre Salomon, e con una soletta di tipo più tradizionale, la Mantra garantisce la stessa sensazione di compattezza introno al piede, e non si scompone mai in qualsiasi tipo di situazione. La parte mediale dell'intersuola è ben rigida in senso trasversale, e la presenza dell'OS tendon nell'intersuola supporta l'azione della spinta del piede, 
favorendo un immediato rilancio del passo, ma rende questa scarpa poco flessibile  nella parte mediale, quando "copiare" il terreno aiuterebbe negli atterraggi più difficili, soprattutto in discesa. 

Grip 3/5
Tasselli triangolari, non molto ampi e non molto profondi, ma ben diffusi, permettono un ampia superficie di appoggio, che favorisce il grip anche su fondi bagnati, purché duri o ben compatti, mentre risulta un po più problematica su terreni fangosi, se molto bagnati, dove si soffre l'assenza di tasselli più profondi che garantirebbero più stabilità, soprattutto trasversale, e si verifica un leggero effetto ventosa al tallone durante lo stacco, che può infastidire. Critica la tenuta laterale durante la corsa su pendii con fondo di erba o terriccio bagnato.

Conclusione
Una scarpa ben fatta, che si inserisce in quella tipologia di modelli vicini al  "minimalismo", 
senza rinunciare al comfort e alla protezione del piede, grazie ad un differenziale basso che favorisce atleti con corsa efficiente (non poggiata di tallone) e veloce, ed una spianta potente, per esprimersi al meglio sulla breve distanza, al massimo sulla maratona. La poca flessibilità mediale, tuttavia,  non la rende adatta a chi - il barbaforte spinto - ha un passo molto poggiato sull'avampiede, anche a ritmi bassi.


domenica 23 dicembre 2012

Vasque Transistor - Recensione

Vasque Transistor - Recensione Review


Vasque Transistor


La  Transistor da poco non è più in catalogo Vasque, e la cui erede è la Vasque Pendulum , ma presenta quegli artifici tecnologici che sono adottati anche dagli altri modelli di questo Brand da noi poco conosciuto.


Vasque Transistor
Vasque Transistor - Sole


Con un intersuola alta 23mm al tallone e 13mm all'avampiede, questa scarpa presenta un assetto votato alla stabilità, riesce a trasmette la sensazione di stare -come dicono oltreoceano - “low to the ground”, bassi al suolo.



Questa propensione alla stabilità – che non significa, in questo caso, di “supporto” alla pronazione-  è garantita  dalla costituzione dell'intersuola,  in gomma molto consistente , quasi rigida, che  protegge il piede dalle asperità del fondo, non tanto “ammortizzando” gli urti, quanto “contrapponendosi” a questi.
La funzione di ammortizzazione a protezione del tallone dagli shock da impatto è effettuata da un sistema “meccanico” posto all'interno dell'intersuola, nella zona del tallone,  che assorbe la caduta del peso corporeo  al momento dell'appoggio.




E' un sistema calibrato, entra in funzione solo durante gli impatti energici che si hanno durante la corsa;  niente a che vedere con  quel tipo di ammortizzazione “accomodante” offerto da scarpe gommate, di cui si sentono i piacevoli effetti anche solamente stando in piedi.
Nella zona dell'avampiede , nella parte superiore dell'intersuola, è situato, in maniera trasversale e obliqua, un inserto di gomma  morbida che assorbe l'impatto in appoggio del piede, seguendo  la linea di flessione dei metatarsi, creando così una zona a maggior flessibilità che aiuta il piede nella transizione appoggio-stacco propulsivo.
Un altro inserto di gomma a minore densità è posta al tallone, giusto per assorbire il primo impatto in fase d'appoggio e non perturbare la struttura del resto dell'intersuola.
Altra particolarità dell'intersuola è che sporge rispetto alla tomaia, nella parte dell'avampiede, andando così a svolgere una funzione di “paraurti” contro gli ostacoli che si possono incontrare, soprattutto durante le discese.
Nonostante questo evidente sporgere , la pianta della Transistor non risulta essere più larga rispetto a quella di altre scarpe, né tanto meno la tomaia risulta essere stretta e scomoda: è infatti confortevole, ma non tanto nel senso di riuscire a coccolare il piede attraverso l'uso di imbottiture morbide e avvolgenti, quanto nel cercare di farsi sentire il meno possibile. La tomaia è molto fine, leggera e ben conformata all'avampiede, la curvatura in corrispondenza dell'alluce non è accentuata,  il puntale non tocca in alcun modo le dita , o il dorso del piede;   il mesh usato è quasi ruvido al tatto, resistente, ma non rigido;  le imbottiture della linguetta, nella zona del collarino e della talloniera, sono minime, “compatte”. Il piede respira bene.


L'interno  della scarpa è contraddistinto dalla mancanza di soletta: il piede poggia su uno strato  di spugna molto densa, integrata alla tomaia, e che ricopre l'intersuola,  seguendone la superficie di sezione dalla forma concava, e un profilo ondulato, ergonomico, il cosiddetto “Wave Form”, che segue la naturale conformazione del piede, e ne supporta , dove necessario, l'appoggio.  La conchiglia al tallone ha una estensione ridotta in altezza, ed è molto flessibile, non disturba i tendini durante il passo. Il collarino chiude alto sul collo del piede, ma non tanto da infastidire il movimento.
Gli inserti sintetici rinforzano la struttura della tomaia, e quelli in gomma seguono il perimetro basso della scarpa e si connettono al sistema di allacciatura, di tipo classico. Tutte queste caratteristiche della tomaia permettono una tenuta salda del piede senza bisogno di stringere troppo l'allacciatura.
La stabilità di questa scarpa è confermata anche nell'uso: la suola presenta tasselli multidirezionali lungo tutto il perimetro, alti 3mm, ben distanziati tra loro, e una parte centrale con ampia superficie di appoggio; al tallone, in corrispondenza del crashpad, la suola è segmentata con profilo frenante, per garantire grip in fase di appoggio su terreni morbidi e umidi;
Il comparto suola-intersuola ha un comportamento affidabile, per niente gommoso, e soprattutto vantaggioso per il passo nelle discese su superfici compatte e su strade bianche. La placca protettiva nella zona dell'arcata è efficace anche come supporto della rullata, la Transistor è una scarpa che , grazie anche al suo peso di soli 306gr, favorisce un passo veloce e agile su tutte le superfici asciutte, temendo solo lastricato bagnato  e il fango molto liquido quando crea un sottile strato su superfici dure. Evitare le superfici ghiacciate. Adatta a corridori agili e veloci , per percorrere medie-lunghe distanze, preferibilmente per esprimersi al meglio su percorsi molto corribili.

Ammortizzazione   3
Stabilità 5
Protezione 3
Comfort 3
Grip 3
Peso 3
Traspirabilità 3





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venerdì 21 dicembre 2012

New Balance MT810


New Balance MT810 - Recensione

La New Balance MT810 è una scarpa da trail molto pesante , circa 387gr per taglia 44, pensata per corridori che impattano al terreno col tallone: il reparto suola-intersuola, in zona tallone, è alto 40mm, mentre nella zona dell'avampiede è alta 23mm; il differenziale di 1,7mm si addice quindi a quei corridori che, poggiando di tallone, hanno bisogno di un tallone dalle elevate capacità di assorbimento degli urti e di ammortizzazione– garantite dal sistema N-Ergy -e di sostegno per la rullata, cosa che la scarpa asseconda bene grazie alla mescola dell'intersuola, molto elastica, e alla presenza dello Stability Shank, ovvero di una parte della suola che, proprio nella zona dell'arco plantare, va ad inserirsi a sostegno dell'intersuola, funzionando come una leva che sospinge il piede durante la rullata.



Un intersuola molto elastica nella zona avampiede, di pianta molto larga, permette poi un comodo slancio. Da notare poi che nella zona del tallone è presente un inserto di poliuretano, dove dei “cuscini” contrapposti, in senso verticale, operano un ulteriore azione ammortizzante, rendendo la scarpa ancor più morbida e ammortizzante nella parte esterna; questa “morbidezza”, questo scompenso di rigidità – se confrontato con la parte interna del tallone – fa si che il tallone riesca a bilanciare/controllare un appoggio di tipo pronante.


A funzione di controllo dell'appoggio è stato anche aggiunto, nella parte esterna della talloniera - un sistema di allacciamento col quale poter stringere ancor di più la calzata , resa comoda da un abbondante imbottitura che avvolge una conchiglia molto rigida. La tomaia ha un profilo alto e molto fasciante, e gli inserti in pelle sintetica la irrigidiscono e fungono a mo' di esoscheletro garantendo molto sostengo al piede. Il sistema di allacciatura alterna occhielli e asole passa lacci, e nella zona del collarino sono presenti diversi occhielli offrendo un ampia modulazione per la stretta del nodo. La linguetta e molto fine, composta da un tessuto spugnoso che presenta ampi fori di areazione, ma purtroppo, per tutta la sua lunghezza, non è saldata alla tomaia, e questo non protegge il piede dall'eventuale infiltrazione di detriti.



Il mesh usato per la tomaia è molto traspirante e anche abbastanza resistente alle abrasioni, e il puntale offre molta protezione contro gli urti ma può risultare fastidioso, soprattutto durante le discese, a causa della forma, che va a chiudere sulla parte esterna dell'alluce , che si trova un po chiuso, mentre le altre dita non sono sottoposte ad alcun tipo di pressione.

La suola presenta un battistrada dal disegno molto aggressivo, con tasselli a forma di freccia, che , al tallone, presentano un profilo dal verso contrapposto rispetto a quelli all'vampiede, che favoriscono in fase di appoggio e offrono maggior grip durante le discese. Questa scarpa non teme i fondi morbidi bagnati, e nemmeno il fango: i tasselli sono ben distanziati tra loro, e questo permette un buon rilascio del fango.

Una scarpa che offre un buon livello di ammortizzazione e comfort al piede, che poggia anche su un a soletta in Eva molto spugnosa e dallo spessore di ben 0,6mm!!!

Adatta a corridori pesanti, per affrontare fino a lunghe distanze ad andature lente.

Ammortizzazione 4/5

Stabilità 3/5

Protezione 3/5

Comfort 4/5

Grip 3/5

Peso 2/5

Traspirabilità 3/5

New Balance Minimus Trail MT20

New Balance Minimus Trail MT20 - Recensione



La NB MT 20 è un evoluzione del modello MT10, rispetto al quale ha guadagnato molto in leggerezza e in vestibilità, grazie ad una riprogettazione della tomaia, che oltre ad essere dotata di un mesh ancora più leggero, morbido e traspirante nella zona dell'avanpiede - dove è stato aggiunto anche uno strato in gomma di rivestimento del puntale, per proteggere le dita dei piedi - presenta dei rinforzi in materiale sintetico - non più in pelle - la cui sistemazione è stata ottimizzata per diminuirne la superficie ma aumentare allo stesso tempo l'efficienza della loro funzione a sostegno al piede. La scarpa ne ha guadagnato anche a livello estetico, perdendo quel suo aspetto rude, da fuoristrada, per assomigliare quasi ad una scarpa da pista. Il collarino adesso è più ampio, e la zona dell'avampiede ha perso la curvatura verso l'alto che caratterizzava la MT10; questo ha contribuito a modificare anche il tipo di appoggio del piede, migliorando l'efficienza dinamica del passo al momento della spinta, e la stabilità, soprattutto nei tratti in discesa. E anche grazie all'eliminazione dell'occhiello passa-lacci sul dorso dell'avanpiede, risulta più comoda, per quanto la scarpa vesta molto, troppo precisa. Consigliato quindi un mezzo numero più grande rispetto alla propria taglia.



Il reparto intersuola e suola della Vibram, è rimasto invariato, con un differenziale tra avampiede e tallone di soli 0,4cm;. Il grip è eccellente in qualsiasi situazione. I tasselli tondi e concavi sembrano agire come delle piccole ventose, la scarpa si aggrappa sulla superficie delle rocce bagnate, trasmette sicurezza anche nelle discese affrontate a passo veloce, stando comunque ben attenti a dove mettere i piedi perché il puntale non è il massimo contro gli urti. Da una scarpa minimalista, nata per trasmettere al piede tutte le sensazioni del fondo, e da calzare preferibilmente senza calzini, non si può pretendere certo protezione ..
Una scarpa ottima per introdursi – gradualmente - al mondo delle calzature minimaliste, adatta sia per camminare che per correre su tutte le superfici off-road ed anche indoor, per allenarsi su treadmill e per sviluppare la propriocettività; è adatta anche a chi soffre di leggera pronazione.


Ammortizzazione 0/5
Stabilità 4/5
Protezione 2/5
Comfort 2/5
Grip 5/5
Peso 5/5
Traspirabilità 5/5

lunedì 17 dicembre 2012

Treksta Evolution - Recensione / Review


La Treksta Evolution è una scarpa da trail progettata intorno al concetto 3D Nestfit: lo studio morfologico -statico e dinamico- di oltre 20000 piedi, ha portato a realizzare una scarpa dalla forma unica, ergonomica: il perimetro del puntale presenta una sagoma molto irregolare che segue la conformazione delle dita del piede, e, nella zona dell'alluce, non presenta la classica curvatura, ma si protende verso l'esterno.


La tomaia è costituita in un unico pezzo, e anche internamente presenta un rivestimento integrale. Gli inserti di materiale sintetico, sono posti nei punti di deformazione, non ostacolano le torsioni del piede durante il movimento e rafforzano la resistenza del mesh a usura e lacerazioni.

Il sistema di allacciamento segue l'andamento del collo del piede, e le asole passalacci – al posso dei classici occhielli - permettono di non creare punti di tensione; i bordi sono molto vicini, e questo permette di non tirare troppo i lacci per stringere la scarpa, che veste e sostiene il piede senza punti di tensione.
La soletta è costituita da tre diversi tipi di densità di Eva, per offrire il giusto livello di ammortizzazione e supporto.


La stessa attenzione ergonomica è stata applicata all'intersuola, composta di Eva Zero Gravity™ a densità variabile e dotata di un inserto in TPU al tallone per contrastare shock da impatto, e aumentare il supporto anti-torsione, a protezione della caviglia.

La Evolution, una volta indossata, si “forgia” intorno al piede, e proprio in conseguenza dei principi progettuali Nestfit, diventa -appunto- un Nido.



A contribuire al comfort offerto, non poteva mancare una suola che assicurasse un appoggio sicuro. La tecnologia Hyper Grips apporta elevate proprietà di resistenza all'abrasione e alla lacerazione ad una gomma elastica e dalle buone capacità di trazione; è dotata del sistema Icelock, un espediente che aumenta la trazione sul ghiaccio: microfilamenti con caratteristiche elettrostatiche sono posti nella mescola dei tasselli della suola, creando una superficie con tensione antiscivolo.



La Evolution non ha un profilo basso da scarpa racer, anzi, è più simile ad uno scarponcino: la tomaia è alta intorno alla caviglia, e questo può dar noia ad alcuni, come anche piacere ad altri, per proteggere e supportare la caviglia; la conchiglia al tallone è alta e rigida, il bordo superiore può farsi sentire, soprattutto in discesa, premendo contro il tendine, poco sopra il tallone. Dopo una quarantina di chilometri, questo effetto tende ad affievolirsi, fino a sparire.

La Treksta Evolution veste una mezza taglia più grande; ha una rullata molto fluida, l'intersuola filtra bene tutte le asperità del fondo: niente infastidisce il piede, che “galleggia” comodo nel suo nido, ben protetto dalla ingiurie, e rimane riposato anche dopo un lungo uso. Il comfort del puntale è eccezionale, le dita dei piedi sono ben alloggiate e protette. Il tallone ammortizza molto bene gli impatti e offre grande stabilità in appoggio.

Da notare il fatto che l'intersuola, all'avampiede , sporge sul lato esterno della pianta del piede: oltre a garantire un ottima tenuta sugli appoggi laterali, evita al piede di entrare a contatto con ostacoli, soprattutto nei tratti in discesa, dove può capitare di appoggiare il piede sull'esterno nei cambi di direzione.

Il grip, relativamente alla velocità di utilizzo che l'uso di questa scarpa pesante comporta (400gr taglia 44), è buono, anche su fondi bagnati e congelati ; in caso di fango, può capitare che la scarpa possa scivolare di tallone in fase di appoggio, ma quando l'avampiede prende contatto col fondo, la situazione torna sotto controllo.

Scarpa adatta a corridori pesanti con appoggio neutro che procedono gaudenti a ritmo lento.

Ammortizzazione 3/5

Stabilità 4/5

Protezione 3/5

Comfort 3/5

Grip 3/5

Peso 1/5

Traspirabilità 3/5


   
Treksta Evolution

Treksta Evolution



domenica 16 dicembre 2012

New Balance MT110 - Recensione



4mm: è la misura del differenziale tallone-avampiede, caratterizza la MT110 come scarpa “minimalista”, adatta ad un tipo di corsa stila barefoot. Ma questa scarpa gode anche dei benefici di una intersuola alta, 18mm al tallone, caratterizzata da un suola divisa in tre sezioni, composta da una gomma più rigida nell'avampiede e tallone, caratterizzata da tasselli molto aggressivi, dal profilo tagliato nel senso della corsa, in zona avampiede, nel verso contrario nella zone del tallone, per fornire maggior grip nella fase di spinta o grip frenante in appoggio di tallone; ottima la tenuta su terreni friabili e fangosi, e la stabilità in discesa L'impostazione del reparto intersuola-suola è più volto alla protezione per il piede, che all'ammortizzazione degli shock da impatto.
Nell'avampiede è anche inserita una placca protettiva contro le asperità del fondo, e la talloniera presenta un guscio di supporto in plastica, posto all'esterno della tomaia. Una scarpa molto convenzionale, nell'impostazione, adatta a chi vuole una scarpa dotata di una buona capacità ammortizzante e protettiva, e i benefici di un differenziale basso che permette maggiore stabilità e minor stress alla caviglia, sottoposta ad un lavoro affaticante nella corsa off-road.
Quel che colpisce in questa scarpa è la tomaia, completamente costituita da un tessuto sintetico traforato,. Scelta inusuale per una scarpa moderna, soprattutto considerato che si tratta di una New Balance, che di solito adopera tessuti molto leggeri, quasi dei veli, per le sue scarpe di impostazione minimalista. Questo invece è molto “solido”, molto supportivo, il che può essere un fattore molto importante per l'uso su distanze “ultra”. L'interno è discretamente imbottito, tutto rivestito, discretamente traspirante, rende questa scarpa molto comoda anche nell'uso senza calzini.
Il sistema di allacciatura e a classici occhielli, con lacci a sezione differenziata, che garantisce una miglior tenuta dell'allacciatura.


Ammortizzazione 2/5
Stabilità 3/5
Protezione 3/5
Comfort 4/5
Grip 3/5
Peso 3/5
Traspirabilità 3/5

sabato 15 dicembre 2012

Salomon Fellcross - Recensione






Salomon Fellcross è una scarpa sviluppata per permettere all'atleta la performance miglior sui terreni più morbidi e scivolosi: molto leggera – 265gr circa per taglia UK 8 1/5 – senza per questo che abbia dovuto rinunciare all'altissima qualità dei materiali e agli standard costruttivi soliti del brand francese.
Costruita sullo chassis della Speedcross, ma un pelino più stretta di pianta, e più dritta nella forma della tomaia. Presenta un differenziale molto più basso: 4mm, con un'altezza al tallone di 20mm, contro un differenziale di 11mm e i 29mm al tallone della Speedcross.
Tuttavia queste misure non sono da intendersi come un impostazione “minimalista”della Fellcross: per quanto super-leggera, per quanto presenti un differenziale molto basso, questa scarpa è in tutto e per tutto una Salomon, ovvero una scarpa che protegge al massimo il piede, che lo avvolge in maniera salda, questo anche grazie alla presenza di una soletta Ortholite dotata di un appendice gommosa perimetrale – rimovibile – che funziona come una guarnizione tra piede e tomaia, formando un blocco unico scarpe-piede; è una scarpa che non cerca di trasmettere sensibilità del fondo,  “confidenza” col terreno, ma vuole “semplicemente” sottometterlo!
Quindi, misure minime, ma non una scarpa minimalista.
Piccole,  impercettibili differenze che determinano una diversa disposizione  della Fellcross rispetto anche agli altri modelli Salomon. Sia per quanto riguarda la destinazione d'uso, che il profilo dell'utente: atleta col piede di larghezza stretta/media,  molto veloce,  leggero, più agile che potente, che lascia andare le gambe in discesa, e quindi ha bisogno di una scarpa  che lascia libera la caviglia di lavorare nelle migliori condizioni possibili per affrontare gli stress da torsioni che si hanno su un fondo molto tecnico. Per ottenere questo è stato adottato il differenziale così basso che permette maggior controllo.
E per quanto riguarda l'uso non c'è da andar a cercar tanto lontano, se non altro che verificar il detto romano “Nomen Omen”: un nome, un destino. 



Fellcross:  tipologia di corsa off-road il cui fondo varia dalle pendici erbose, ai sentieri  di campagna fangosi,  fino alle creste rocciose. Gare di pochi chilometri, da correre a perdifiato.
E' su questi terreni che la Fellcross esprime la sua natura. I suoi piccoli tasselli a forma di chevron, alti 7mm, artigliano il fondo non compatto; la mescola del battistrada permette ai tasselli  una elevata flessibilità.  La loro dimensione e disposizione,  impedisce al fango di restare attaccato al battistrada, e le dimensione stretta della pianta permette al piede di poggiare e staccare  senza problemi di invischiamento col fondo -se fangoso - favorendo una corsa veloce e agile. E grande stabilità: prendete un argine del fiume, sotto la pioggia battente, con erba e terra bagnata, e iniziate a risalirlo seguendo una diagonale fino alla cima, poi svoltare e riscendere sempre in diagonale per virare poi di nuovo in risalita: per quanto in contro-pendenza su superficie scivolosa e instabile, non c'è momento in cui sentirete andare via il piede in fase di appoggio o in fase di spinta, persino nel momento del cambio di direzione, momento più critico della corsa.

La tomaia offre gran sostegno al piede, ed il puntale una protezione totale. Questa scarpa non offre la sensazione di comfort dovuta ad un alto livello di comodità, quanto uno stato di avvolgente protezione. La soletta trasmette al piede una sensazione di poggiare sul morbido, ma l'intersuola non ha la caratteristica di essere comodamente “assorbente”, quanto ha ottime doti di rebound, che permettono una corsa molto reattiva e istintiva. Il tessuto sintetico è idrorepellente, permette di evitare infiltrazioni di umidità in caso di fondo bagnato (ma se piove, l'acqua entra comunque dal collarino) e comunque consente una discreta traspirabilità. La linguetta è un tutt'uno con la tomaia e il sistema di allacciamento Quicklace  Salomon  - ovviamente - non cede mai la tenuta. La tolloniera e il collarino sono molto avvolgenti, forse un po troppo alta l'appendice a contatto col tendine. 



Una scarpa molto performante, adatta anche uscite sulla distanza dei 60-70km, ai piedi di corridori veloci ed efficienti che non necessitano di una scarpa ammortizzante.

Ammortizzazione  2/5
Stabilità 5/5
Protezione 5/5
Comfort 3/5
Grip 5/5
Peso 4/5
Traspirabilità 3/5

mercoledì 5 dicembre 2012

Inov-8 eX-Talon Vs New Balance MR00


Talon è l'artiglio di un rapace, e proprio su questa analogia si basa il nome della scarpa da trail Inov-8 X-Talon, la cui suola è contraddistinta da dei tasselli molto profondi e caratterizzata da un elevata capacità di grip.

Prendete un seghetto e potate quesi tasselli e otterrete così una scarpa con una suola da strada: come battezzarla? beh, EX-Talon...


 E' così che ho ricilato una scarpa la cui tomaia usurata mi impediva di usarla sui fondi off-road, per destinarla così ad un uso più tranquillo.
Ho ottenuto una scarpa minimalsita con un differenziale di 3mm  e con livello 1 di shock-zone.
Ho voluto confrontarla con la mia scarpa minimalista stradale preferita: le New Balance MR00.
Ottimo feeling al piede, in entrambe. Ma con qualche differenza non da poco.






Asportando i tasselli,  il peso della eX-Talon è sicuramente sceso di una ventina di grammi, per cui risulterebbe essere inferiore ai 180gr della MR00, ma è una differenza impercettibile.
I tre millimetri di differenziale delle eX-Talon non si percepiscono da fermo, la gomma molto morbida  - più spungosa di quella delle MR00 - va in compressione sotto il peso del corpo. Avevo sempre giudicato questa intersuola come quella che più di tutte riesce a trasmettere sensibilità del fondo al piede. Ma per quanto più morbida, l'inersuola viene "strutturata" dalla presenza  di una suola che si estende per tutta la sua lunghezza, e che grazie alla presenza della "fascia bend", la rende più "tesa" e reattiva. Questo lo si percecipsce ben durante la corsa.



E durante la corsa il feeling del passo è diverso: molto più racer per le eX-Talon, e questo anche grazie ad una tomaia più strutturata, grazie agli ovelayer lungo i lati ed un allacciatura tradizionale che stringono la scarpa sul piede, mentre la MR00 risulta pià "rilassata".  Per quanto la superficie della pianta sia la stessa, la forma dell'avampiede è molto differente: più lungo stretto e raccolto per la eX-Talon, più ampio quello della MR00.




Inoltre la tomaia della eX-Talon avvolge più in alto il collo del piede, mentre è identica l'altezza del collarino intorno alla caviglia, ed anche la talloniera, anche se la eXtalon garantisce una maggior tenuta.




Da notare anche che al tallone la superficie d'appoggio della eX-Talon è più ampia, e presenta uno sbalzo , assente sulla MR00.

Insomma, due scarpe assolutamente "barefoot", ma con un anima diversa: corsaiola le eX-Talon, passista le MR00.