Born to Run - Chris McDougall |
Fasciti, tendiniti, sindrome del
tibiale ... anni fa uno specialista ortopedico mi disse che se avessi
continuato a correre, tempo un mese massimo un anno, m'avrebbero
tolto i menischi... e addio corsa... ma io non mi volevo arrendere a questa triste prospettiva ,
da li a sei mesi volevo fare l'Abbots Way... ero da poco più di un
anno che avevo iniziato a correre, non avendo mai fatto nessuno sport
nella mia vita, obeso e con un passato di eccessi.. correre era la
cosa più semplice per cercare di tornare in salute; pensavo che per
correre non servisse talento o qualche tecnica speciale che ti
insegnano in qualche scuola, si prende un paio di scarpe da corsa e
via.. nemmeno sapevo di termini come pronazione, differenziale, eva,
wave... poverò me! Ma per quanto fossi una schiappa, mi ero
innamorato del correre, di correre sui sentieri... scoprire che si
chiamava trailrunning... La prospettiva di smettere di correre e di
tornare ad una vita sedentaria e a superare i 100kg non mi attraeva
proprio, e quindi non mi arresi alle parole dello “specialista”,
iniziai a informarmi, a scoprire appunto i fenomeni della pronazione,
i sistemi di controllo e ammortizzazione. Già correvo con le Nimbus
10, ma pensavo mi avrebbe fatto comodo qualcosa di più
ammortizzante, e trovai le Hoka Mafate, e quindi chi le vendeva in
Italia, un certo Vedilei di Krakatoasport (non sapevo niente della
sua biografia sportiva...) che di li a qualche giorno sarebbe passato
proprio dalla mia città, per partecipare ad una cena che si sarebbe
fatta nella sede della società podistica proprio a cento metri da
casa mia, alla quale fui invitato ad andare, e dove conobbi alcuni
ultramaratoneti come il Mammoli, il Papi, Accorsi, un certo Cudin, e
un tipo americano, alto e riccioluto, che mi fu presentato dal
presidente della società podistica come Giurecche (pronuncia nostra
dialettale del cognome Jurek... )
Ma in quei giorni di attesa che mi separavano da quelle super-ammortizzate che sembravano poter essere la soluzione al mio problema, mi capitò che le mie Nimbus, ormai rifinite, durante un uscita, sfregandomi sull'alluce (già correvo senza calzini) mi procurarono una vescica che mi rese impossibile continuare a correre, e persino a camminare, tanto sfregava sul piede. Così mi tolsi le scarpe, e cominciai a camminare a piedi nudi. Ero su un tratto di pista ciclabile, e faceva male battere il tallone. Decisi quindi di “abbreviare” la sofferenza correndo. E mi resi conto che più correvo veloce, meno soffrivo. E così corsi veloce come non avevo mai corso prima! Ma naturalmente , questo durò poco, non avevo il fisico per reggere tanto... e quindi dovetti rallentare.. e nel rallentare ecco che, per evitare il dolore del battere il tallone, il corpo – per la grande capacità di adattabilità tipica umana, spinta dalla volontà di non soffrire, la PAURA della sofferenza – iniziò a cambiare postura e tipo di passo. E fu così che mi resi conto che si poteva correre altrimenti. E da li mi attaccai su internet per cercare se esisteva una calzatura che mi permettesse di correre come a piede nudo, ma che permettesse di non bruciarsi la pelle della pianta del piede o farsi male sui senteri.... e fu così che conobbi le Fivefingers, che comprai immediatamente. Scoprii anche dei Tarahumara (e anche di Scott Jurek.. ), ma questi mi sembravano dei superuomini.
E fu così che in quel periodo mi ritrovai con un paio di Hoka Mafate e con un paio di Vibram Fivefingers. E non mi ci volle molto per capire quale era la soluzione al mio problema... Una volta acquisita una certa forma, successivamente si può poi passare all'uso di un certo tipo di scarpe , anche protettive, anche ammortizzanti , purchè con un differenziale basso, come giusto compromesso di fronte a certi tipi di percorsi e distanze. E ogni tanto fa bene anche fare qualcosa di poco “naturale”, correre persino col gel o col wave sotto il piede, per stimolare diversamente il piede, perchè l'abitudine, qualsiasi abitudine, è un brutto vizio!
Passò un mese ed anche un anno, due,tre, quattro... non mi ricordo quanto tempo è passato! Ho ancora i miei menischi, continuo a correre e a non soffrire alle ginocchia..
Questo grazie alla “paura”, all'istinto di sopravvivenza.
Che bello poi ritrovare questo concetto in Born To Run:
“Gli esseri umani sono progettati per correre senza scarpe” Alan Webb, matricola del college coi piedi piatti, che grazie ad un allenamento a piedi nudi, riusci a ri-formare l'arco del piede, a rafforzare il piede, che da taglia 48 diventò una 46, e diventare quindi recordman sui 1500 metri nel 2007, allenato da Gerard Hartman, ricercatore e fisioterapista irlandese, per il quale:
“La corsa a piedi nudi è stata una delle mie filosofia di allenamento per anni” “Il fatto di mettere la muscolatura del piede fuori condizione è la causa fondamentale degli infortuni “ “la parola “Pronazione” è diventata una parolaccia, mentre in realtà è semplicemente il movimento naturale del piede. Il piede deve pronare.” “Guardate il progetto dettagliato del vostro piede e scoprirete che esso è una meraviglia ingegneristica. La colonna portante del piede è l'arco, la più grandiosa struttura per sostenere il peso che sia mai stata creata. Il bello dell'arco è il modo in cui la pressione lo rende più forte; più voi lo premete da sopra, e più le sue parti si stringono tra loro e lo rendono solido. Nessun muratore degno della sua cazzuola metterebbe mai un supporto sotto il suo arco, dato che è perfettamente in grado di reggere la pressione che gli arriva dall'alto; ma se invece fate pressione da sotto, tutta la struttura di indebolisce. A sostenere l'arco del piede da ogni parte è una rete altamente elastica composta da ventisei ossa, trentatré articolazioni, dodici tendini e diciotto muscoli che si allungano e si accorciano come ponti antisismici sospesi” “i piedi sono sempre pronti a combattere e sono più rigogliosi quando devono lavorare; lasciate che si impigriscano e collasseranno. Teneteli in esercizio, e si inarcheranno come arcobaleni” “Coloro che camminano a piedi scalzi ricevono un costante flusso di informazioni riguardo al terreno e alla propria posizione rispetto ad esso, mentre un piede nella scarpa si trova all'interno di un ambiente che non cambia mai”
Ma in quei giorni di attesa che mi separavano da quelle super-ammortizzate che sembravano poter essere la soluzione al mio problema, mi capitò che le mie Nimbus, ormai rifinite, durante un uscita, sfregandomi sull'alluce (già correvo senza calzini) mi procurarono una vescica che mi rese impossibile continuare a correre, e persino a camminare, tanto sfregava sul piede. Così mi tolsi le scarpe, e cominciai a camminare a piedi nudi. Ero su un tratto di pista ciclabile, e faceva male battere il tallone. Decisi quindi di “abbreviare” la sofferenza correndo. E mi resi conto che più correvo veloce, meno soffrivo. E così corsi veloce come non avevo mai corso prima! Ma naturalmente , questo durò poco, non avevo il fisico per reggere tanto... e quindi dovetti rallentare.. e nel rallentare ecco che, per evitare il dolore del battere il tallone, il corpo – per la grande capacità di adattabilità tipica umana, spinta dalla volontà di non soffrire, la PAURA della sofferenza – iniziò a cambiare postura e tipo di passo. E fu così che mi resi conto che si poteva correre altrimenti. E da li mi attaccai su internet per cercare se esisteva una calzatura che mi permettesse di correre come a piede nudo, ma che permettesse di non bruciarsi la pelle della pianta del piede o farsi male sui senteri.... e fu così che conobbi le Fivefingers, che comprai immediatamente. Scoprii anche dei Tarahumara (e anche di Scott Jurek.. ), ma questi mi sembravano dei superuomini.
E fu così che in quel periodo mi ritrovai con un paio di Hoka Mafate e con un paio di Vibram Fivefingers. E non mi ci volle molto per capire quale era la soluzione al mio problema... Una volta acquisita una certa forma, successivamente si può poi passare all'uso di un certo tipo di scarpe , anche protettive, anche ammortizzanti , purchè con un differenziale basso, come giusto compromesso di fronte a certi tipi di percorsi e distanze. E ogni tanto fa bene anche fare qualcosa di poco “naturale”, correre persino col gel o col wave sotto il piede, per stimolare diversamente il piede, perchè l'abitudine, qualsiasi abitudine, è un brutto vizio!
Passò un mese ed anche un anno, due,tre, quattro... non mi ricordo quanto tempo è passato! Ho ancora i miei menischi, continuo a correre e a non soffrire alle ginocchia..
Questo grazie alla “paura”, all'istinto di sopravvivenza.
Che bello poi ritrovare questo concetto in Born To Run:
“Gli esseri umani sono progettati per correre senza scarpe” Alan Webb, matricola del college coi piedi piatti, che grazie ad un allenamento a piedi nudi, riusci a ri-formare l'arco del piede, a rafforzare il piede, che da taglia 48 diventò una 46, e diventare quindi recordman sui 1500 metri nel 2007, allenato da Gerard Hartman, ricercatore e fisioterapista irlandese, per il quale:
“La corsa a piedi nudi è stata una delle mie filosofia di allenamento per anni” “Il fatto di mettere la muscolatura del piede fuori condizione è la causa fondamentale degli infortuni “ “la parola “Pronazione” è diventata una parolaccia, mentre in realtà è semplicemente il movimento naturale del piede. Il piede deve pronare.” “Guardate il progetto dettagliato del vostro piede e scoprirete che esso è una meraviglia ingegneristica. La colonna portante del piede è l'arco, la più grandiosa struttura per sostenere il peso che sia mai stata creata. Il bello dell'arco è il modo in cui la pressione lo rende più forte; più voi lo premete da sopra, e più le sue parti si stringono tra loro e lo rendono solido. Nessun muratore degno della sua cazzuola metterebbe mai un supporto sotto il suo arco, dato che è perfettamente in grado di reggere la pressione che gli arriva dall'alto; ma se invece fate pressione da sotto, tutta la struttura di indebolisce. A sostenere l'arco del piede da ogni parte è una rete altamente elastica composta da ventisei ossa, trentatré articolazioni, dodici tendini e diciotto muscoli che si allungano e si accorciano come ponti antisismici sospesi” “i piedi sono sempre pronti a combattere e sono più rigogliosi quando devono lavorare; lasciate che si impigriscano e collasseranno. Teneteli in esercizio, e si inarcheranno come arcobaleni” “Coloro che camminano a piedi scalzi ricevono un costante flusso di informazioni riguardo al terreno e alla propria posizione rispetto ad esso, mentre un piede nella scarpa si trova all'interno di un ambiente che non cambia mai”
Micah True aka Caballo Blanco |
Christopher McDougall, giornalista, ex inviato di guerra e runner dilettante, in questo libro straordinario ci racconta il suo viaggio avventuroso sulle tracce dei Tarahumara, una popolazione che vive nei selvaggi Copper Canyon dello stato messicano di Chihuahua.
I Tarahumara - «il popolo più gentile, più felice e più forte della terra» - sono i più grandi runner di tutti i tempi, capaci di correre decine di chilometri in condizioni estreme senza apparente fatica e senza subire infortuni. Il loro segreto consiste in una dieta frugale ma perfettamente equilibrata (se escludiamo il topo alla griglia e un distillato locale piuttosto alcolico di cui sono ghiotti), in una tecnica della corsa particolarmente efficace e in un atteggiamento mentale più simile alla saggezza del filosofo che all'aggressività a cui i nostri campioni ci hanno abituato.
Coinvolgente e ironico, McDougall punteggia il suo racconto di aneddoti su grandi corridori del passato come Emil Zatopek o Roger Bannister, e di singolari scoperte, arricchite di consigli tecnici e dati scientifici, sul mondo delle ultramaratone. Sapevate che la dieta ideale per un ultramaratoneta è quella vegetariana? E che più le scarpe da running sono ammortizzate più sono pericolose, e che quindi il modo migliore di correre è indossare le scarpe peggiori? E avreste mai immaginato che i corridori raggiungono il picco della velocità a 27 anni, dopo di che comincia un lento ma inesorabile declino? Ma anche che a 65 anni, grazie all'allenamento, possono ottenere le stesse prestazioni di quando ne avevano 19?
Pieno di personaggi incredibili, di prestazioni atletiche strabilianti e inesauribile fonte di ispirazione per ogni amante della corsa, Born to Run racconta un'avventura epica, ma soprattutto sfata il luogo comune che vede in noi umani dei camminatori, rivelandoci che in realtà, sorprendentemente, siamo nati per correre.
I Tarahumara - «il popolo più gentile, più felice e più forte della terra» - sono i più grandi runner di tutti i tempi, capaci di correre decine di chilometri in condizioni estreme senza apparente fatica e senza subire infortuni. Il loro segreto consiste in una dieta frugale ma perfettamente equilibrata (se escludiamo il topo alla griglia e un distillato locale piuttosto alcolico di cui sono ghiotti), in una tecnica della corsa particolarmente efficace e in un atteggiamento mentale più simile alla saggezza del filosofo che all'aggressività a cui i nostri campioni ci hanno abituato.
Coinvolgente e ironico, McDougall punteggia il suo racconto di aneddoti su grandi corridori del passato come Emil Zatopek o Roger Bannister, e di singolari scoperte, arricchite di consigli tecnici e dati scientifici, sul mondo delle ultramaratone. Sapevate che la dieta ideale per un ultramaratoneta è quella vegetariana? E che più le scarpe da running sono ammortizzate più sono pericolose, e che quindi il modo migliore di correre è indossare le scarpe peggiori? E avreste mai immaginato che i corridori raggiungono il picco della velocità a 27 anni, dopo di che comincia un lento ma inesorabile declino? Ma anche che a 65 anni, grazie all'allenamento, possono ottenere le stesse prestazioni di quando ne avevano 19?
Pieno di personaggi incredibili, di prestazioni atletiche strabilianti e inesauribile fonte di ispirazione per ogni amante della corsa, Born to Run racconta un'avventura epica, ma soprattutto sfata il luogo comune che vede in noi umani dei camminatori, rivelandoci che in realtà, sorprendentemente, siamo nati per correre.
Gianluca NaturalBornRunner Gaggio |
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