Sono partito a mezzogiorno, nel mio ruolo di “scopa”, con uno zaino stracarico sulle spalle. Essendo l'ultima scopa ho pensato a portarmi qualcosa di extra per gestire un eventuale emergenza o ritardo : riserva idrica di 2L, più due bottiglie di sali da 0.5L; un kit di emergenza medico, il fischietto, due teli di sopravvivenza, due giacche a vento, due lampade frontali, (e due confezioni di pile di riserva), barrette energetiche (oltre quelle previste per gestire in autosufficienza il mio cammino) e cambio di vestiti. Il tutto alla bilancia risultava pesare 7.8kg...
Oggi le mie spalle ne risentono...
Beh, devo ammettere che al mattino non mi sentivo nel pieno delle forze, risentivo ancora dello sforzo weekend precedente, all'Abbots Way..
Qualche centinaio di metri sull'asfalto, poi si prende il sentiero, e trovo questo dono-augurio fatto dai ragazzi del gruppo "Come on!"
Ho affrontato il percorso con il passo "saggio" di chi affronta una ultra, come ho potuto imparare "correndo" un po di km insieme a quei ragazzi che all'Abbots affrontavano i 125km. Passo in salita, corsetta in piano ed anche in discesa, senza mai forzare, per non accelerare troppo le pulsazioni cardiache, evitando così di bruciare inutilmente scorte energetiche che mi sarebbero serviti più tardi. Alla salita dello Javello. Un tratto di sentiero che inizia con un amabile pendio che si fa sempre più inclinato, e con un fondo che si fa sempre più "complicato"... Anche camminata, questa salita è molto pesante... ma questa volta non mi ha procurato gli affanni che mi aveva inflitto in precedenti passaggi.. Dopo Javello un po di sentiero corribile al Pian delle Cavallaie, dove ho trovato la pioggia che mi ha accompagnato per un bel pò, fino agli Aquiputoli. Poi sono giunto al Monte Bucciana, che io non ho fatto, come di dovrebbe, seguendo il sentiero tracciato,che lo circonda, ma salendo fino alla sua in cima, come mi era capitato di fare lo scorso anno, per sbaglio...Si farà pure più breve, ma è tanto tanto tanto più dura.... Ho raggiunto il punto più alto di tutto il percorso, poi non è stato facile ridiscendere, anzi... dopodichè c'era la breve ma pur sempre duretta salita del La Pigna, e poi, alle 13:55 sono arrivato al rifugio Pacini, a poco più della metà del percorso, dove ho passato un'oretta mangiando un piatto di pasta e riposando difronte al focolare, ad asciugarmi dalla pioggia presa... ed ero stanco, molto stanco... ho avvisato gli altri per MCs che speravo di arrivare per le 22, poi grazie ad una telefonata ho saputo che alle 20:45 c'era un ultimo autobus per arrivare a valle... se ce la facevo avrei evitato a mia madre di venirmi a prendere... con questo obiettivo, alle 17:10 sono uscito dal rifugio Pacini, ho ripreso a correre per affrontare i 20km rimasti.. e ho sbagliato sentiero, mentre cercavo di telefonare a mia madre per avvisarla di questa possibilità... ho preso il sentiero dei Carbonai, invece di quello accanto che porta al poggio dei Ciliegi, e quando mi sono ritrovato davanti un tratto strada asfaltata che non ricordavo di aver mai attraversato, sono ritornato indietro... è stato allora che da un cespuglio a pochi metri da me ho sentito dei rumori, ho visto le foglie agitarsi, ho pensato fosse un cinghiale, mi sono impaurito... e invece ho visto uscire fuori un daino... che sollievo! che creatura: alta, slanciata, bella... ha allungato il collo verso di me, ha inclinato la testa e il muso per squadrarmi bene... io stavo fermo, avrei voluto prendere la macchina fotografico che pochi minuti prima avevo chiuso nelle zaino... ma ho preferito rimanere li a guardarla, senza perdermi un momento di quell'incontro. L'ho visto andarsene lentamente, e io ho ripreso il mio cammino verso le due salite pese che mi aspettavano, quella dello Zucca e poi le Scalette.
Ho tirato più che potevo...alla salita dello Zucca non sentivo più i polpacci..ma ogni volta che la faccio, mi sembra sempre più corta, il che significa che ogni volta che la faccio sono più forte dell'ultima volta che l'ho percorsa. Arrivato sulla cima della zucca, mi sono fermato a prender fiato, e mentre ero piegato sulle ginocchia, ho visto i raggi del sole infiltrarsi tra gli arbusti degli alberi e inondare il sottobosco nebbioso di bianca luce!!! allungavo le mani in mezzo a quei raggi, per farmi accarezzare
Un paio di minuti e ho ripreso a scendere. Nel tratto di sentiero all'aperto fangoso stretto e molto inclinato, sono scivolato, cadendo con tutto il peso sulla tibia della gamba destra.. per un attimo ho temuto di rompermi le ossa...
Pochi chilometri di discesa fangosa e rischiosa, sono arrivato al Tabernacolo di Gavigno, una fermata per una preghiera, e via verso le Scalette, dove ho raggiunto lo stato in cui non sentivo più le gambe... non riuscivo ad andare avanti, o meglio, andavo avanti ciondolando il mio peso da una gamba all'altra , allo stesso modo di quelle donne anziane più larghe che alte che ritornano a piedi dall'aver fatto la spesa con un paio di borse per braccio... mi facevo pietà... mi sono sentito veramente a terra, desolato...guardavo il panorama attorno.. poi ho guardato indietro, a tutta la strada percorsa, fino ai primi metri del cammino, e mi sono ricordato di quello striscione lasciato dai ragazzi del gruppo "come on".. al fatto che delle persone abbiamo dedicato parte della loro vita per lanciare un messaggio d'augurio al prossimo che si avviava verso un lungo duro cammino... non potevo non onorare quest'opera, la loro opera, fermandomi, arrendendomi al pensiero di non raggiungere il mio obiettivo, e ho ripreso a correre, piano piano, sempre di più, tirando le gambe dietro il mio orgoglio. E più andavo avanti più vedermi andare avanti mi restituiva le energie per proseguire, e sentivo il mio animo alleggerirsi. E sono andato avanti, per quelle discese di sassi scivolosi, di fanghi a volte viscidi a volte sabbiosi, saltando da una sponda all'altra del sentiero nelle ripide curve, o aggrappando agli alberi per non scivolare...
E un paio di volte ci sono riuscito, a scivolare, nello stesso tratto di discesa dove era stata stoccata la legna , stroncandomi leggermente la caviglia, ma, per fortuna, a un chilometro dall'arrivo, da percorrere su strada asfalta. Ma quando a un certo punto ho visto le fascette segnalare di deviare dalla strada per il sentiero, ero contento "finalmente hanno trovato la via per non farci percorrere tutto questo asfalto!!", e così sono sceso, ho attraversato il ruscello di acqua gelata bagnandomi fino alle ginocchia.. al che ho iniziato a pensare che fosse strano che ci facessero fare una via del genere: questa non è una gara trail , ma una camminata per tutti ... e poi ho visto i cartelli che segnalavano il percorso: erano quelli della gara di mountain bike .. cosi ho riguadato il ruscello e sono ritornato sulla strada asfaltata
A parte questo breve contrattempo, ce l'ho fatta: alle 20:10 sono arrivato, ben prima di quanto potessi aspettarmi... L'anno scorso, con meno carico sulle spalle, ci misi molto di più...
Avere una motivazione incide molto sulla resa psico-fisica, sia per quanto riguarda una prestazione atletica, sia per quanto riguarda anche la "guarigione" da infortuni.
E soprattutto in questo caso, per facilitare il recupero, bisogna stare sempre attenti a voler guarire non tanto perchè motivati dal raggiungere qualche altro scopo, ma perchè motivati dal l'obiettivo di ritornare in salute.
Passare tutto quel tempo da solo, mettere in pratica le cose imparate in gare precedenti, da atleti più esperti e intelligenti di me, ascoltare il mio corpo durante la corsa... l'esperienza di ieri è stata molto importante.
Al traguardo, ne avevo ancora... si, avrei potuto correre un altro po!!!
Oggi le mie spalle ne risentono...
Beh, devo ammettere che al mattino non mi sentivo nel pieno delle forze, risentivo ancora dello sforzo weekend precedente, all'Abbots Way..
Qualche centinaio di metri sull'asfalto, poi si prende il sentiero, e trovo questo dono-augurio fatto dai ragazzi del gruppo "Come on!"
Ho tirato più che potevo...alla salita dello Zucca non sentivo più i polpacci..ma ogni volta che la faccio, mi sembra sempre più corta, il che significa che ogni volta che la faccio sono più forte dell'ultima volta che l'ho percorsa. Arrivato sulla cima della zucca, mi sono fermato a prender fiato, e mentre ero piegato sulle ginocchia, ho visto i raggi del sole infiltrarsi tra gli arbusti degli alberi e inondare il sottobosco nebbioso di bianca luce!!! allungavo le mani in mezzo a quei raggi, per farmi accarezzare
Un paio di minuti e ho ripreso a scendere. Nel tratto di sentiero all'aperto fangoso stretto e molto inclinato, sono scivolato, cadendo con tutto il peso sulla tibia della gamba destra.. per un attimo ho temuto di rompermi le ossa...
Pochi chilometri di discesa fangosa e rischiosa, sono arrivato al Tabernacolo di Gavigno, una fermata per una preghiera, e via verso le Scalette, dove ho raggiunto lo stato in cui non sentivo più le gambe... non riuscivo ad andare avanti, o meglio, andavo avanti ciondolando il mio peso da una gamba all'altra , allo stesso modo di quelle donne anziane più larghe che alte che ritornano a piedi dall'aver fatto la spesa con un paio di borse per braccio... mi facevo pietà... mi sono sentito veramente a terra, desolato...guardavo il panorama attorno.. poi ho guardato indietro, a tutta la strada percorsa, fino ai primi metri del cammino, e mi sono ricordato di quello striscione lasciato dai ragazzi del gruppo "come on".. al fatto che delle persone abbiamo dedicato parte della loro vita per lanciare un messaggio d'augurio al prossimo che si avviava verso un lungo duro cammino... non potevo non onorare quest'opera, la loro opera, fermandomi, arrendendomi al pensiero di non raggiungere il mio obiettivo, e ho ripreso a correre, piano piano, sempre di più, tirando le gambe dietro il mio orgoglio. E più andavo avanti più vedermi andare avanti mi restituiva le energie per proseguire, e sentivo il mio animo alleggerirsi. E sono andato avanti, per quelle discese di sassi scivolosi, di fanghi a volte viscidi a volte sabbiosi, saltando da una sponda all'altra del sentiero nelle ripide curve, o aggrappando agli alberi per non scivolare...
E un paio di volte ci sono riuscito, a scivolare, nello stesso tratto di discesa dove era stata stoccata la legna , stroncandomi leggermente la caviglia, ma, per fortuna, a un chilometro dall'arrivo, da percorrere su strada asfalta. Ma quando a un certo punto ho visto le fascette segnalare di deviare dalla strada per il sentiero, ero contento "finalmente hanno trovato la via per non farci percorrere tutto questo asfalto!!", e così sono sceso, ho attraversato il ruscello di acqua gelata bagnandomi fino alle ginocchia.. al che ho iniziato a pensare che fosse strano che ci facessero fare una via del genere: questa non è una gara trail , ma una camminata per tutti ... e poi ho visto i cartelli che segnalavano il percorso: erano quelli della gara di mountain bike .. cosi ho riguadato il ruscello e sono ritornato sulla strada asfaltata
A parte questo breve contrattempo, ce l'ho fatta: alle 20:10 sono arrivato, ben prima di quanto potessi aspettarmi... L'anno scorso, con meno carico sulle spalle, ci misi molto di più...
Avere una motivazione incide molto sulla resa psico-fisica, sia per quanto riguarda una prestazione atletica, sia per quanto riguarda anche la "guarigione" da infortuni.
E soprattutto in questo caso, per facilitare il recupero, bisogna stare sempre attenti a voler guarire non tanto perchè motivati dal raggiungere qualche altro scopo, ma perchè motivati dal l'obiettivo di ritornare in salute.
Passare tutto quel tempo da solo, mettere in pratica le cose imparate in gare precedenti, da atleti più esperti e intelligenti di me, ascoltare il mio corpo durante la corsa... l'esperienza di ieri è stata molto importante.
Al traguardo, ne avevo ancora... si, avrei potuto correre un altro po!!!
Bravo Gaggio, hai fatto un 'servizio' (la scopa) ed allo stesso tempo sono sicuro che hai fatto un percorso dentro di te che ti ha arricchito.
RispondiEliminaContinua così, perchè di questi momenti la vita di tutti i giorni ne offre pochi perchè siamo sempre presi e sempre di corsa ed il fatto di trovarsi da solo, di darsi un obiettivo che sia anche il solo arrivare a destinazione per prendere un autobus, in certe condizioni fà vedere le cose sotto tutto un altro aspetto.
Poi ti è capitato di vedere anche un daino quindi sei stato fortunato ;-)
Buona giornata
Tiziano