mercoledì 8 settembre 2010
HOKA ONE ONE
Finalmente ho un paio di HOKA ONE ONE, acquistate presso KRAKATOA SPORT
Per quanto "ingombranti" non pesano tanto, calzano bene, sono comode.
Bene, per la mia prima uscita con le HOKA ho scelte un percorso breve ma intenso, quello delle 3 Gobbe del Monferrato
http://www.everytrail.com/view_trip.php?trip_id=91901
una piccola skyrace, per quanto riguarda il fondo del sentiero (oggi bagnato, ha piovuto), che non permette mai di trovare un “passo”, dove ogni volta devi stare attento a dove metter i piedi, soprattutto nella discese in singletrack, invase di ciottoli, radici sporgenti, aghi di pino e erba bagnata, nonché rovi!!!
Come lo ho calzate, ho apprezzato subito la comodità e la stabilità che la tomaia da al piede: la linguetta è provvista di occhielli in cui passano i lacci, contribuendo quindi alla stabilità della struttura del mesh, a maglia fine e di spessore molto fino. L'altezza della tomaia, e a sua ampiezza, si sente sotto il piede, e non trasmette il contatto con le asperità, assorbendole come fosse una spugna. Questo mi è risultato un po strano, abituato, come sono negli ultimi tempi, ad indossare le Fivefingers o correre trail con le mie preferite s Helly Hansen Trail Lizard, scarpe minimaliste, poco ammortizzanti ma molto elastiche, reattive.
Quindi sono partito, un po titubante, percorrendo qui trecento metri in piano su sterrato prima di cominciare sa salire.
La prima salita, a freddo, mette a dura prova, è molto intensa. Per la prima volta, salendo, ho avuto la sensazione di sovraccarico al collo del piede: la scarpa, con quella suola così alta, e il battistrada piatto, rigido,senza “ponte” mediano, non è affatto elastica, non mi dava l'appoggio giusto per attaccare il fondo con l'avanpiede, come ultimamente ho imparato a fare grazie all'uso delle fivefinger, (con le quali sto praticando, a piccole dosi, anche sentieri off-road, per rafforzare il piede) ma mi costringeva a posare a terra rollando con tutto il piede, dalla punta al tallone, facendo sì che lo stinco chiudesse di più sul piede nel momento dell'appoggio-carico di spinta. Effetto che, dopo la prima tirata in salita, non si è fatto più risentire: un sovraccarico che non ha avuto conseguenze negative, anzi, uno di quei momenti che se ripetuti, in dosi misurate, potrebbe comunque migliorare certi aspetti della muscolatura, del passo, e anche rafforzare la zona lombare: si, perchè anche li, durante quella salita, si è sentito quel sovraccarico dovuto alla postura conseguente al tipo di appoggio. Questa situazione non si è ripresentato nelle successive due salite, in quanto più brevi.
Durante le discese ho apprezzato la tenuta e la capacità di assorbire, oltre le asperità, anche quegli ”atterraggi” quando ho dovuto saltare un ostacolo, piuttosto che passarci lentamente sopra... Nonostante il fondo bagnato non sono mai scivolato. Ma la poca confidenza con la scarpa, e anche le condizioni bagnate del terreno, non mi hanno permesso di godermi questi tratti come mi capitava di solito.
Nell'unico tratto di discesa corribile, fondo di strada bianca, non sono riuscito a lasciar andare le gambe, a correre “a tutta”, e anche nell'ultimo tratto in piano successivo a questa discesa, non sono riuscito a correre sciolto, ad accelerare, a cambiare ritmo della frequenza o lunghezza del passo: forse sono le mie modeste capacità di runner, ma ho l'impressione che queste scarpe non amino la corsa in pianura.
I lacci sono molto grossi e rigidi, bagnandosi, il nodo, seppur doppio, si è sciolto.
Pe quanto si siano completamente bagnate (sia per contatto con l'erba umida dalla pioggia che invadeva i tratti di single track, sia perchè pioveva sulla seconda gobba , non ho mai avverito una sensazione di piede "inzuppatto".
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