domenica 29 aprile 2012

Salomon XR Mission - Recensione

Salomon Xr Mission review

E' una scarpa adatta ad atleti con appoggio neutro, adatta per gli allenamenti, con una pianta molto ampia in zona avampiede, un intersuola che misura 26mm al tallone e 14mm all'avampiede, molto ammortizzante e confortevole, presenta un sistema di allacciamento asimmetrico con asole passastringa.
Peso: 330gr circa per taglia US9




Provate per qualche km, durante il Test day Salomon tenuto a Prato in collaborazione con il negozio Il Campione. Aspettavo l'opprtunità anche solo di trovarle in qualche negozio, giusto per calzarle, per soddisfare le mie aspettative: è un modello che rompe con la classica tipologia Salomon, come impostazione è molto più vicino ad un modello running da strada, anche come feeling di calzata: meno avvolgente rispetto alle altre Salomon, cosa che riconosco, per molti è un fattore positivo; per me , che amo sentire il piede libero, è stato quindi una piacevole sorpresa; rimane la sensazione di esser ben fasciati sul collo del piede, con un sistema di allacciamento che non cede mai. Il collarino offre una maggiore apertura, la talloniera sembra non esserci, quanto è ben conformata. Anche il feeling che si ha col fondo è molto vicino a quello offerto da una scarpa da strada di categoria A3, con una pianta d'appoggio molto larga; scarpa flessibili, con una risposta nell'appoggio rigida e pronta (per fortuna!), questa scarpa è ottima per affrontare senza alcun fastidio anche lunghi tratti d 'asfalto; il suo ambiente ideale sono fondi compatti e asciutti, strade bianche , percorsi che permettono di trovare un passo per far andare le gambe con ritmo, godersi la corsa, anche a ritmo lento, anche poggiando di tallone.
Scarpa ideale per chi , dalla strada, si avvicina al mondo del trail, un mezzo ibrido da poter sfruttare un po ovunque, persino sul tapis roulant; un po meno su fondi fangosi, o su rocciati in condizione di bagnato.
Strana la prestazione della suola in particolari tipi di appoggio, su fondo morbido e/o viscido, dovuta all'assimmetria del battistrada. Una sensazione difficile da esprimere. Necessiterebbe di altre prove, in altre situazioni. Poche una decina di km - ma anche 20 non sarebbero sufficienti per "assimilare" certi imput e capire al fondo una calzatura.
A volte si dice, di quando uno fa progressi, miglioramenti, che ha fatto un passo avanti.
Di questo modello, potrei dire che Salomon ha fatto "un passò in là", realizzando qualcosa di diverso, andando verso altri sentieri, mantenendo l'alta qualità che ne caratterizza la produzione.








martedì 24 aprile 2012

Saucony Mirage 2 - Recensione





La Saucony Mirage 2 è una scarpa adatta per affrontare un percorso graduale di transizione dall'uso di scarpe convenzionali all'uso di scarpe minimaliste, senza rinunciare ad un minimo di ammortizzazione e comodità, anche se questo va a scapito della sensibilità. Qeusta scarpa è adatta soprattutto a coloro che soffrono di pronazione, in quanto presenta, nella parte interna dell'intersuola, un archetto di plastica la cui funzione non è tanto di “controllare” la pronazione in fase di appoggio dopo un impatto di tallone, quanto di favorire la corretta distensione del piede, più neutrale, in seguito all'appoggio di avampiede.



Con una intersuola alta 25mm al tallone, e con un differenziale punta-tacco di soli 4mm, il piede ha una sensazione di stare a contatto al terreno. Il differenziale basso incoraggia un passo naturale, favorito anche dalla leggerezza della scarpa, 270gr, che risulta molto flessibile.



La tomaia è fatta con un tessuto a rete traspirante che fornisce un ambiente fresco per il piede. Essa, inoltre, presenta inserti in materiale sintetico nella zona mediale , che dgarantiscono leggero supporto. All'interno, nella zona del collo, la tomaia è rivestita in tessuto Hydrator che tiene lontano l'umidità dal piede. La talloniera è imbottita di gomma piuma che offre una calzata avvolgente

La scarpa è dotata di una soletta forata, imbottita con schiuma EVA, che aumenta il comfort alla pianta del piede. L'allacciatura, di tipo classico ad occhielli, presenta lacci in tessuto a profilo piatto.

L'intersuola è in schiuma EVA, che crea una struttura leggera ma resistente. Nel tallone è posto un pad in Eva denominato Progrid Lite, che ha maggiori proprietà di assorbimento e di reattività. Questo pad riduce lo shock durante l'impatto e prepara il piede per un corretto movimento transitorio tacco-punta transizione. 



La suola fa uso di una combinazione di materiali di gomma: una gomma soffiata che conferisce flessibilità, e una gomma al carbonio, XT-900, che fornisce un'eccellente trazione anche nell'uso fuoristrada non troppo estremo, senza compromettere la durata. Il disegno triangolare dei tasselli consente una buona presa. 











martedì 17 aprile 2012

Playpus Origin 9 - camelback





La serie Origin della Platypus è costituita da diversi modelli, ideati per varie attività outdoor: trekking, trailrunning, mountanbike. Ogni modello è denominato con un numero, che ne indica la capienza. Ogni zaino è disponibile in tre colori: verde, blu, nero. E' prodotto in un unica taglia.
Abbiamo deciso di testare il modello “9 “ perché riteniamo che, grazie a questa capacità di carico, sia lo zaino più adatto per l'attività del trail running, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo nelle gare con lunga percorrenza, e in situazioni in cui il tempo è instabile e occorra portare con se un cambio abiti, o avere uno zaino capace di contenere gli “strati” di cui occorre liberarsi. Nonché un abbondante riserva idrica e alimentare.
Questa serie di zaini ha ricevuto nel 2011 l'onorificenza “Editor’s Choice Award” dal magazine inglese “Outdoor Enthusiast”, per le sue doti di comfort e versatilità di utilizzo. E per una sua dote unica, che risulta molto importante in un paese dove piove frequentemente: lo zaino Origin è costruito con un tessuto impermeabile, come quello usato per le giacche antipioggia, e con zip saldate , anche queste a prova d'infiltrazione, per cui è adatto ad affrontare condizioni di pioggia senza che il contenuto rischi di bagnarsi. 


 
Lo zaino pesa 497 gr. La sacca idrica , inclusa, dalla capienza di 3L, sempre prodotta dalla Platypus, pesa 164gr. Lo zaino presenta diverse opzioni dove far passare il tubo di rifornimento: sul bordo superiore, per passare sopra gli spallacci; da due fessure poste dietro le tasche della cintura.
Una volta indossato, si può apprezzare che gli spallacci sono ben fatti, larghi e ben imbottiti, risultano molto comodi per le clavicole. Sono lunghi, forse troppo, per cui , per persone con statura sui 170cm, occorre tirare al massimo le cordicelle di regolazione, perchè gli spallacci possano vestire precisi. All'estremità inferiore degli spallacci, guaine di tessuto formano tasche aderenti: in quella dello spallaccio sinistro si trova il fischietto, fissato, tramite una cordicella, ad un occhiello nascosto nella tasca. 


 
Una volta regolate misure di cintura vita e cinturino degli spallacci, e partiti a correre, si può notare che lo zaino, sia vuoto che a pieno carico, non “balla”, rimane incollato alla schiena; questa stabilità è dovuta alla vestibilità dello schienale, sul quale sono stati inseriti dei pad di un materiale che al tatto sembra lattice, e sui quali sono praticati fori di traspirazione. Questi pad sono rivestiti in tessuto, sono larghi, alti e ben posizionati, e si estendono per tutta la lunghezza del pannello, e permettono una ottima areazione della schiena, nonché evitano che il carico vada a contatto con la spina dorsale. Il pannello schienale BioCurve è stato studiato secondo parametri di ergonomia, e insieme agli spallacci garantisce sempre il massimo comfort.
La sua lunghezza è di 43cm, il bordo inferiore può andare a poggiare sotto la zona lombare a chi ha statura inferiore ai 170cm. 

 
La capienza dello scomparto esterno, apribile tramite zip con doppio cursore, permette di stiparvi molti oggetti: un baselayer, una maglia di pile, pantaloni lunghi, calzini di ricambio, un paio di guanti e un buff. Inoltre vi è una tasca in rete con zip e gancio per chiavi, dove potervi riporre il portafoglio e vari documenti.
Nello scomparto interno, dove è alloggiata la sacca idrica, si può stipare un telo termico, una eco-tazza, una confezione di cerotti per vesciche, un mini kit di pronto soccorso e una lightstick di emergenza.
La tasca esterna è costituita in materiale elastico: può risultare comodo per riporvi oggetti che occorre avere a portata di mano, senza che questi possano uscire accidentalmente; oppure vi si può riporre la giacca antipioggia quando occorre togliersela di dosso, evitando così' di metterla all'interno dello zaino a bagnarne il contenuto. Le tasche laterali della cintura, senza chiusura a zip, sono abbastanza elastiche da potervi riporre il telefono cellulare, la macchina fotografica , una pila frontale, il GPS, il roadbook, barrette alimentari e gel .
Ai bordi della tasca esterna ci sono due occhielli tramite i quali si può fissare il casco da bicicletta. Inoltre , pochi centimetri sotto i marchi Platypus, sono presenti delle fessure alle quali si possono agganciare luci di posizione, utili quando si va in bicicletta. 

 
Lo zaino presenta finiture curate nel dettaglio, offre una sensazione di alta qualità produttiva e grande robustezza.
Da aggiungere inoltre la praticità della vescica idrica, il cui tipo di apertura permette di lavarla facilmente.
Il prezzo dello zaino si aggira sui 90euro.

sabato 14 aprile 2012

Saucony Peregrine 2 - Recensione



Saucony Peregrine  2

Peso: 280gr circa

Altezza Tallone : 24mm

Altezza Avampiede : 20mm

Differenziale: 4mm.

Nuovo disegno per la tomaia di questa scarpa dall'impostazione minimalista, ma anche confortevole e protettiva come una scarpa convenzionale.


L' interpretazione Saucony dello stile barefoot (replicato anche sulla Saucony Mirage, e nelle Kinvara Trail di prossima uscita) : permettere una migliore distensione del piede durante la "rullata" punta-tallone, e allo stesso tempo proteggere il piede dalle asperità del fondo.
Si perde un po di quel "divertimento" che può dare la sensibilità del fondo, ma il piede lavora sempre in condizioni ottimali, e sulla lungha distanza la pianta del piede esce riposata.




 
Per anni le scarpe, se non escludiamo le “racer”, la cosiddetta categoria A1 , quelle adatte a corridori evoluti per ritmi veloci – hanno presentato un differenziale molto alto, in base alla credenza che ne avrebbe giovato la rullata e quindi la corsa di coloro che appoggiano il piede a terra impattando di tallone. E così le intersuola delle scarpe sono state riempite di artefatti ammortizzanti che diminuissero lo shock che si produce con tale modalità d'impatto, al fine di preservare la salute fisica dei corridori. Ma così non è stato, ed anzi, negli anni, è aumentata l'incidenza di infortuni. Certo, non è pienamente dimostrabile la diretta correlazione tra questi fatti, l'eziologia dei traumi è più complessa della semplice equazione “più gomma= più infortuni”. Non siamo tutti uguali!
Certo è che far lavorare il piede, quello che Leonardo Da Vinci considerava “un capolavoro di ingegneria e un'opera d'arte “, in condizioni non normali, non naturali, di sicuro lo sottopone ad una dinamica per la quale non è predisposto, che può generare stress. E così , per rimediare a questa situazione, per alcuni podisti la soluzione è stata abbracciare la “filosofia” del barefoot running. Ma non tutti possono permettersi di correre a piedi scalzi o con calzature che ne imitino l'esecuzione, ridotte ad una semplice suola che protegge il piede dal fondo: non siamo tutti uguali!





 
Un alternativa molto semplice per avvicinarsi ad uno stato migliore di corsa, caricato sull'avampiede e non sul tallone, è la riduzione del differenziale tallone-avampiede; su questa via si è mossa Saucony, creando una serie di scarpe che presentano un differenziale minimo.
La Peregrine 2 è una scarpa da trail che rientra in questo progetto. A prima vista sembra una scarpa normale, anche abbastanza grande, quasi come una scarpa di categoria A3; ha uno strato di intersuola alto 24mm al tallone , costituita di un materiale dalla consistenza abbastanza rigida, affatto gommoso, con un comportamento reattivo più che ammortizzante; presenta un differenziale di soli 4mm, che , considerando la presenza di un pad in gomma più morbida ProGrid al tallone, durante l'esecuzione del passo, nel momento della distensione del piede, per effetto compressivo, scende ad avvicinarsi ad un valore di 0mm.
 


La soletta interna è in gomma molto elastica, si conforma bene sotto il peso del piede, e presenta delle scanalature nella parte inferiore, sotto i metatarsi, che ne migliora la flessibilità; inoltre è ben traforata su tutta la sua superficie, per permettere un miglior trasporto del sudore lontano dalla pianta del piede, ad evitare cosi la formazione di vesciche, cosa difficile da patire, grazie ad una tomaia che non presenta al suo interno cuciture che sfreghino sul piede, costituita da un tessuto molto fine, leggero, molto molto traspirante, morbido e piacevole a contatto col piede, che ne permette l'uso anche senza indossare i calzini. Una volta messa ai piedi, sembra di stare scalzi!


 
La zona dell'avampiede non presenta una forma “slargata” all'alluce, come in altre scarpe minimaliste; da una sensazione avvolgente senza essere fasciante, e la parte superiore è ben conformata, non entra a contatto con il dorso della dita dei piedi. Il puntale è rigido e ben protettivo, senza essere troppo grande e invadente; contenitivo senza essere vestire stretto. Utile la presenza di un occhiello metallico per fissare le ghette.



 
L'allacciatura ad asole  permette una presa ben stretta e priva di punti di pressione; peccato solo per i lacci, sintetici, che tendono a slegarsi: necessario doppio nodo.
La talloniera è molto scavata, e la conchiglia rigida, ma bassa, impedisce spostamenti trasversali del tallone; l'imbottitura a contatto col tendine d'Achille è molto sporgente e protettiva sul bordo superiore della conchiglia, lo ripara da ogni possibilità di contrasto con la conchiglia, senza soffocare la libertà di movimento, cosa molto importante, in quanto, con uno stile di corsa poggiato più sull'avampiede, il polpaccio lavora in allungamento, e quindi, al fine di permettere un miglior movimento, il tendine deve essere libero da pressioni.



 
La stabilità negli spostamenti del piede è fondamentale sui percorsi off-road, dove non è mai sicuro l'appoggio, e il basso differenziale permette quindi alla caviglia la giusta articolazione; il grip è assicurato da una suola scolpita in maniera molto profonda, adatta per affrontare fondi morbidi , friabili, viscidi, ma si possono affrontare anche lunghi tratti di asfalto senza patire quella differenza di rendimento normalmente avvertibile con altre scarpe da trail.



 
Una scarpa minimalista, che rappresenta una valida scelta per chi vuole avvicinarsi ad un tipo di corsa stile barefoot e allo stesso tempo ha bisogno di una scarpa confortevole , protettiva e stabile, eppur leggera, solo 280gr, che può essere usata anche su lunghe distanze, a qualsiasi tipo di ritmo, sicuri che, quando sopraggiunge la stanchezza, e il passo non è più efficientemente poggiato sull'avampiede, si può poggiare di tallone senza soffrirne.
Ma anche una scarpa per chi minimalista non è, ma ha passo veloce, agile, o passo di potenza, per affrontare  veloci Skyrace o Ultra-Trail, su qualsiasi tipo di fondo e condizione meteo.

Ammortizzazione 3/5
Stabilità 4/5
Protezione 35
Comfort 4/5
Grip 4/5
Peso 4/5
Traspirabilità 5/5


venerdì 13 aprile 2012

Saucony Mirage 2 - Unboxing

Preview - Premier - Prima visione

Saucony MIRAGE 2, modello minimalista:

Peso: 270gr circa

Altezza Tallone : 25mm

Altezza Avampiede : 21mm

Differenziale: 4mm.

Recensione: 
 http://corrigaggiocorri.blogspot.it/2012/04/saucony-mirage-2-recensione.html



sabato 7 aprile 2012

La molecola che ripara la cartilagine

MINNEAPOLIS: gli scienziati hanno scoperto un composto che stimola la crescita della cartilagine dalle cellule staminali per riparare i giunti danneggiati dei topi, una scoperta che potrebbe puntare ad una nuova terapia per l’artrite che affligge la maggior parte degli anziani. I ricercatori hanno testato 22.000 molecole simili usando uno schermo robotico, applicando in laboratorio dei piccoli piatti a ciascuna delle cellule staminali del midollo osseo. Uno di questi composti, soprannominato kartogenin, ha promosso lo sviluppo di condrociti, le cellule che diventano cartilagine. I ricercatori hanno iniettato il kartogenin nelle articolazioni del ginocchio danneggiato dei topi, che ha indotto i sintomi di rigenerazione della cartilagine, il miglioramento e riduce i livelli di proteine ​​e frammenti di collagene collegato alle articolazioni danneggiate. I risultati suggeriscono una terapia unica nel suo genere, anche se ancora in una fase iniziale, per la disciplina della cartilagine ed eventualmente per riparare alcuni dei danni da osteoartrite, la degenerazione della cartilagine che porta al fallimento congiunto. “Abbiamo trovato questa molecola che può prendere le cellule staminali che sono già in comune, e li differenziano in condrociti”, cellule della cartilagine che secernono la sostanza elastica che protegge le articolazioni”, afferma il dottor Kristen Johnson, un ricercatore di medicina rigenerativa presso l’Istituto di Genomica della Novartis Research Foundation di San Diego. “Siamo entusiasti della ricerca perché è un nuovo modo di prendere di mira le cellule staminali, ma non si può sottolineare abbastanza per avviare una fase di realizzazione di un farmaco.” Il lavoro supplementare è necessario per capire come funziona esattamente il kartogenin e la base biologia che viene colpita prima di altri studi sugli animali, ha affermato il dottor Johnson, che in parte vengono effettuati presso gli Istituti di Novartis per la ricerca biomedica. Novartis ha sede a Basilea, in Svizzera. “Gli unici attuali trattamenti per l’artrite, che colpisce il 50 per cento delle persone da 50 anni, e il 60 per cento dei 60 anni e così via, sono quelli per la gestione del dolore”, afferma il dottor Johnson. L’osteoartrite è la forma chiamata “usura e lacerazione” della malattia. Si sviluppa quando la cartilagine che protegge le articolazioni si consuma, permettendo alle ossa di sfregarsi una contro l’altra. Ogni anno, ci sono più di 600.000 protesi totali di ginocchio e 285.000 sostituzioni e l’anca fatte negli Stati Uniti a causa di artriti e altre lesioni, secondo l’Agenzia per la Ricerca Sanitaria e Qualità. Dagli studi sui topi non si presentano effetti collaterali del trattamento, anche se sino ad ora sono state iniettate solo piccole quantità nei soggetti. Considerati nel loro insieme, il lavoro di laboratorio e animali suggeriscono che le cellule staminali adulte di sterzo diventino nuova cartilagine per portare a miglioramenti nelle articolazioni danneggiate. La California Institute for Regenerative Medicine ha finanziato la ricerca. I ricercatori, tra cui il Dr. Johnson e i colleghi dello Scripps Research Institute di La Jolla, California e Massachusetts General Hospital di Boston, hanno presentato un brevetto.