lunedì 27 dicembre 2010

PANTALONCINI ENDURA SINGLETRACK



Durante il periodo estivo  in cui mi allenavo in MTB, ho sentito l'esigenza di comprarmi dei pantaloncini tecnici che mi permettessero anche di portare dietro i vari oggetti della vita quotidiana (cellulare, portafoglio..) e quindi, navigando su internet, ho trovato questi pantaloncini dellla Endura, fatti con materiale Cordura, un materiale molto resistente e anche dotato di buone capacità idrorepellenti. Il cordura di questo articolo, ho appreso da blog di ciclisti, è più leggero e morbido del normale cordura.


Questi pantaloncini arrivano al ginocchio, sono dotati di zip sulle coscia che aprono prese d'aria e sono dotate di diverse tasche, davanti e dietro, con chiusura a velcro.
Quello che poi mi ha interessato è la cintura: come si vede dall'immagine, è regolabile , oltre che frontalmente, anche ai lati, permettendo così una tenuta ottimale senza dover stringere troppo. 
Mi ci sono trovato bene, e ho pensato anche di usarli per correre.
Sono un po più pesanti di un normale pantaloncino da running, e forse non adatti a un clima primaverile/estivo, ma, poichè in questo periodo invernale non ho bisogno di portarmi dietro riserva idrica col marsupio della Golite, questi pantaloncini mi risolvono il problema dello "stivaggio":   le tasche dietro sono molto profonde, ci ho potuto mettere i guanti, i buff, "succhini" di sali minerali e miele, fazzoletti di carta, il portafoglio (penso che molti abbiano sempre il dilemma sul dove lasciarlo, una volta cambiati per andare a correre..) e davanti, all'interno della tasca sinistra, c'è un'altra piccola tasca dove mettere cellulare e chiavi della macchina! Il tutto senza che questi oggetti mi procurassero fastidio nel movimento della corsa, sballonzolando: anzi, non sembrava nemmeno di avere dentro tutta questa roba!

domenica 26 dicembre 2010

4 Eco-Mezza Maratona della Valdorcia, Pienza (SI) 26.12.2010

Web Album  http://picasaweb.google.com/116060748355297972605/4EcoMezzaMaratonaDellaValdorcia#

Ed eccoci finalmente di nuovo a Pienza, ad affrontare la 4 Ecom-Mezza Maratona della Valdorcia, un appuntamento imperdibile del trail running in Toscana, sia per i luoghi. che per il percorso, che prometteva cambiamenti. Grigiotti e Del Piero, e la Uisp di Chianciano, hanno mantenuto le promesse!
Le previsioni meteo promettevano freddo e pioggia, e invece, al momento della partenza, il cielo si è aperto, e il sole ci ha accompagnato per tutta la mattinata, illuminando i panorami tutt'intorno, godibili da quei tratti  di strada bianca in cresta di collina  che hanno sostituito quelle parti di percorso un tempo in asfalto. E di asfalto ce ne rimasto veramente poco,  inevitabile, di raccordo tra i sentieri. Al massimo un chilometro e mezzo.







Percorso sempre corribile, godibile. Abbiamo trovato pure tratti fangosi, del tipico fango di creta senese, quello che ti inchioda al terreno e ti strappa via le scarpe, è stato divertente.

Sono partito con un buon ritmo, ho percorso molto bene i primi 14 km, poi ho iniziato a soffrire al piede destro, sotto l'alluce. Forse dovuto all'errore di aver indossato le scarpe La Sportiva WildCat, aspettandomi molto più fango e per tratti più lunghi, quando invece avrei potuto tranquillamente indossare normali scarpe da strada!! Le Wildcat sono molto protettive e forse un po troppo rigide sull'avampiede, e questo, su percorsi battuti, privi di avvallamenti e asperità, è una caratteristica inutile e forse proprio per questo deleteria al mio piede!
Gli ultimi 3km sono stati un vero calvario, correndo zoppicando, incapace di rullare il piede, anche solo di poggiare l'avampiede, forzando tutto sulla gamba destra. Questa andatura innaturale mi ha comunque portato a soffrire di crampi al polpaccio destro!

Ma sono comunque contento del risultato. Avrei potuto tranquillamente finirla sotto le due ore, non fosse stato per quel problema.
E, soprattutto, dopo la gara, ho potuto misurare la differenza del mio stato di preparazione rispetto ad un anno fa, quando, a fine gara, e per tutto il pomeriggio, le gambe soffrivano la stanchezza, erano completamente irrigidite.







giovedì 16 dicembre 2010

Edizione "UNO" del Marathon Trail del Montalbano MTDM2010, 11&12 Dicembre 2010

E' sabato sera, il sole cala all'orizzonte, dopo una bella tipica limpida giornata invernale. E' freddo, ci troviamo al bar PIT STOP, luogo di incontro dei partecipanti, e pochi metri più in là, alle 18:00, Marco Canizzaro ci raduna sulla linea di partenza, spiegandoci di stare attenti alle segnaletica predisposta all'appuntamento. Non c'è vento, menomale. Un insidia che mi renderebbe più ostica la corsa, peggio del freddo. Soffrò di un leggero affaticamento alla schiena, nella zona lombare, dovuta a carichi specifici fatti in palestra durante la settimana, proprio per rinforzare la zona. Sto pagando un po il lavoro fatto. Non sono sicuro he correre potrà farmi bene, ma sono solo 13km, se va male un'ora e mezzo di fatica. Ce la posso fare. E così parto, mi riscaldo un po, le gambe reagiscono bene;  le salite iniziali, e quelle successive, non mi portano a forzare, per cui , eccetto in quei punti dove il percorso abbandona lo sterrato per diventare asfalto, riesco a far girare bene le gambe.
Arrivo al traguardo in 1h17min, buon tempo, senza spingere. In fondo sono contento, ho superato bene la prova, e mi godo una sana cena.
Putroppo però durante la notte la schiena si fa sentire, e la domenica mattina, sedere in auto con Fedele, mentre ci rechiamo a Capraia per affrontare i restanti 30km, sento la schiena legata.
Beh, mi dico che farò come sempre, secondo la mia regola che se qualcosa non gira ancora bene dopo i primi 4-5km, o mezz'ora di corsa che sia, mi fermo. Meglio non correre su qualche cosa (muscolo o articolazione che sia) che è "teso", per non portarlo al  sovraccarico,  al rischio di infortunio.
E così parto senza zaino idrico o cintura idrica, la mia schiena stamani non sopporta sovrappesi. E comunque, due ristori lungo i 30km, in una giornata fredda, sono più che sufficienti.
L'avevo detto a Fedele, prima di partire : oggi ritmo da 4h30, se riesco a tenerlo.
Putroppo, pochi chilometri e la schiena non si "scioglie", le salite non riesco a spingere, e neppure le discese mi vanno a genio. No, non posso continuare a questo passo, 5km in 30min, almeno altre 4h di fatica che rischia di compromettere tutto il lavoro che sto facendo in questo periodo di preparazione invernale in palestra: un infortunio ora, uno stop, e perdo tutti i benefici che questa preparazione dovrebbe darmi nel prossimo periodo, quando sarà assimilata.
Quindi mi fermo, e torno mesto alla partenza, a farmi una doccia, aspettando poi l'arrivo di tutti gli altri partecipanti, e pranzare insieme agli amici.

Per la cronaca la prima tappa ha visto tagliare il
traguardo x la prima classifica provvisoria Gianni Ciafardini davanti a
Josef Mussi e Stefano Lander in campo maschile e Camelia Barboi davanti a
Maria Giovanna Cerutti e Cristina Maestrelli in campo femminile.
Nella seconda tappa Marco Bitossi davanti a Josef Mussi e Alberto
Bambini in campo maschile, Camelia Barboi davanti a Maria Giovanna
Cerutti e Jessica Giovannini in campo femminile.



lunedì 6 dicembre 2010

1° Trail "Fra le Colline di Valdrambra", 05/12/10, Bucine(AR)

Web Album http://picasaweb.google.com/116060748355297972605/TrailValdambra05122010BucineAR#

Ed eccoci al primo appuntamento del Winter Trail ToscoRomagnolo, organizzata da  la Polisportiva Rinascita Montevarchi, di cui fa parte Filippo Pedrazzini.
Nella fredda mattinata invernale, siamo partiti da Ambra attraversando le tipiche valli toscane, contornate da dolci rilievi sui quali si ergono piccoli borghi, alcuni un po dimenticati, altri in fase di "restauro", altri che sono dei piccoli gioielli. Solo un paio di chilometri d'asfalto, il tratto iniziale che poi è stata anche quello finale, poi sempre se e giù per sentieri e tratturi, 28 km mai piatti, mai noiosi. Un bel percorso, senza tratti tecnici difficili o pericolosi, solo un ultima discesa finale resa insidiosa dalla presenza del fango. I ristori piazzati nei punti giusti, forniti di sali e anche di dolci e crostate: non che ce ne fosse bisogno, ma hanno fatto molto piacere! Ottimo il pasta party finale, penne in tre condimenti diversi, affettati, formaggio, fett'unta e vinello.

Sono parito insieme a Fedele,  che dopo il ChiantiTrail ci ha preso gusto a calcare lo sterrato, dimostrandosi corridore molto tenace. Abbiamo mantenuto un ritmo basso; per guardare il paesaggio abbiamo sbagliato pure strada, allungando l'uscita a 31km, contro i 28 del percorso, e ci abbiamo impiegato un tempo 3h59min pe arrivare al traguardo: un buon tempo, tutto sommato. Sono arrivato "riposato", senza sentirmi stanco, avendo proceduto con ritmo, ma mai tirando. Forse avrei potuto impiegarci davvero 3h30, se non avessi aggiunto quei 3km in più, se avessi corso anche le salite: ma che importa del tempo! bella giornata, aria buona, finalmente ho pure trovato il giusto compromesso di vestiario, che non mi ha fatto soffrire il freddo e nemmeno sudare troppo. Mai raggiunto livello di crampi, cosa che era avvenuto a Varese, al Trail delle Terre di Mezzo: proprio perchè il percorso del Valdambra non presentava tratti in piano troppo lunghi, che non costringevano ad un passo monotono.  Sempre insieme a Fedele, proprio per essere presente nel caso lui avesse avuto questa difficoltà: lui ha sì corso il ChiantiTrail, che è un percorso più lungo, ma, come lui stesso ha ammesso, nell'insieme il Valdrambra è più duro; come mi immaginavo. E' invece Fedele è arrivato bene al traguardo. Ha poi patito un po di stanchezza a muscoli freddi, dopo la doccia, al punto di trovarsi in difficoltà a salire o scendere una scalinata: quanto lo capisco, ancora freschi i miei ricordi di qui momenti, lo scorso inverno! Correre con Fedele mi ha ricordato di come ero io stesso proprio in questi momenti, e di quanto sia migliorato, non tanto nella prestazioni velocistica (di cui poco mi importa), ma nello stato di forma, di salute generale. E spero che i miei racconti riguardo le mie prime esperienze possano averlo "consolato" sul fatto che certe "crisi" sono normali, per chi affronta da poco il Trail. 
E' bello che anche lui affronti queste avventure con lo spirito giusto, del migliorarsi per star bene: come si può vedere da questa foto, Fedele è animato da ambizioni competitive...



Una giornata sana e molto costruttiva. W il Trail!!!







giovedì 2 dicembre 2010

MEETING ALBISOLA, 27-28 Novembre 2010

LINEE GUIDA TRAIL
http://www.spiritotrail.it/files/Linee_guida_trail_2010.pdf




Beh, quest'anno ho avuto modo di partecipare a due importanti incontri sul tema del Trail, quello organizzato da Uips lo scorso settembre, e questo di Albisola.
Molte le differenze: a Rimini, tra i presenti, eravamo in pochi a praticare trail, e gli altri cercavano di capire il mondo del trail, con le sue "strutture" pre-durante-dopo gara, molto differenti da quelle dell'ambiente bituminoso... Briefing, controlli materiale, sicurezza durante gara, terzo tempo... Il trail è un bel "circo" di matti, divertente, ma molto impegnativo!
A Rimini sono state presentate da Aurelio Michelangeli delle Linee Guida, molto sensate, approfondibili, migliorabili.

Ad Albisola -tutti trail runners :-)- i partecipanti sono ritornati a confrontarsi con quegli stessi argomenti affrontati/stabiliti a Morfasso, e, nonostante tutta l'esperienza maturata da tutti in
questi anni, è stato riscontrato un d'accordo con quanto era già stato stabilito allora, con in più il bisogno di molti, nato da una nuova auto- comprensione, che era il momento di fare un passo di "maturità": quella di unirsi una "associazione".
Non sono in grado di capire l'importanza di questo passo, visto che in fondo, al di là di quello che è un processo formale, delle sigle o quant'altro, tra i presenti, già esiste una associazione (condivisione) nel sentimento che spinge tutti al trail, e la volontà di condividere le proprie esperienze per migliorare questo mondo.

I punti delle Linee Guida sottoscritte dagli organizzatori sono pienamente condivisibili, ma manca una cosa secondo me importante.

Per rappresentarla devo fare una piccola digressione..

Mi è dispiaciuto molto tutta la discussione, alla fine inutile, di definire il Trail, sulla base di percentuali di sentiero/strada, singletrack/campo, altimetria... la discussione ha portato tutti un po "sul sentiero di guerra"...

e poi mi ritorna in mente di nuovo la domanda postami dallo "stradista": "icchell'è il trail?"....

Bene, da quanto ho capito, al di là di tutte le "specifiche" attribuibili, il trail è correre per sentieri.

Che cos'è un sentiero? Wikipedia risponde :

"L'unica definizione giuridica di sentiero la troviamo nel Codice della strada il quale, all'articolo 3 (Definizioni stradali e di traffico), comma primo, n. 48, lo definisce: "Sentiero (o mulattiera o tratturo): strada a fondo naturale formatasi per effetto del passaggio di pedoni e di animali"

L'unica definizione di sentiero ci è data dal CODICE DELLA STRADA!!!!

Riflettere su questo paradosso, ci porta a considerare la differenza sostanziale tra le gare su strada e trail, che è proprio quella relativa alla gestione del percorso, della sicurezza, e in base a questo trattare le probeblematiche risultanti: segnaletica, roadbook, chechkpoint , servizio scopa, modalità di disimpegno di fronte a situazioni ambientali avverse...
Questi temi sono stati affrontati al meeting, e hanno trovato una buona regolamentazione, come esplicata nelle Linee Guida.

Ma è mancata la riflessione sul cercare di capire quali sono i limiti - oltre quelli ambientali- relativi al "partecipante" : limiti fisici oltre i quali non si può andare, di fronte ai quali fermare un atleta, contro la sua volontà, nel rispetto della sua stessa salute. E, soprattutto, i limiti in base ai quali permettere ad un atleta di partecipare. Questa è la fondamentale forma di PREVENZIONE in ambito di sicurezza.

Trail per tutti, ma con criterio.

Va bene il metodo dei colori... ma solo se ai colori vengono attribuiti parametri che consentono l'accesso o meno agli atleti per poter partecipare ad un determinato-colorato evento, senza lasciare questa decisione al libero arbitrio dell'atleta.

Su questo Uisp , grazie al lavoro di Aurelio, Elio e Kappadocio, è, a mio parere, un passo avanti, con la formulazione di una scheda tecnica di sicurezza attraverso la quale stabilire il livello di difficoltà di un percorso, a seconda della presenza di alcune caratteristiche, e con la classificazione di tre tipi di trail secondo la quale solo un tipo di atleta, con determinate capacità fisiche dimostrate in precedenti esperienze e con un determinato bagaglio di attrezzatura tecnica, può partecipare a un determinato evento.


Mi si potrò "additare" il fatto che avrei potuto suggerire di affrontare questo argomento.. è vero. Ma a questo meeting, come a quello Uisp, mi sono presentato come "osservatore", "storico".
A riguardo di questo tema, già precedentemente in altri post del forum ST ho detto la mia , esprimendo la mia pregiudiziale stima verso chi impediesce ad un atleta di partecipare ad un trail, nel suo stesso interesse, non riscontrando in lui i requisiti per potervi partecipare. E diciamo la verità: questa è una cosa utile anche nell'interesse dell'organizzatore, e di tutti gli altri partecipanti ai quali potrebbe venire a mancare il soccorso per colpa di uno o più "improvvisati" trail runner....

domenica 28 novembre 2010

BISCOTTI PROTEICI "CIAO CARB" PROTOBISCO



Ho avuto modo di provare questi biscotti al alto contenuto proteico, e sono rimasto molto soddisfatto dal gusto e dalla loro "sostanza": sono proprio dei biscotti, tipo frollino,  dal peso di 25gr l'uno, venduti a coppia, al prezzo che si aggira intorno ai due euro.


L'apporto di proteine per 100gr di prodotto è di 41.5gr. Poi 10gr di carboidrati, 18.5gr di grassi ( di cui 9,2 saturi), 5,5gr di fibre e 0,36gr di sodio.


martedì 16 novembre 2010

HELLY HANSEN VANCOUVER Waterproof Jacket





www.hellyhansen.com

A partire dal 1877, anno in cui il capitano Helly Juell Hansen inventò la prima giacca impermeabile, Helly Hansen ha rivoluzionato il modo di vestirsi per gli sportivi del settore nautico, outdoor e degli sport invernali.

Il Capitano Helly Hansen, inventò nel 1877 la prima giacca impermeabile per proteggere i pescatori norvegesi durante i piovosi mesi estivi della caccia al merluzzo.
Dopo aver inventato il primo tessuto impermeabile, Helly Hansen ha inventato nel 1960 il primo tessuto in pile e nel 1970 il primo baselayer tecnico.

Il baselayer è realizzato con l’esclusiva Lifa® , un tessuto in polipropilene, che invece di assorbire il sudore, sottrae alla pelle l’umidità e il calore in eccesso, riuscendo a mantenere il corpo asciutto e alla temperatura ottimale durante tutta l’attività sportiva. Tutti i capi impermeabili di Helly Hansen, utilizzano l’esclusiva membrana Helly Teach® impermeabile e traspirante, realizzata in differenti gradi di performance (standard, XP, O2).

La giacca antipioggia Vanvouver è un capo costituito da due strati, quello interno, traspirante, e quello esterno, idrorepellente.
Pesa 530g nella taglia L.

Questo capo veste largo, soprattutto alla braccia, permettendo libera mobilità, anche quando si  indossa,  oltre a un baselayer traspirante,  una felpa, in caso di basse temperature.

Trail delle Terre di Mezzo - Daverio (VA), 14 Novembre 2010

Qui le foto
http://picasaweb.google.com/116060748355297972605/TrailDelleTerreDiMezzo14112010Varese#

Bella
giornata! Il cielo nuvoloso spruzzava gocce d'acqua nell'aere, e
marcava ancor meglio questa giornata d'autunno, senza essere d'ostacolo
al procedere dei corridori. Qualche pozza quà e là, un po di fango
affatto d'impaccio, pochi e necessari i metri di asfalto. Un percorso
nient'affatto difficile da affrontare, 32km sempre corribili; ahimè, questo è
stato proprio il problema, per me (mediocre corridore) e molti altri
che di solito salgon per le montagne: dover sempre correre! :D
E' stata dura,da questo punto di vista, affrontare lunghi tratti di
piano, mantenendo sempre il solito passo, senza quei tratti di salita
che ti costringono alla camminata, che, per quanto dura, spesso però ti
dà un po di "respiro" dal passo monotono e ripetitivo.

Complimenti al gruppo Valbossa per l'organizzazione di tutto l'evento , impeccabile.
Complimenti alla Gilda per l'antipasto della cena di sabato sera, una ricetta semplice, dal sapore intrigante.



martedì 12 ottobre 2010

Convegno UISP "A Tutto Trail", 9&10 Ottobre 2010

Interventi di

ANTONIO GASPARRO, Presidente Nazionale Lega Atletica

SANTINO CANNAVO', Responsabile Nazionale Area Ambiente

GABRIELE BETTELLI, Presidente Sport & Sicurezza

TOMMASO DORATI, Organizzazione e tesseramenti

AURELIO MICHELANGELI, Responsabile tecnico commissione Trail Usip

ELIO PICCOLI, Responsabile settore giovanile Trail Uisp

VINCENZO MANCO, Vice Presidente Nazionale UISP

Coordinatori: BRUNO ORLANDINI, LUIGI VIAGNO', MARIA BELLINI, FRANCESCO CAPECCI


Ringrazio UISP per avermi dato l'opportunità di partecipare a un evento istituzionale, permettendomi di conoscere il fenomeno sport nel suo momento “burocratico”, e  nel suo aspetto sociale e politico. Sociale in quanto lo sport è un espressione e un punto di incontro di esigenze individuali all'interno di una collettività; politico in quanto lo sport è una attività che segue dei valori, è figlia di una cultura e a sua volta crea e diffonde cultura; è , nella sua stessa essenza,  una dinamica politica:  se pensate al Manifesto Trail, vi si “rivendica” l'importanza del rispetto della natura, del prossimo, la ricerca di un equilibrio uomo-natura, l'ecosostenibilità, la solidarietà. Questi sono  valori “umani”, che nascono e vanno al di là dell'ambiente Trail; e poiché l'uomo “è” se non in quanto appartenente ad una comunità, una “polis”, questi valori sono causa e fine di una certa  azione organizzativa,  una politica (poli-technè, technica di organizzazione della comunità). Chi fa trail e concorda nel manifesto Trail,  non può, nella vita di tutti i giorni, appoggiare una politica a favore della costruzione di centrali nucleari o del consumismo sfrenato che genera spropositata monnezza da imbucare all'interno di parchi naturali...  Sarebbe doppiamente folle!
 
La UISP, per denominazione, si occupa di Sport Per Tutti, le cui linee guida sono di organizzare il fenomeno sport come un mezzo per il miglioramento della vita, della salute, di riscoperta e cura  dell'ambiente;  punto di incontro e aggregazione, all'insegna dello spirito di solidarietà. 
La Uisp , proprio in concordanza con lo spirito che lo ispira, ha quindi riconosciuto il “Trail” come disciplina sportiva.

Ma che cos'è il trail?
Un paio di anni fa, quando correvo nelle “redole”intorno casa ad Agliana, zona di vivai, e sui sentieri lungo il fiume Calice, io stavo semplicemente correndo. Fuori strada. E all'interno del  parco di Galceti, sulle colline che portano all'Appennino, io correvo , dove potevo, e camminavo dove non ce la facevo. Non mi sembrava di fare niente di speciale. Successivamente, leggendo riviste sportive,  ho scoperto che questa specialità  di correre era chiamata  “trail running”, che si svolge anche  sulla neve, nei deserti, in tutti gli ambienti naturali possibili, per distanze che non ero ancora in grado di concepire. E di poter fare. Ma lo trovavo avvincente, e ho iniziato a provarci. Ho vissuto  delle belle esperienze.
Non mi sembrava di fare niente di speciale o strano, come lo giudicavano quelli – abituati a correre sull'asfalto-  a cui raccontavo delle mie esperienze e delle grandi imprese affrontate da veri atleti. Per me, invece,  era naturale pensare a quanto fosse strano correre per le strade e in mezzo alle macchine... E poi , una sera, ad una cena organizzata all'interno dei locali di una storica società podistica di Prato, mia città natale, mentre da una parte del tavolo Jurek, Cudin, Vedilei e altri forti atleti parlavano della futura Spartatlhon e di altri grandi imprese affrontate e da affrontare, io ascoltavo i racconti dei “giovani” podisti di un tempo che fù,  di quando, trent'anni fa,  correvano  per le colline di Prato, sui sentieri che seguono o incrociano parti del percorso su cui si svolgerà il  Trail del Malandrino... Correvano la “Un po 'n poggio”, come chiamarono questa gara a quei tempi, nel vernacolo della zona; e così la chiamarono nuovamente  tredici anni fa, quando l'hanno fatta  rinascere dopo una lunga pausa. Trent'anni fa...  non avevano certo scarpe da trail, camelback, calze compressive e gps. E nemmeno tredici anni fa.  Non si può dire che facevano Trail. Semplicemente, correvano.

A noi italiani ci piacciono quelle parole forestiere che suonano bene e in poche lettere dicono tanto, anche se spesso,  molto vagamente.
Ecco quindi il Trail, che non è una nuova invenzione, una nuova specialità sportiva.  Il fatto che sia stato fatto un “manifesto”, non lo ha reso  un “movimento”. Casomai, storicamente e socialmente,  è sempre avvenuto il  contrario:  il movimento, (Stand Alone Complex),  nasce inconsapevole, cresce,  attraverso  grandi imprese e tristi tragedie,  prende coscienza e  cerca parole per definirsi, darsi una forma, per avere un identità, un manifesto. E nel momento in cui il movimento trova forma, si istituzionalizza, cessa di essere movimento,  muore, dividendosi in mille frazioni discordanti...
Il “movimento” del  Trail è quindi ormai giunto alla sua naturale morte.
Resta il Trail e la necessità di regolamentarlo, possibilmente in maniera uniforme. E qui appunto nascono le discussioni, le frazioni, le federazioni....

“I'cchell'è il Traille?”, mi chiedono.
Correre fuori strada, per sentieri in mezzo ai boschi, su e giù pe' monti.
“Unn'è perioloso?”
Certo, lo può essere, come tutte le cose, se non si stà attenti; per questo si usano  delle scarpe
col battistrada “dentato”, per poter affrontare i diversi fondi del terreno, e non rischiare scivoloni e culate. Ma se è asciutto, posson bastare anche normali scarpe da corsa.
“Ma quando tu'vvai da solo, unn' hai paura di “restà” solo? “
Beh, mi porto il cellulare dietro, il fischietto,  e avviso i miei parenti dove vado e quanto tempo al massimo ci dovrei impiegare, dopo il quale poter iniziare a preoccuparsi e chiamare il centotredici.

Proprio oggi ho saputo che questo fine settimana è morto un podista nel Lecchese, che correva in solitaria in mezzo ad un bosco. Non poteva contattare nessuno, forse non aveva avvisato nessuno su dove andava. Un giorno intero, da solo, nel bosco, per poi morire....  Triste storia.
Può succedere, andando per i sentieri, di farsi male. Così come può succedere, correndo per strada , di essere investiti da una macchina, o comunque infortunarsi da soli mettendo male un piede,  ma c'è modo di ricevere soccorso più facilmente. Se perdi conoscenza e cadi a terra, magari per un calo improvviso di zuccheri, o per un infarto, c'è qualcuno che passa di li e può intervenire in tuo aiuto.

Ma nessun ambiente è sicuro al 100%. Statisticamente, si corrono più rischi cercando di attraversare la strada che non facendo arrampicata libera... Ma una tragedia in montagna fa più scalpore; l'essere investiti per strada  è considerata una cosa normale, una conseguenza accettabile del nostro modo di vivere, d'altronde non si può fare a meno delle automobili... Il mondo non si può fermare.
Comunque questo senso di inevitabilità non ci può esimere dal cercare di regolamentare  e costruire auto per rendere le strade più sicure.
Lo stesso deve essere fatto per il Trail.

La sicurezza è-dovrebbe essere  il punto focale per definire e regolamentare un evento Trail.

E di questo aspetto, tra gli altri,  è stato trattato al convegno “A tutto Trail”.
In questa prospettiva , è naturale che all'interno dell'ambito  UISP, la domanda importante non sia più “cosa è il Trail”, ma :
Il Trail è SPORT PER TUTTI?
Si e no.
Come si può stabilire questo?
Tramite alcuni parametri definiti all'interno di una scheda tecnica di sicurezza. E così, in base a questa scheda tecnica,  ne possono uscire tre profili: quei trail che possono essere affrontati da tutti senza rischi (short trail, easy trail, opentrail...); quei trail ai quali, per partecipare,  occorre essere muniti di una specifica dotazione tecnica , obbligatoria;  e trail – ultra- ai quali possono partecipare solo atleti che hanno una certo livello di preparazione ed esperienza.

Mi sembra sia stata adottata un impostazione giusta,  responsabile, che non suonerà certo come una novitàper molti trailer che frequentano il Forum di Spirito Trail, perchè frutto anche dei vari confronti di idee ed esperienze avvenuti in tale prezioso spazio.

Il  significato di questo convegno  non sé stato quello di piazzare una bandiera, di accaparrarsi la paternità del fenomeno Trail, ma di comprenderlo e accoglierlo secondo certe esigenze organizzative e legali. Un atto dovuto dalla Uisp nei confronti di tutti i suoi  dirigenti e tesserati. Un atto responsabile. E, da quel che ho potuto constatare , considerando chi erano i relatori presenti, quello che uscirà, a livello normativo, da questo e futuri prospettati convegni, è e sarà il frutto di persone che fanno trail, vivono di trail; che vi partecipano, che li organizzano.
Non certo di persone e/o sponsor che sono interessate a farne un business.

E , dulcis in fundo, Young Trail UISP : non posso che ammirare e invidiare – benevolmente – la passione, l'amore  per la natura,  per i bambini , che animano questo progetto.
Grazie, Helyos. Grazie da parte di quel bambino che vorrei essere per poter prendere parte a questo progetto: non tanto perchè penso che questo potrebbe fare di me un atleta migliore, quanto di sicuro un uomo migliore.


martedì 28 settembre 2010

I PIONIERI DEL GRAN SASSO, Castel Del Monte, 26.09.2010

Link Web Album http://picasaweb.google.it/116060748355297972605/PionieriDelGranSasso260910#
Classifica   http://www.parkstrail.it/circuiti.php?idevento1=77

Sveglia alle 5, per iniziare a carburare con calma, senza fretta. Con Alessandra, Marco e Simone, abbiamo dormito in un abitazione di albergo diffuso a Santo Stefano
in Sessanio, antico e particolare borgo, molto curato, che è uscito quasi indenne al terremoto che due anni fa ha devastato i più “moderni” agglomerati urbani della zona. Camminare per i suoi vicoli illuminati ad arte, è un piacevole incanto, tra queste abitazioni fatte di sassi che sembrano un prodotto spontaneo della natura, come fossero cresciute dal colle stesso, le une accanto alle altre, le une sulle altre, alcune dentro altre, in modo armonioso, ma senza geometrico rigore. Solo la torre è crollata su se stessa, a causa del proprio tetto -recentemente ricostruito, non in legno, come anticamente e saggiamente era stata fatto, ma col ben più moderno e redditizio (..per alcuni) cemento ….

Mentre prepariamo la colazione, apriamo le finestre, per assaggiare l'aria: nel cielo si intravedono le stelle, buon segno, visto che il giorno prima aveva piovuto. E' fresco, come dev'essere in questo periodo sopra i mille metri di altitudine. Sul tavolo, te, caffè, biscotti, croissant. Alessandra e Marco, da navigati atleti, mangiano una bella  porzione di riso. Io mi prendo un bello spicchio di crostata all'albicocca che mi ero portato dietro.

E siamo pronti. Ci avviamo in macchina verso Castel del Monte, con il bagliore dell'alba che fa capolino dietro le creste dei monti lontani all'orizzonte. Giungiamo al ritrovo che troviamo già qualche altro trailer, in questo paesino ancora addormentato. Piano piano la piazza inizia a riempirsi e tra saluti, abbracci e gli scatti delle fotocamere, i minuti passano veloci ma senza tensioni, perché questa sarà pure una gara, ma soprattutto è una festa, un ritrovo, un avventura.

Aurelio Michelangeli fa il “countdown” e si parte, in allegria, tra le battute spiritose di Massimo (Guidobaldi) che prende in giro gli altri e se stesso, sulla cena della sera prima.

Si inizia a salire, leggermente, e il gruppo inizia a sfilarsi, lungo il sentiero che si snoda tra i colli dal profilo dolce ma dall'aspetto aspro, secco.



Il fondo del sentiero è composto di sassi, per lunghi tratti piccoli e arrotondati, in altri tratti più grossi e spigolosi. Spazi aperti tutto intorno, col cielo nuvoloso che incombe su di noi, ma mai minaccioso. Soffia un leggero vento che non infastidisce, una maglietta e una giacchetta a vento bastano a coprirsi adeguatamente.

Al 5km si trova il primo ristoro, giungendoci dopo aver superato un dislivello di 250 metri, giungendo al punto più in alto del percorso, circa 1700m slm, dopo di che inizia quella che sarà una lunga ma lieve discesa, che al 15°km ci porterà ad un altitudine di circa 1200metri. Da qui inizia una  tratto in lieve salita di 5 chilometri che ci farà passare poco sotto la bianca Rocca di Calascio, per poi dirigerci, dopo altri 5 km di saliscendi, al borgo Santo Stefano in Sessanio, dopo si trova l'unico Cancello del percorso.


Si prosegue poi attraversando ampi campi, alcuni da pascolo, altri coltivati, fino al 40 km, dove si torna a passare al punto di controllo che avevamo superato,  all'andata, al km 7, ripercorrendo per un paio di km il sentiero fino al punto del ristoro incontrato al km5, quindi si inizia a scendere verso Campo Imperatore, dove termina il  sentiero sassoso, e si prosegue attraversando questo immenso altopiano erboso, delimitato a nord dal Corno , scendendo impercettibilmente fino a raggiungerne l'estremità a nord, che finisce nella “bocca” del canyon, allagata dalle piogge del giorno prima, oltrepassata la quale ci si trova gettati in un altro ambiente, roccioso e  arido, dove il sentiero spesso è sabbioso.




Al km 50 si trova l'ultimo ristoro, pochi metri più avanti si sale quello che è il più ripido, seppur breve, tratto in salita, quasi da scalare, appoggiandosi con le mani, sui sassi. L'ultimo – unico – duro vero sforzo prima di affrontare l'impervia discesa che ci riporta a Castel del Monte.




Percorso lungo ma privo di tratti particolarmente duri e tecnicamente difficili, dal dislivello contenuto e spalmato “dolcemente”, sempre corribile (eccetto quell'ultima salita al 50°km, se non da atleti preparati ad alto livello) , sempre affascinante , soprattutto per chi ama trovarsi in spazi aperti, con lo sguardo che può spingersi lontano, vedere fino dove porta il sentiero.Privo di tratti pericolosi, sempre percorribile anche con gli automezzi di soccorso, con adeguati rifornimenti di liquidi ( questo è un trail in semi-autosufficienza)


Per quanto mi riguarda ho affrontato il percorso con spirito conservativo, con l'obiettivo, non solo di arrivare al traguardo, ma anche di arrivarci in forze, poiché dopo mi avrebbero aspettato quei 500 km in macchina per ritornare a casa, che , sotto un certo punta di vista, sarebbero stati – e lo sono stati- più stancanti della corsa stessa ... Quindi sono partito con molta calma: il cancello di 3h30m al 25°km, considerata la bassa difficoltà in senso altimetrico, era tutto sommato “largo”, persino per uno come me, quindi ho affrontato i primi chilometri correndo lentamente, camminando lungo i brevi tratti in salita, così fino al 5°km, poi correndo -senza mai tirare- fino al cancello, raggiunto in 3h. Dopo di che ho mangiato una barretta, camminando un paio di chilometri per non “impedire” la digestione, poi ho  ripreso a correre, arrivando al 30° km in 3h58, poi un altro “pasto”, quindi al 40°km in 5h30. Sceso a Campo Imperatore, km 42, mi sono reso conto che non correvo più con la schiena dritta, ma
con una postura un po ingobbita: questo è il momento in cui occorre tirare fuori la forza di volontà, più che le energie fisiche, per continuare a correre. Cosa che era nelle mie possibilità, ma che non ho fatto, sempre in prospettiva di avere le energie per il viaggio di ritorno in macchina.. Per cui ho attraversato tutto Campo Imperatore
e il Canyon camminando, riprendendo solo a correre nell'ultimo tratto di discesa che porta a Castel del Monte, ma solo perchè in lontananza, direzione Rocca Calascio, vedevo le nuvole scaricare acqua , e non mi andava di venir raggiunto da quelle nuvole prima di aver oltrepassato il traguardo, dopo 8h e 50min. Stanco, ma non
sofferente. Soddisfatto di come sono riuscito a gestirmi, usando più il cervello che le gambe.


Una doccia , un saluto agli amici che sono stati miei compagni di questo bel fine settimana, e senza nemmeno mangiare , sono ripartito, insieme a Simone, per riaccompagnarlo a casa, soddisfatto anche lui di questa sua prima ultra portata a termine raggiungendo anche lui il proprio obiettivo.








lunedì 13 settembre 2010

ECo Trail Colle San Marco, 12.09.10

Bel percorso, senza particolari difficoltà tecniche, (se non un tratto
di singletrack -breve - in discesa con fondo sassoso, in alcuni punto
molto stretto,  che  ti tirava ad aumentar andatura, perchè
cercare di frenare sarebbe stato peggio ..  )in cui varia molto spesso
tipo di fondo e scenario; in particolare alcuni punti come il sentiero
del Lupo, e l'ultima salita finale, quasi una scalinata, sembravamo
immersi in un atmosfera fiabesca; ed anche alcuni tratti meno coperti,
in vetta al colle, dal fondo sassoso, arido, dal quale si poteva
ammirare, ad est, la figura massiccia e nera dei Monti Sibillini.

Molto
soddisfatto dall'ospitalità ricevuta, della sistemazione per la notte
fornita dall'organizzazione, in locali efficenti e puliti, accoglienti.
Ottima la cena preparata dai "ragazzi", fantastica la crostata fatta in
casa!! e poi, la mattina, la colazione: che bello potersi prendere un
caffè all'alba, proprio davanti al punto di partenza, senza la solita
preoccupazione di doversi fare una trasferta mattutina .. tant'ero
rilassato che non mi andava nemmeno di correre! mi sarei goduto la
giornata semplicemente sdraiato in quell'atmosfera.
E invece sono partito, anzi, ho pure tirato! 
giusto il primo chilometro, forse anche un chilometro e mezzo, per
stare insieme a quelli che corrono più forte di me, e potergli fare
qualche foto che non fosse solamente nei primi metri dalla partenza, ma
lungo i sentieri .
Quindi
ho ripreso la mia solita andatura, l'adagio-gaudente del Malandrino,
fermandomi pure a mangiare le more, quando le ho trovate ai bordi del
sentiero 
E pensavo a tutti quelli che quest'anno non hanno partecipato a
questa gare per correre una gara stradale ad Ascoli.. quanto mi è
dispiaciuto.. per loro! tra cemento e gas di scarico... perdendosi tutti
gli aromi che ti può dare la montagna.... Contenti loro.. 
Con mia sopresa, sono arrivato al traguardo in 2h40min, mia migliore prestazione in un trail su questa distanza, senza aver poi faticato tanto... Mi fa piacere, non tanto per il riscontro cronometrico, ma perchè non mi sono sforzato, non mi sono stancato, perchè stavo bene; sto ritornando ai livelli di salute che avevo raggiunto per a maggio per l'Abbots Way. Ho ritrovato il piacere di correre.
Ottimo il pasta party e molto divertente la premiazione finale.
Grande prova di MiticoJane, sempre sorridente e degli altri ragazzi di Cattolica.
Un
piacere rivedere Marco Marini (il vincitore) e Alessandra Carlini (che
deve ancora asciugarsi le ossa da tutta la pioggia pressa alla CCC...), e
l'aver conosciuto i simpatici ragazzi dell' ASD Avis AScoli Team ,
gruppo di atleti veramente tosti!
Complimenti a Beppe e a tutti quanti per l'organizzazione e la segnaletica sul percorso, efficace.

Ecco le foto http://picasaweb.google.it/116060748355297972605/TrailColleSanMarco120910#

Ho corso questa gara con le Hoka One One ai piedi: le avevo provate qualche giorno prima, su una distanza che è la metà di questa. Devo dire che un po mi appesantiscono ancora il passo, soprattutto nei tratti di discesa, non riesco ancora a correrci sciolto, devo ancora trovarci confidenza: non si sentono le asperità, non si soffre per i continui "shock" da impatto con fondo irregolare, il che è un bene;  ma mi manca la sensibilità, e ancora la sicurezza dell'appoggio.



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mercoledì 8 settembre 2010

HOKA ONE ONE





Finalmente ho un paio di HOKA ONE ONE,  acquistate presso KRAKATOA SPORT
Per quanto "ingombranti" non pesano tanto, calzano bene, sono comode.

Bene, per la mia prima uscita con le HOKA ho scelte un percorso breve ma intenso, quello delle 3 Gobbe del Monferrato
http://www.everytrail.com/view_trip.php?trip_id=91901
una piccola skyrace, per quanto riguarda il fondo del sentiero (oggi bagnato, ha piovuto), che non permette mai di trovare un “passo”, dove ogni volta devi stare attento a dove metter i piedi, soprattutto nella discese in singletrack, invase di ciottoli, radici sporgenti, aghi di pino e erba bagnata, nonché rovi!!!

Come lo ho calzate, ho apprezzato subito la comodità e la stabilità che la tomaia da al piede: la linguetta è provvista di occhielli in cui passano i lacci, contribuendo quindi alla stabilità della struttura del mesh, a maglia fine e di spessore molto fino. L'altezza della tomaia, e a sua ampiezza, si sente sotto il piede, e non trasmette il contatto con le asperità, assorbendole come fosse una spugna. Questo mi è risultato un po strano, abituato, come sono negli ultimi tempi, ad indossare le Fivefingers o correre trail con le mie preferite s Helly Hansen Trail Lizard, scarpe minimaliste, poco ammortizzanti ma molto elastiche, reattive.
Quindi sono partito, un po titubante, percorrendo qui trecento metri in piano su sterrato prima di cominciare sa salire.
La prima salita, a freddo, mette a dura prova, è molto intensa. Per la prima volta, salendo, ho avuto la sensazione di sovraccarico al collo del piede: la scarpa, con quella suola così alta, e il battistrada piatto, rigido,senza “ponte” mediano, non è affatto elastica, non mi dava l'appoggio giusto per attaccare il fondo con l'avanpiede, come ultimamente ho imparato a fare grazie all'uso delle fivefinger, (con le quali sto praticando, a piccole dosi, anche sentieri off-road, per rafforzare il piede) ma mi costringeva a posare a terra rollando con tutto il piede, dalla punta al tallone, facendo sì che lo stinco chiudesse di più sul piede nel momento dell'appoggio-carico di spinta. Effetto che, dopo la prima tirata in salita, non si è fatto più risentire: un sovraccarico che non ha avuto conseguenze negative, anzi, uno di quei momenti che se ripetuti, in dosi misurate, potrebbe comunque migliorare certi aspetti della muscolatura, del passo, e anche rafforzare la zona lombare: si, perchè anche li, durante quella salita, si è sentito quel sovraccarico dovuto alla postura conseguente al tipo di appoggio. Questa situazione non si è ripresentato nelle successive due salite, in quanto più brevi.
Durante le discese ho apprezzato la tenuta e la capacità di assorbire, oltre le asperità, anche quegli ”atterraggi” quando ho dovuto saltare un ostacolo, piuttosto che passarci lentamente sopra... Nonostante il fondo bagnato non sono mai scivolato. Ma la poca confidenza con la scarpa, e anche le condizioni bagnate del terreno, non mi hanno permesso di godermi questi tratti come mi capitava di solito.
Nell'unico tratto di discesa corribile, fondo di strada bianca, non sono riuscito a lasciar andare le gambe, a correre “a tutta”, e anche nell'ultimo tratto in piano successivo a questa discesa, non sono riuscito a correre sciolto, ad accelerare, a cambiare ritmo della frequenza o lunghezza del passo: forse sono le mie modeste capacità di runner, ma ho l'impressione che queste scarpe non amino la corsa in pianura.

I lacci sono molto grossi e rigidi, bagnandosi, il nodo, seppur doppio, si è sciolto.

Pe quanto si siano completamente bagnate (sia per contatto con l'erba umida dalla pioggia che invadeva i tratti di single track, sia perchè pioveva sulla seconda gobba , non ho mai avverito una sensazione di piede "inzuppatto".



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domenica 5 settembre 2010

T.A. del Lucente, Borgo a Mozzano (LU), 05.09.10

WebAlbum
http://picasaweb.google.it/116060748355297972605/TADelLucente050910#

Reseconto: Rundiamo, Ant0ni0 ed Io ci siamo trovati a Borgo a Mozzano,
ci siamo avviati attraversando il borgo e abbiamo iniziato a salire lungo la strada , facendo un paio di  di afalto prima di 
raggiungere la bella Rocca, he abbiamo bisitato in lungo e in largo per le sue viuzze che sono teatro anche di gare di mtb, poi di li abbiamo finalmento preso la via 
sterrata, che ci ha portato a superare un bel dislivello, fino al Santuario di Santa Cristina, e di li abbiamo imboccato un bel tratto di singletrack, fino a quando siamo sbucati sulla strada (asfaltata) che ci avrebbe portato a S.Bartolomeo. Fin qui  un percorso
ben segnato dal Cai e anche da frecce e altri segni lasciati per  eventi di MTB che vengono
disputati da queste parti. Sentieri e boschi tenuti bene. Vista l'ora e la
distanza fino a quel momento percorsa, e quella che teoricamente ci spettava da percorrere,
abbiamo deciso di "scendere" e tornare indietro, per essere a
Borgo per l'ora di pranzo. Quindi dopo un tratto di asfalto che ci ha portati a Cune, abbiamo iniziato a tagliare la
via prendendo quei senteiri per trattori che ci hanno fatto attraversare
, in un percorso di trail "selvaggio", bei tratti di boschi, alternati a vigneti e frutteti per
arrivare, senza volerlo, a Borgo, proprio a pochi metri da dove avevamo lascaito
le macchine... Quasi 15km percorsi. Molti i ristori lungo il percorso:
more, mele, pere che ci ha regalato la stagione. E infine un bel
"ristoro" al ristorante il Gecko, proprio di fronte al Ponte del
Diavolo. Per essere stata una prima uscita , improvvisata, in luoghi a noi
sconosciuti, devo dire che è stata un'esperienza positiva, e soprattutto,
la zona ha molti angoli ancora da esplorare. C'è anche il modo,
partendo dalla Rocca , e non da Borgo, di poter eliminare l'asfalto
iniziale...



Antonio e Rundiamo, e sullo sfondo, il Ponte del Diavolo




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venerdì 3 settembre 2010

GLUCOSAMINA & CONDROITINA (+ Acido Ialuronico)

La glucosamina è un composto naturale che l'organismo
ricava dal glucosio.
La glucosamina è necessaria per la produzione di
un'importante famiglia di macromolecole chiamate glicosaminoglicani (GAG).
Con l'invecchiamento, la quantità di glucosamina prodotta
dall' organismo diminuisce. Il risultato è una deficienza di GAG. Allora la
cartilagine e le ossa sfregano uno contro l'altra, danneggiando i giunti e il
liquido sinoviale che li lubrifica diventa acquoso e meno consistente.

La condroitina, appartiene ad una famiglia di polisaccaridi complessi chiamati glicosaminoglicani (GAG).


I GAG sono formalmente conosciuti come mucopolisaccaridi e, nella forma
di proteoglicani, rappresentano la sostanza di base della matrice
extra-cellulare del tessuto connettivo. La condroitina solfato si trova
naturalmente nell'organismo umano nella cartilagine, nelle ossa, nella
cornea, nella pelle e nelle pareti delle arterie.
La condroitina viene prodotta naturalmente dall'organismo degli animali a
sangue caldo, dove è un importante mattone portante nella costruzione
della cartilagine articolare. La condroitina può aiutare a costruire il
tessuto cartilagineo, procurando alla cartilagine spessore e donandogli
l'effetto di cuscinetto.

L'integrazione nutrizionale di glucosamina in combinazione con la
condroitina,  porta beneficio
ai tessuti connettivi.
La codroitina solfato, insieme all'acido ialuronico, è vitale per la
struttura e la funzione della cartilagine articolare, poiché è il
principale aggrecane (una forma di proteoglicani aggregati della
condroitina solfato presenti nella cartilagine articolare). Condroitina e
acido ialuronico conferiscono alla cartilagine proprietà di
assorbimento degli shock, fornendole una pressione gonfiante che viene
mantenuta sotto controllo dalle forze tensive delle fibre di collagene.
Questo equilibrio conferisce alla cartilagine articolare la resistenza
deformabile necessaria alla sua funzione. L'acido ialuronico, che si
trova nel liquido sinoviale, ha anche proprietà di lubrificante  delle
articolazioni. Insieme aiutano a promuovere e mantenere la struttura e la funzione della
cartilagine, alleviare il dolore collegato all'osteoartrite e ad agire
come antinfiammatorio.
Il meccanismo d'azione di queste sostanze non è ben chiaro; comunque, si
ipotizza che agiscano inibendo gli enzimi lisosomiali (enzimi che
distruggono la cartilagine) e stimolino la sintesi dei proteoglicani.

Se dovessimo paragonarli ai
classici antinfiammatori non steroidei (FANS) queste sostanze
presentano degli indiscussi vantaggi, dal momento che hanno la stessa
efficacia dei FANS, ma una tossicità molto bassa; inoltre alcuni studi
suggeriscono come gli effetti della glucosammina e condroitina solfato
persistano per un periodo si 4 settimane dopo la sospensione della
somministrazione.



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mercoledì 1 settembre 2010

ABBIGLIAMENTO ESTIVO : TOP (TEE SHIRT & VEST)

Siamo ormai quasi giunti alla fine di questa estate che, tutto sommato, non è stata poi così tanto calda. E forse, proprio per non aver dovuto resistere a lungo alla sofferenze della canicola, mi è sembrata molto breve....
Questa è la mia seconda estate da podista, e ,  per la mia curiosità, in queste due stagioni ho avuto modo di provare diversi capi di abbigliamento, soprattutto tee-shirt, di varie marche, traendo sensaszioni differenti , spesso difficili da descrivere.
Di seguito stilo una classifica delle mie preferenze.
Di ognuno di questi capi ho sempre preso taglia L, ecceto per la Kalenji, taglie XL.
PS: consiglio di adottare, in estate, maglie bianche, non tanto perchè "attirano" meno il sole, diminuendo cos' il riscaldamente; quanto perchè si notano di meno le chiazze di sudore, e, a livello psicologico, questo aiuta: una minor auto-rappresentazione della "sofferenza" alleggerisce psicologicamente il senso dello sforzo.



1° POSTO : HELLY HANSEN COOL SS , maglietta leggermente elasticizzata, veste normale, è molto morbida e traspirante, non tende ad appiccicarsi alla pelle in presenza di sudore, dà sempre una sensazione di ariosità e freschezza anche in clima molto umido. Nessun problema di irritazione ai capezzoli





2° POSTO : RAIDLIGHT TECH TEE , molto elasticizzata, forse un po troppo "attillata", si comporta bene in presenza di sudore, buona la traspirabilità. Dopo un paio di ore, i capezzoli tendono ad irritarsi ..




3° POSTO : ODLO ASTI , veste attillata,  ma è molto aperta e traspirante, tessuto differenziato fronte-retro; anche dopo un paio di ore di attività non irrita per sfregamento sotto i bracci




4° POSTO : DOMYOS COMPRESSION, maglia compressiva, ho iniziato ad usarla in inverno come strato base sotto giacca a vento o persino felpa, ma mi ci sono trovato bene anche usandola da sola, anche se completamente bagnata di sudore, non ho mai avuto sensazione di poca traspirabilità; mai irritante.






5° POSTO : ADIDAS SUPERNOVA, tessuto  leggero, morbido,
piacevole al tatto, con zone a traspirabilità variabile, soprattutto
sulla schiena, veste larga. Ottima soprattutto con clima temperato; con clima arido e umido, con abbondante sudorazione, tende a "soffocare" la zone delle braccia... Dopo un paio d'ore i capezzoli  tendono ad irritarsi.




5° POSTO: ADIDAS RESPONSE, tessuto leggero e molto traforato, veste ampia, adatta a clima arido, ma tende ad incollarsi alla pelle con l'umidità.






7° POSTO : BROOKS PODIUM, molto traforata ma un po pesante, e, nonostante questo, il tessuto è "fragile", tende a smagliarsi... col sudore si attacca alla pelle




8° POSTO : BROOKS EQUILIBRIUM, maglia bella,  leggera e piacevole al tatto, non è fatta di tessuto traforato, non è adatta a climi caldi, si inzuppa completamente di sudore, incollandosi addosso.. più adatta a temperature medio-basse, e con poca umidità



9° POSTO: KALENJI DEFUZ, per quanto traforata, non è tanto traspirante, male soprattutto quando c'è già clima umido, senza nemmeno correre, da una sensazione di soffocamento, appicicaticcio...























lunedì 30 agosto 2010

ACIDO IALURONICO

L'ACIDO IALURONICO

fonte : http://www.my-personaltrainer.it/acido-ialuronico.html

L'acido ialuronico è una sostanza naturalmente prodotta dal nostro organismo con lo scopo di idratare e proteggere i tessuti.
La particolare struttura chimica dona all'acido ialuronico numerosissime proprietà che lo rendono particolarmente utile sia in campo medico che estetico. La sua capacità di legare acqua ed altre sostanze da infatti origine a gel protettivi, particolarmente utili per la cute e le articolazioni.
Partecipando alla formazione di collagene e tessuto connettivo l'acido ialuronico protegge l'organismo da virus e batteri, aumenta la plasticità dei tessuti e garantisce l'ottimale idratazione cutanea. Ha inoltre proprietà cicatriziali ed antinfiammatorie.
Viene ricavato facilmente in laboratorio e se si escludono isolati casi di ipersensibilità alla sostanza è privo di controindicazioni o di effetti collaterali.

L'acido ialuronico è un componente fondamentale del liquido sinoviale. Tale liquido è posto all'interno delle articolazioni con lo scopo di proteggere la cartilagine dall'usura e da carichi eccessivi. Il liquido sinoviale, oltre ad ammortizzare i movimenti assicura il nutrimento alla cartilagine, accelerandone i processi riparativi.
L'invecchiamento articolare, così come quello cutaneo, si associa ad un decremento nella produzione di liquido sinoviale.
Possiamo paragonare l'azione dell'acido ialuronico a quella dell'olio motore di una automobile. Con il passare del tempo il calore e l'attrito diminuiscono la viscosità dell'olio, rendendolo meno efficace nel proteggere le parti meccaniche. L'acido ialuronico si comporta allo stesso modo all'interno delle articolazioni. Una diminuzione eccessiva di tale sostanza, legata ad eventi traumatici o all'avanzare dell'età, aumenta infatti gli attriti tra le superfici articolari.
L'acido ialuronico è particolarmente efficace nella cura e nella prevenzione dell'artrosi, una patologia degenerativa che coinvolge la cartilagine. Infiltrazioni intraarticolari di tale sostanza possono infatti ridurre il dolore accelerando al tempo stesso i processi riparativi. La terapia a base di acido ialuronico si è dimostrata efficace soprattutto nelle lesioni di media e modesta entità.
Anche in questo campo, come in quello estetico, la sua azione non è definitiva e ciò rende necessaria la ripetizione della cura ogni 6-12 mesi.






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mercoledì 25 agosto 2010

HELLY HANSEN TRAIL LIZARD *****



Ho acquistato queste scarpe per curiosità, più che per convinzione: a vederle su internet non mi ispiravano molta fiducia, e non sono risucito a trovare commenti su di esse su forum. Le ho prese su internet perchè erano ad offerta, ho speso poco, male che vada, ho pensato, ci vado a fare le camminate. Ed ecco che poi mi arrivano. Molto leggere. La tomaia molto eleborata: nella parte mediana, ci sono dei tiranti, rivestiti da una strana pellicola simil nylon, che costituiscono parte integrante del sistema di allacciatura. Il mesh sul puntale e sul collarino sembra quasi un tessuto spugnoso traforato come i mesh di certe t-shirt traspiranti. La retina di protezione sul puntale e sul tallone è di plastica.
Secondo le caratteristiche tecniche della Casa, l'intersuola è costituita da materiale in Eva, più ammortizzante sull'avampiede e sul tallone, e più stabile nella zona del ponte, abbastanza incavato: a vederla non sembra mostrare alcun tipo di differenziazione tra queste zone, ed anzi sembra un tuttì'no con la suola, caratterizzata da una marcato disegno dei tesselli, divisa in tre zone in senso longitudinale: quella centrale formata da tasselli dal disegno a tre punte, mentre quelle laterali costituite da tasselli dalla forma trapezioidale disposti con angolatura di circa 45 gradi rispetto al senso di marcia. Un disegno molto aggressivo.
Indossandole ho avuto qualche perplessità: per quanto la misura della scarpa fosse corretta, sentivo l'avampiede un po troppo libero, poco avvolto nel mesh; lo stesso vale in zona mediana: per quanto abbia strinto i lacci, non mi sembrava fasciare e supportare il piede. Il collarino poi, molto basso, aperto, non avvolge la caviglia. Mi sono trovato molto a mio agio nel guscio del tallone, che presenta una "conchiglia" flessibile, tant'è che sembra non esserci, e forse non c'è: la flessibilità sembra essere solo una conseguenza di quella "rete" protettiva. La sensazione generale sulla calzata (per uno che si trova a suo miglior agio nelle Asics), è stata, al primo impatto, insoddisfacente, tant'è che ho pensato di aver fatto un pessimo acquisto. Troppo leggera, poco protettiva: non mi è sembrata tanto adatta al mio piede, alla mia corsa, visto che spesso mi capita di trovarmi nella situazione di rischiare storte alla caviglia quando il piede mi scivola all'interno in certe fasi di appoggio.
Ho deciso di testare queste scarpe  impegnandole in un'uscita di una quarantina di chilometri, sul tratto Prato-Pracchia, già percorso altre volte, in precedenza, tutto insieme o solo per singoli tratti, e di cui conoscevo quindi le caratteristiche. Camminando o correndo, ho apprezzato subito la qualità di grip, sia in senso di marcia regolare che in fase di spostamenti laterali. La morbidezza e il poco spessore dell'intersuola dell'avampiede mi ha dato molta sensibilità del terreno, e il crashpad assorbe bene le asperità senza mai perdere stabilità, ottimo soprattutto nei tratti in discesa, che fosse su terreno dal fondo molto irregolare di rocce o di argilla friabile, o in quei tratti dove ho trovato ancora del fango dovuto alle piogge dei giorni precedenti. Ci ho anche percorso qualche chilometro sull'asfalto - gli ultimi, tra l'altro - e non mi hanno dato fastidio. Quella sensazione inziale di stare un po troppo largo nella tomaia è scomparsa, forse proprio perchè la suola mi ha dato molta sicurezza, tant'è che in tutto il percorso non mi è mai capitato di scivolare sul terreno, di mettere il piede male e "cadere" all'interno sulla caviglia, di picchiare il puntale contro qualche sasso!!! E dopo una quarantina di chilometri, il piede non risentiva affatto di quella normale stanchezza dovuta ai continui appoggi su terreni sconnessi, come mi sarei invece aspettato. Insomma, queste scarpe mi hanno davvero sorpreso!

domenica 15 agosto 2010

Armonia e/è Salute. I nuovi "amuleti" della salute EFX e TRION:Z

Einstein, con la sua formula E=mc2, (per quanto questa formula, come è stato dimostrato, sia sbagliata) fu il primo scienziato a far accettare all'universo "accademico" -proprio perchè matematicamente espressa-  quella verità sentita dagli esseri umani fin dagli albori della civiltà, quando l'universo  appariva magico e "parlante", pieno di significato "divino", e non un semplice "oggetto" analizzabile e sfruttabile...
Anche un sasso poteva  avere un significato "magico",  al di là dell'apparenza fenomenica della nostra visione tridimensionale, che ci fa vedere gli oggetti, gli altri, come enti diversi da noi, gli uni divisi dagli altri. Al di là di questa tridimensionalità, al di là dove possono arrivare i nostri occhi e gli altri occhi tecnologici (che comunque sono un prodotto della tridimensionalità), al di là di tutto ciò che ci appare come forma, noi siamo energia vibrante in un universo di energia vibrante.
Come diceva Pitagora, "la geometria è musica solidificata". Forse è per questo che si racconta  che "all'inizio fu il Verbo".
E così', dunque, noi siamo energia che vibra. E come tutto ciò che vibra possiamo vibrare armoniosamente o no, e molto dipende da come riusciamo ad "adattarci" al mondo, in quello che facciamo e con le persone che frequentiamo, perchè noi non siamo soli e separati dall'universo, ma vibriamo in mezzo ad esso, ne facciamo parte; quello che siamo dipende molto da quello che facciamo e dove -e quindi con chi- stiamo.
Al di là di questo "macrocosmo sociale" in cui siamo immersi, il nostro stesso corpo è costituito da organi ( o forse sarebbe più corretto, metaforicamente parlando, chiamarli strumenti, facenti parte di un orchestra) che eseguono le loro funzioni interagendo con altri per stabilire un corretto funzionamento, un armonia corporea, uno stato di salute. Quando tutto funziona armoniosamente, ci sentiamo bene, anzi, a volte non ci sentiamo affatto, nel senso che non ci rendiamo conto di essere un corpo. Spesso ce ne accorgiamo quando qualcosa "stona", non funziona, e ci fa soffrire. Raramente ce ne accorgiamo quando ci sentiamo sprizzanti di energia, e, guarda caso, in quei momenti, ci ritroviamo a  cantare, vibranti..
7 sono, in tutto,  i "corpi sottili" di ogni individuo, secondo la metafisica della tradizione teosofica.
7 sono i Chakra del corpo umano, secondo la sapienza indù.
7 sono le note musicali.
La Settima regola dell'"Ottuplice sentiero", il primo sermone del Buddha Shakyamuni, è la "Retta presenza mentale" , è la capacità di mantenere la mente priva di confusione, chiara, equilibrata, armonica.
L'armonia è l'essenza del nostro star bene: con se stessi, con il mondo. E' questo lo stato di salute.
Ci possiamo sentire in armonia cantando in un coro sacro, oppure cantando allo stadio, oppure nel silenzio della vetta di un monte...
Perseguiamo uno stato di salute impostando la nostra vita in modo regolare, seguendo una dieta sana, un lavoro che si adatta alle nostre capacità e desideri, facendo attività fisica.
Ma , quotidianamente,  è molto più facile sentirci in disarmonia con noi stessi, col mondo. E cerchiamo di rimediare, cerchiamo qualcosa che possa aiutarci a ritrovarla. Spesso  cerchiamo di ritrovarla attraverso la via più facile, una "magia", sia che abbia forma di un amuleto, di una una ricetta, di una "pillola" pronta all'uso. Che possa aiutarci, oppure no, spesso dipende molto da quanto ci aspettiamo, da quanto ci crediamo. Quando si dice che la fede può spostare le montagne...

All'interno di una visione olistica del cosmo (cosmo=ordine), si spiegano queste due nuove "pillole" frutto della ricerca tecnologica basata sui rapporti energetici tra uomo-mondo, una basata sul fenomeno "vibrazionale" dell'energia, l'altra sul fenomeno  "magnetico" dell'energia. 

EFX
La tecnologia applicata dalla EFX nei suoi bracciali-collane, come descritto sul loro sito http://www.efxusa.com/home, agisce sui campi energetici attraverso frequenze



"Is your body properly tuned? We are all surrounded by a naturally occurring energy field that constantly reacts to both internal and external influences. When this field is disrupted, the body’s performance and responsiveness is compromised, similar to a precision instrument being out of tune. Conversely, when these frequencies are nurtured, muscles relax, blood flow increases and tension abates.

EFX’s holographic technology contains algorithms and frequencies that interact positively with this energy field in both humans and animals at the cellular level. When placed near the body, especially at key energy centers such as the hands and feet, EFX’s products will harmonize with the body’s naturally occurring bioelectric frequencies.

EFX effectively tunes the body, immediately unleashing its full potential for function and performance.

Some of the most notable results include:

    * Increased balance and strength
    * Enhanced flexibility and motion
    * Better focus and alertness
    * Relief of stress and tension
    * Faster recovery time
    * Abatement of jet lag and motion sickness"



N.B: Notare bene cosa dicono loro stessi per invogliare all'acquisto


TRION:Z
La tecnoliga della TRIONZ:Z http://www.trionz.com/ si basa invece sull'uso di mini campi magnetici, generati attraverso magneti conentuti in aracciletti e collane, che caricati con ioni negativi ci proteggono dai troppi ioni positivi rilasciati dagli equipaggiamenti elettronici che ci circondano.









sabato 31 luglio 2010

T.A. Monte Amiata, Abbadia S.Salvatore 31/07/2010

Foto album
http://picasaweb.google.it/116060748355297972605/TAAmiata31Luglio2010#

Erano girato voci sul forum di Spirito Trail che a settembre quelli dell'Amiata (www.amiatarunners.com) avrebbero organizzato il "Trail del Centenaio", un trail di 21km circa che avrebbe dovuto partire da Abbadia S.Salvatore, per arrivare alla Croce, e poi ridiscendere. Putroppo poi è stato annullato... Ma visto che ci avevo fatto la bocca... ho letto un po il percorso
descritto sul sito, mi sono recato in loco, e sono riuscito a trovare il
percorso (beh, per trovare la discesa della Sposina ho sbagliato al
bivio e perso un'oretta di tempo anda e rianda...).  Mentre splendeva il sole su tutta la Valdorcia, un bel nuvolone vorticava sull'Amiata, sopra i 1500mt... E per tutto il percorso ha tirato vento freddo, e mi sono ritrovato nella nebbia della nuvola. Ma non ha mai piovuto, pe fortuna: avevo ai piedi le Asics Speedstars, non scarpe da trail, fosse piovuto avrei avuto qualche difficoltà..
Il percorso. Si parte, 700mt di strada asfaltata prima di imboccare il sentiero per S.Antonio, che sono almeno 3km di mulattiera facile. Poi inizia la salita delle Metatelle, quasi 5km, che porta alla strada di Rigale, è un percorso adatto alla MTB ; poi si riprende il sentiero al Pian della Pescina, e dopo un tratto di bosco, si riprende a salire lungo la pista da sci
fino alla Croce; di li si ridiscende lungo il Canalone fino a l Rifugio Cantore, poi sentiero in faggeta fino al 1° Rifugio, 500mt di strada asfaltata e si riprende un sentiero che porta all'inizio del tratto della discesa dalla Sposina. La discesa
della Sposina (sempre fosse quella, se gli anziani del rifugio mi hanno indicato
bene) è divertente, ma un po "sporca" e soprattutto il tratto finale, di
difficile individuazione. Dopodichè si dovrebbe entrare nel Castagneto,
e quello l'ho trovato subito (il che mi fa pensare di non aver sbagliato riguardo alla discesa della Sposina); ho pure visto i segni del CAi, ma non il sentiero... o meglio, qualcosa
di simile, una strisciatina di terra calpestata, ma c'era pure un wc abbandonato.... Non un tratto corribile, ne bello... Al che ho deciso di ritornare indietro e 
proseguire per strada asfaltata per far ritorno ad Abbadia. Da rivedere quindi il tratto finale...



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martedì 27 luglio 2010

Cervino X-Trail, Valtournanche 25 Luglio 2010

Road Photo Book
http://picasaweb.google.it/116060748355297972605/CervinoXTrail#




Innanzitutto grazie a Tarcisio, la scopa, se non era per la sua presenza, non penso sarei arrivato in tempo :lol: ... ci ho messo quasi 9 ore a portare a termine questi 42km con dislivello totale di 2400m, che ci ha portati da Valtournanche , 1500m slm circa, fino al rifugio Duca degli Abruzzi, a 2800m slv, a metà percorso, giusto sotto la punta del Cervino, in una giornata che migliore non potevamo trovare. Certo, al mattino faceva fresco, ma una voltapariti, usciti dal paese, per i sentieri assolati, siamo stati proprio bene. I primi 8km, che ci hanno portati al primo ristoro, sono passati facili, pur salendo per 500m, su sentieri ban battuti, corricchiando in compagnia, chiaccherando con  altri trailer con i quali condividevo il passo adagio di chi vuol godersi la giornata.



Da li è iniziata una salita un po più impegnativa, verso Col Finestra, che ci ha portato altri 312m in in km, poi fino al  20km,  abbiamo percorso single track in falso piano che ci ha portato facilmente al Rifugio Duca D'Abruzzo.






Da li una discesa di circa 10km lungo una strada sassosa ma ben calpestabile, che ci ha portati fino a Cervinia (dove ho sostato ad un bar per un pit-stop a base di birra...) , che abbiamo attraversato per poi dirigerci, affrontanto una decina di km di falso piano e ingannevolemente lieve salita, fino a Cheneil, da dove iniziava una discesa di circa 605 di dislivello che ci ha riportato a Cretaz.
Io ho affrontato con saggezza il percorso, non tirando mai, corricchiando per i singletrack in falso piano, riposando qualche minuto quando la salita al rifugio mi aveva indurito le gambe, per ritrovare quella scioltezza che poi mi ha permesso di "divertirmi" un po correndo la lunga discesa fino a Cervinia, 30km percorsi in 5h 15m circa, dopodichè è iniziato il prevedibile "calvario", visto che la mia autonomia, in questo periodo,  si limita a quella distanza. Gli ultimi 12km li ho fatti praticamente camminando, impiegandoci 3h e mezza....E quella discesa, mi ha fatto patire non poco alle ginocchia...



Quando sono venuto a sapere che Mau Scilla aveva commentato che il percorso non era duro... :shock:
Ma oggi, a mente fredda, e soprattutto con le ginocchia avvolte nel
ghiaccio, mentre riguardo tutte le foto che ho fatto, e ripercorro
mentalmente il percorso, non posso dargli torto; il Cervino X Trail, nel
suo insieme, è si duro, ma non ha certo quei tratti duri che ti mettono alla
prova: fino al primo ristoro, tutto liscio, anche troppo, poi si è
salito un po, ma sempre una salita in cui trovi un ritmo, che non ti
spezza il passo e il fiato , così come anche quella che porta al rifugio
sotto la vetta del Cervino; si sale un bel po, ma è un salire "dolce"
(..seppur faticoso..)



dopodichè dal rifugio una decina di chilometri in
discesa dolce fino a Cervinia,



e poi la salita che dal lago porta alla
Pietraia, una bella salita, anche questa, ma non di quelle impossibili
(..per gli altri ;) )



Un percorso dal fondo sempre "regolare", che da sempre appoggio; si
potevano usare tranquillamente scarpe da strada, viste le ottime
condizioni meteo. Nessun tratto "critico" che richiedesse presenza di
personale ad allertare i concorrenti. Il percorso, oltre che essere
suggestivo per quasi tutta la sua totalità (a parte la discesa e la
"visione" di Cervinia..) è molto "naturale", non abbisognava poi di tanta segnalazione. Magari, al posto dei segni di vernice, avrei optato per delle bandieruole rimuovibili conficcate nel terreno.
Giusta la quantità e la disposizione dei ristori. Magari, il terzo ristoro, per quelli come me che ci arrvano verso mezzogiorno, è un po una "tortura": in quei giardini, a pochi metri, i "gitanti" cuocevano l'arrosto sui barbeque.. le salsiccie....
Ottima l'organizzazione, e simpatici tutti quanti!
Veramente un bel trail.
E' stata una bella esperienza, anche nella sofferenza :D
Un grazie a Tarciso, la scopa, che mi ha fatto compagnia negli ultimi chilometri di sofferenza,  e a tutti gli altri organizzatori e concorrenti che mi hanno aspettato calorosamente al traguardo: quell'applauso mi ha emozionato, un  "abbraccio" con cui sono stato acccolto mi ha tolto di dosso quella "tristezza" accumulata negli ultimi chilometri per non essere riuscito a portare a termine questo trail nella maniera in cui avrei voluto, e potuto, al meglio. 
E' stato bello ricevere i complimenti di Dawa Sherpa all'arrivo, vincitore della categoria maschile, e il saluto di tutti gli amici che mi hanno fatto compagnia prima della gara e durante.

Di seguito la cronaca tratta da www.parkstrail.it

 "fin dalle prime battute si era capito che a giocarsi la vittoria
finale sarebbero stati : Giuliano Cavallo, Dawa Sherpa e Cristiano
Campestrin, tre atleti con caratteristiche diverse; quest'ultimo
obiettivamente fino al "Gpm" dell'Oriondé sembrava superiore conducendo
in testa e tenendo facilmente sotto controllo i due grandissimi trailers
che comunque tenevano duro. Al rifugio dell'Oriondé Campestrin accusava
un malessere dovuto alla quota, Cavallo prendeva prepotentemente la
testa che teneva fino a Cime Bianche di Valtournenche; Dawa dal canto
suo (e con tutta la sua esperienza) restava a circa 40 secondi gestendo i
km con grande acume.

A Cime Bianche si faceva sotto, riprendeva Cavallo che comunque
restava attaccato; l'ultima discesa da Cheneil a Valtournenche, è stata
affrontata in maniera pazzesca, Cavallo cadeva consegnando a Sherpa la
vittoria. Campestrin, vista la situazione, ha continuato nel suo passo
regolare, gestendo il terzo posto.


In campo femminile, Manuela Brunero e Alessandra Carlini iniziavano
la gara insieme ed hanno proseguito in questa maniera fino al
rifugio Oriondé, qui la giovanissima marchigiana già terza alla Lavaredo
Ultra Trail ,allungava il passo in discesa costruendo piano piano la
vittoria; la valdostana Brunero concludeva molto bene al secondo posto
con poco più di 8 minuti, terza l'altra valdostana Carmela Vergura al
quarto posto la laziale Maria Teresa Cannuccia . "



domenica 18 luglio 2010

Corsa dei 5 Ponti, S.Clemente in Valle 18.07.10


Su segnalazione di Bussino, oggi mi sono recato a San Clemente in Valle, piccolo e ben tenuto borgo di montagna al di sopra di Loro Ciuffenna (provincia di Arezzo), dove si è svolta la Corsa dei 5 Ponti, appuntamento tradizionale podistico della zona, giunto alla 29 edizione. E con piacere ho scoperto che questo percorso di quasi 8 km, a parte un breve tratto iniziale di asfalto, e alcuni tratti di attraversamento del borgo, si è svolto interamente su strade bianche e con salite impegnative, seppur brevi. Un percorso come quelli dei trail di Pietraporciana o della Ecomezzamaratona di Valdorcia. Un centinaio di podisti al via, marcatamente "stradaioli", di buon livello, hanno affrontato questo bel percorso con sano spirito competitivo in una mattina estiva calda ma per fortuna non assolata. Io sono partito lottando strenuamente per difendere la mia ultima posizione, nonostante questo a metà gara ho dovuto mio malgrado superare qualcuno spompato da una partenza troppo sprint, che comunque poi mi ha ripreso e superato nell'ultimo tratto di discesa. Un solo ristoro, a metà percorso, provvisto di acqua, e tè al traguardo. Ed in concomitanza a questo evento, la Sagra della Ribollita.
L'intero paese in festa, anche perché è stata organizzata una gara per bambini,  per cui intere famiglie erano in piazza. E non mancavano i sani "vecchi" del posto seduti alla panchine lungo le vie con le classiche bottiglie impagliate di vino bianco e rosso, a incitare i corridori.
Un evento che promette sviluppi futuri, da seguire.

http://picasaweb.google.it/116060748355297972605/29CorsaDei5Ponti#

sabato 17 luglio 2010

INTEGRATORI ALIMENTARI PER LO SPORT

INTEGRATORI ALIMENTARI PER LO SPORT

Fonte : www.my-personaltrainer.it


Integratori alimentari per sport di potenza

Creatina: migliora il recupero, aumenta la forza e l'esplosività del gesto motorio, tampona l'acidosi e aumenta le masse muscolari (effetto presunto non ancora accertato). Deficit di creatina si possono registrare nei vegetariani, mentre chi assume notevoli quantità di proteine animali 9 volte su 10 non trae alcun beneficio dall'integrazione

Proteine e di aminoacidi: utilizzati con lo scopo di aumentare la massa muscolare possono favorire l'anabolismo soltanto se l'alimentazione non riesce a fornire sufficienti quantità di proteine.

Amminoacidi ramificati: favoriscono il recupero dopo un allenamento particolarmente intenso e prolungato.


Integratori alimentari per sporti di resistenza


Maltodestrine e derivat
i: utili in caso di impegno fisico prolungato, oltre i 90 minuti. Assumerne circa 30 g per ogni ora di competizione. L'assorbimento è ottimale se vengono aggiunte ad acqua moderatamente refrigerata (circa 10°) con una percentuale di maltodestrine che varia dal 6 al 10 % (60-100 grammi per litro), sorseggindo la bevanda un po' per volta evitando di berla tutta di un fiato.

Amminoacidi ramificati (BCAA)
: sono coinvolti in processi metabolici tramite i quali si ottiene energia dalle proteine. Per questo motivo l'integrazione di amminoacidi ramificati trova giustificazioni in caso di allenamenti prolungati, ridotto apporto con la dieta, gare intense e durature. L'utilizzo degli amminoacidi ramificati a scopo energetico diventa importante soltanto dopo 40-50' dall'inizio dell'attività fisica di resistenza.



LE MALTODESTRINE

I carboidrati rappresentano la fonte energetica principale per il nostro organismo. Insieme ai grassi e in minima parte alle proteine, ci forniscono l'energia necessaria per svolgere le varie attività quotidiane comprese quelle sportive.
In particolare i carboidrati giocano un ruolo fondamentale durante le attività di durata. A parità di ossigeno consumato, il glucosio (derivante dalla demolizione dei carboidrati) è infatti in grado di produrre una quantità di energia (ATP) superiore rispetto ai grassi. Purtroppo, però, mentre le riserve di grassi sono quasi infinite (si parla di kg), le riserve di carboidrati sono limitate (circa 300 g) e l'esaurimento di queste scorte causa un calo della prestazione.
L'assunzione di carboidrati con gli alimenti durante uno sforzo richiederebbe tempi di digestione troppo lunghi, sottraendo energie agli altri processi fisiologici. Da qui è nata la necessità di assumere carboidrati tramite integratori alimentari,   maltodestrine.
Le maltodestrine sono polimeri derivanti dal processo di idrolisi degli amidi (solitamente viene impiegato amido di mais). Tramite processi industriali è infatti possibile modificare i legami chimici che uniscono i polisaccaridi ottenendo carboidrati più o meno complessi. Le maltodestrine così ottenute sono solubili in acqua, hanno un sapore gradevole e risultano di facile digestione.
Durante una gara o un allenamento l'assunzione di maltodestrine garantisce un apporto costante di energia mantenendo relativamente stabile la glicemia.


DOSI E MODALITÀ DI ASSUNZIONE, EFFETTI COLLATERALI

Le dosi e le modalità d'assunzione delle maltodestrine dipendono dal tipo di disciplina sportiva praticata e dalla sua durata.
Ricordiamo che:
   - gli zuccheri semplici o monosaccaridi forniscono energia a breve termine, sono prontamente assimilabili e richiedono brevi tempi di digestione (alto indice glicemico)
   - gli zuccheri complessi o polisaccardi forniscono energia a medio e lungo termine ma richiedono tempi di digestione superiori (basso indice glicemico).

La Destrosio-Equivalenza (D.E) da al consumatore una stima della complessità delle varie maltodestrine. Tale scala può andare da un minimo di 4-6 a un massimo di 36-39. Più alto è questo valore, più corte sono le catene di polisaccaridi e quindi più veloci saranno le modalità di assorbimento ed utilizzazione.

Un ottimo compromesso si può ottenere acquistando maltodestrine a media D.E (20-24). Tuttavia sarebbe ideale assumere maltodestrine a diversa D.E a seconda della disciplina praticata e della fase della competizione, ad esempio durante le fasi iniziali di una gran fondo è preferibile assumere maltodestrine a medio-basso D.E, mentre durante le fasi finali si consiglia l'utilizzo di carboidrati a rapida digestione (D.E elevato)

L'assorbimento delle maltodestrine è ottimale se vengono aggiunte ad acqua moderatamente refrigerata (circa 10°) con una percentuale che varia dal 6 al 10 % (60-100 grammi per litro). E' inoltre consigliabile sorseggiare la bevanda anziché berla tutta in una volta.

In alcuni soggetti possono causare nausea, problemi gastrointestinali ed epatici. E' quindi bene testarle durante l'allenamento per pianificare le dosi e le modalità di assunzione durante la competizione.

L'assunzione prima dell'allenamento o della gara contribuisce alla saturazione delle scorte di glicogeno epatiche e muscolari, ma può causare effetti indesiderati come eccessivo aumento di peso corporeo e problemi gastrointestinali.

Se assunte al termine della competizione favoriscono il riequilibrio delle scorte energetiche. Tuttavia salvo particolari circostanze (competizioni o allenamenti ravvicinati) è preferibile assumere i carboidrati dagli alimenti con gradualità lasciando passare almeno un'ora dal termine della competizione per permettere lo smaltimento delle scorie accumulate durante l'esercizio fisico.

Ricordiamo che i carboidrati assunti in eccesso vengono convertiti in grasso e che è quindi inutile assumere maltodestrine qualora la durata dell'impegno sportivo fosse inferiore all'ora e mezza. Superata questa soglia si consiglia di assumere circa 30 g di maltodestrine per ogni ora di competizione.




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mercoledì 14 luglio 2010

AMINOACIDI RAMIFICATI & GLUTAMMINA NELL'ATTIVITA' SPORTIVA

GLI AMINOACIDI



Fonte: http://www.my-personaltrainer.it/


Gli aminoacidi  sono l'unità strutturale primaria delle proteine.
Nella sintesi proteica intervengono solo venti dei diversi aminoacidi esistenti in natura (attualmente oltre cinquecento). Dal punto di vista nutrizionale questi aminoacidi possono essere a loro volta divisi in due grandi gruppi: quello degli aminoacidi essenziali e quello degli aminoacidi non essenziali.
Sono definiti essenziali quegli aminoacidi che l'organismo umano non riesce a sintetizzare in quantità sufficiente a far fronte ai propri bisogni. Per l'adulto sono otto e più precisamente: fenilalanina, isoleucina, lisina, leucina, metionina, treonina, triptofano e valina. Durante il periodo dell'accrescimento agli otto ricordati ne va aggiunto un nono, l'istidina, in considerazione del fatto che in questo periodo le richieste di tale aminoacido sono più elevate rispetto alla capacità di sintesi.
Sono considerati aminoacidi semiessenziali la cisteina e la tirosina, in quanto l'organismo li può sintetizzare a partire da metionina e fenilalanina.
Sono definiti aminoacidi condizionatamente essenziali (arginina, glicina, glutammina, prolina e taurina) quegli aminoacidi che ricoprono un ruolo fondamentale nel mantenimento dell'omeostasi e delle funzioni dell'organismo in determinate situazioni fisiologiche. In alcune condizioni patologiche questi aminoacidi possono non essere sintetizzati a velocità sufficiente per far fronte ai reali bisogni dell'organismo.

Gli Aminoacidi Ramificati, o BCAA, sono tre aminoacidi essenziali (Valina, Isoleucina  e Leucina) che in particolari condizioni, come l'impegno fisico intenso, vengono utilizzati come substrato energetico ausiliario di grassi e carboidrati.


ALCUNI AMINOACIDI E FUNZIONI

Asparagina
Aminoacido non essenziale, presente soprattutto nella carne (la quota assunta con l'alimentazione potrebbe pertanto risultare insufficiente in un alimentazione strettamente vegetariana). E' coinvolto nel ciclo dell'urea, nella gluconeogenesi e nella sintesi di un importante neurotrasmettetore che migliora le funzionalità cerebrali. Essendo necessaria per il metabolismo dell'alcol, l'asparagina viene impiegata nella preparazione di farmaci per il trattamento dei postumi da ubriacatura.

Acido glutammico    
Aminoacido importante per le funzioni nervose e cerebrali in quanto neurotrasmettitore eccitatorio e precursore naturale del GABA. All'interno del sistema nervoso centrale regola la sintesi proteica e per questo motivo viene utilizzato in caso di affaticamento cronico e nel miglioramento delle funzioni cerebrali (apprendimento, memoria ecc.). Interviene inoltre nella sintesi di acido folico e degli aminoacidi non essenziali.

Acido aspartico    
Presente negli alimenti vegetali ed in particolare nei semi germogliati è un aminoacido importante nell'eliminazione dell'ammoniaca, sostanza tossica per l'organismo che può causare disordini cerebrali. Una carenza di acido aspartico si correla a stanchezza ed affaticamento cronico.

Alanina    
E' il più piccolo degli amminoacidi, rappresenta una importante fonte di energia per il muscolo ed il sistema nervoso centrale, partecipa alla formazione degli anticorpi e in condizioni di ipoglicemia aiuta il metabolismo degli zuccheri convertendosi in glucosio.

Arginina    
Importante amminoacido che, se assunto ad alte dosi favorisce la produzione dell'ormone della crescita (GH). Le sue funzioni sono analoghe a quelle di questo importante ormone (favorisce il mantenimento del trofismo muscolare, accelera la guarigione dalle ferite, favorisce l'utilizzo di grassi a scopo energetico, migliora l'attività cerebrale e le difese immunitarie, partecipa alla sintesi del collagene). E' pertanto indicata nella cura dell'obesità , nella terapia dell'HIV e come integratore per l'aumento della massa muscolare.

Carnitina    
Facilita il trasporto degli acidi grassi a media e lunga catena nel mitocondrio dove verranno ossidati per produrre energia. Particolarmente concentrata nel muscolo scheletrico e nel cuore viene sintetizzata a partire da lisina e metionina in presenza di ferro, vitamina C, B1 e  B6.
Grazie a questo suo importante effetto sul metabolismo dei grassi un'eventuale supplementazione potrebbe essere utile in caso di diabete, obesità e come prevenzione delle malattie cardiovasolari (grazie alla riduzione dei trigliceridi ematici).

Fenilalanina    
Viene utilizzata dal cervello per produrre alcuni importanti neurotrasmettitori che, oltre a migliorare l'umore, allevare il dolore e migliorare la funzionalità cerebrale, riducono la fame e l'appetito favorendo il senso di sazietà. Migliora inoltre la funzionalità tiroidea partecipando alla sintesi della tirosina.

Isoleucina    
Uno dei tre aminoacidi a catena ramificata (gli altri sono leucina e valina), aumenta la resistenza muscolare, rallenta la decomposizione delle proteine strutturali e favorisce il recupero da uno sforzo prolungato. Partecipa alla formazione di emoglobina e alla sintesi dell'ormone della crescita. L'isoleucina supplementare dovrebbe essere unita sempre con leucina e valina con un rapporto rispettivo di 1:2:1.

Leucina    
Ha funzioni simili all'isoleucina.

Lisina    
Aminoacido di cui sono carenti i cereali. Favorisce la formazione di anticorpi, ormoni ed enzimi ed è necessario allo sviluppo e alla fissazione di calcio nella ossa.

Taurina    
Contrasta il processo di invecchiamento grazie alla sua azione anti-radicali liberi. Una carenza di zinco e di taurina può alterare la visione. E' importante nella funzionalità cardiaca ed è usata nella terapia di ipertensione, aritmie cardiache, epilessia e distrofia muscolare.
La taurina è presente in uova, pesci, carne e latte, ma non negli alimenti di origine vegetale. Può essere sintetizzata da cisteina e da metionina in presenza di sufficienti quantità di Vitamina B6.

Triptofano    
Aminoacido che funzione da rilassante naturale alleviando l'insonnia, l'ansia e la depressione (è infatti il precursore di melatonina e serotonina).
Utilizzato con successo nella cura dell'emicrania, dell'ipercolesterolemia e del sovrappeso è contenuto soprattutto nel cioccolato e in banane, datteri, latte e derivati ed arachidi.

Valina    
Vedi leucina




AMINOACIDI RAMIFICATI (BCAA)

A cura del dottor Davide Marciano

Gli aminoacidi ramificati o BCAA sono costituiti dalla Leucina, Isoleucina e Valina e compongono il 35% degli aminoacidi presenti nel muscolo.
A differenza della gran parte degli altri aminoacidi, i BCAA baipassano il metabolismo epatico e intervengono direttamente nel lavoro muscolare, dove servono da donatori di azoto per la sintesi di altri importanti aminoacidi, come la glutamina e l'alanina. Così facendo esercitano un azione anticatabolica sulla muscolatura.
L'integrazione di BCAA permette, quindi, i seguenti vantaggi:

    1.   Maggiore stimolazione della sintesi proteica
    2.   Aumento della resistenza muscolare grazie all'opposizione dell'ingresso del triptofano libero nel cervello. Quest'ultimo è un aminoacido essenziale che negli ultimi stadi dell'attività fisica, quando i BCAA iniziano ad essere usati come substrato energetico, entra nel cervello, dove viene convertito in serotonina, un neurotrasmettitore cerebrale che impartisce la sensazione di affaticamento (questo è un buon motivo per assumere i BCAA prima di un allenamento) 
    3.   Limitazione della formazione dell'ammoniaca (una sostanza molto tossica per i tessuti che si forma durante l'esercizio che impedisce, inoltre, la sintesi proteica).
    4.   Maggiore energia durante gli allenamenti. Questo è dovuto dal fatto che i BCAA durante la loro ossidazione formano alanina, che è il precursore più importante della gluconeogenesi (formazione di nuovo glucosio e quindi energia) nel fegato, mantenendo stabile la glicemia. Senza dimenticare che la sintesi della glutamina dipende dagli aminoacidi ramificati.
    5.   Come gli steroidi, i BCAA funzionano meglio quando il muscolo si trova in uno stato catabolico, dovuto ad esempio da una dieta ipocalorica; quindi i ramificati possono aiutare a prevenire la perdita muscolare durante diete rigide
    6.    Maggiore recupero
    7.    Sistema immunitario più forte

PERCHE' ASSUMERLI PRIMA DELL'ALLENAMENTO

·      Prendere i ramificati prima di un allenamento influenza la risposta di alcuni ormoni anabolici, in particolar modo l'ormone della crescita, l'insulina e testosterone.
·      Inoltre i BCAA bloccano l'ingresso del triptofano nel cervello e quindi avremo più energia.

PERCHE' ASSUMERLI DURANTE L'ALLENAMENTO

·        Prendere i BCAA durante un esercizio fisico potrebbe diminuire la degradazione proteica che si verifica nei muscoli scheletrici nel corso di quel esercizio.
·        Per i motivi su citati, la somministrazione dei ramificati durante l'esercizio fisico può anche servire per alleviare parte della fatica riscontrata in sessioni di allenamento prolungate.

PERCHE' ASSUMERLI ALLA FINE DI UN ALLENAMENTO

·        Per ristabilire le riserve di energia e per favorire la sintesi proteica e quindi diminuire il catabolismo post-allenamento.

DOSAGGI:Bisogna assumere 1g di aminoacidi ramificati per ogni 10Kg di massa corporea. Quindi una persona di 80Kg deve assumere 8g di ramificati suddivisi prima, durante e dopo l'allenamento


LA GLUTAMINA

A cura del dottor Davide Marciano

E'' l'amminoacido piu' abbondante del corpo umano
La sua sintesi avviene principalmente nel tessuto muscolare a partire dagli aminoacidi arginina, ornitina e prolina. Nella figura è illustrata la reazione che porta alla formazione di glutammina a partire dal glutammato

La glutamina interviene:
-  nell'attività cerebrale, dove svolge un'attività stimolante. La glutammina è in grado di penetrare la barriera emato-encefalica ed entrare nel cervello dove viene convertita in glutammato, il più importante e diffuso neurotrasmettitore eccitatorio del sistema nervoso centrale. La glutammina è altresì precorritrice del GABA, un neurotrasmettitore che ha effetti inibitori sulla trasmissione nervosa.
-  nell'aumento di volume delle cellule muscolari favorendo l'ingresso nelle cellule di acqua, aminoacidi ed altre sostanze. Tale attività, secondo alcuni ricercatori, stimolerebbe la sintesi proteica favorendo l'aumento di massa muscolare.
-  nella sindrome da sovrallenamento, esiste infatti una relazione tra il calo permanente dei livelli plasmatici di gultammina e la comparsa dei sintomi del sovrallenamento (stanchezza cronica, calo di peso, perdita di appetito, comparsa di infezioni di lieve entità, nausea, depressione, apatia, aumento della frequenza cardiaca a riposo e diminuzione della frequenza cardiaca di allenamento) .Secondo alcuni ricercatori la somministrazione di gultammina ed aminoacidi ramificati sarebbe quindi utile nei periodi di allenamento intenso per ridurre i rischi di sovrallenamento.
-  nel recupero dopo uno sforzo: alcuni studi dimostrano un ruolo della glutamimina nel favorire l'aumento delle scorte di glicogeno muscolare durante il recupero, probabilmente a causa dell'aumentato ingresso di acqua all'interno delle cellule (ricordiamo a tal proposito che l'acqua è essenziale nella glicogenosintesi in quanto per ogni grammo di glicogeno prodotto si legano ad esso circa 2.7 g di acqua).
-   nello stimolo di secrezione dell'ormone della crescita, se assunta in condizione di bassi livelli di glicemia la glutammina sembra, secondo alcuni studi, stimolare la secrezione del GH. Per ottimizzare questa azione la glutammina andrebbe assunta prima di coricarsi.
-   nell'azione disintossicante e nella regolazione del pH ematico e urinario.
-  nell'azione antiossidante: interviene nella formazione del glutatione, un potente antiossidante esogeno costituito da glicina, cisteina e acido glutammico. Quest'ultimo può essere ricavato dalla glutammina per cessione dello ione ammonio.


GLUTAMINA E ALLENAMENTO

La glutamina è un aminoacido non essenziale e rappresenta i 2/3 degli aminoacidi presenti nella muscolatura. La maggioranza della glutamina nel torrente ematico è prodotta dai muscoli e da alcuni organi, ad esempio il fegato.
Molti degli altri aminoacidi, in particolar modo i BCAA, ne fungono da precursori.
Studi hanno dimostrato che una maggiore idratazione muscolare ne può influenzare la crescita; maggiore è l'idratazione, maggiore è il ritmo della sintesi proteica (anche per questo motivo si consiglia di bere molta acqua). Di logica la diminuzione del volume della cellula è fortemente catabolico. La glutamina è in grado proprio di aumentare l'idratazione muscolare.
L'esaurimento di questo aminoacido segue uno strano corso composto da 2 fasi:
La prima che diminuisce è la glutamina nel sangue  e avviene quasi all'inizio dell'allenamento. Per compensare il deficit, i muscoli iniziano a sintetizzare nuova glutamina da altri aminoacidi, come i BCAA e questo  porta, inevitabilmente, all'esaurimento di questi ultimi. Alla fine, la glutamina appena sintetizzata passa nel torrente ematico, provocandone una carenza muscolare. Tutto questo porta il nostro organismo verso uno stato di catabolismo, dovuto ad una diminuzione di glutamina e di aminoacidi che sono serviti per la resintesi.
Una carenza di glutamina, come detto in precedenza, porta ad una riduzione della sintesi proteica che viene accentuata nelle ore successive ad un allenamento; siccome anche il digiuno notturno causa una perdita di glutamina, i due processi si uniscono ed aumentano il catabolismo. Non c'è bisogno di dire che se ci si allena quando le riserve di glutamina sono ancora basse si va incontro al superallenamento.


PERCHE' LA GLUTAMINA VIENE DISTRUTTA DURANTE L'ALLENAMENTO?

Il consumo della glutamina è notevole durante l'allenamento perché:

    1.  L'allenamento intenso provoca un innalzamento del cortisolo, il quale è una sostanza che ne induce maggiormente lo spreco, degradandola.
    2.  L'allenamento aumenta il consumo dei carboidrati da parte dell'organismo, perciò è molto probabile che calino sia i livelli di insulina che di glicemia. Ciò induce l'utilizzo di altre sostanze, al di fuori dei carboidrati, come fonte energetica; quindi, sia il fegato che i reni captano gli aminoacidi, principalmente l'Alanina e la glutamina, per avere energia.
    3.  Un'altra funzione della glutamina è mantenere l'equilibrio ACIDO-BASE.
    Mentre ci alleniamo con i pesi, i muscoli producono acido lattico, il quale passa nel torrente ematico e lo acidifica. L'aumento dell'acido lattico induce un calo del PH (il PH è la scala di misurazione per la concentrazione di ioni di idrogeno. Un PH al disotto del 7 indica un ambiente acido, un PH al disopra del 7 indica un ambiente basico).
    In tale situazione il consumo renale di glutamina può essere enorme, cosa che indirettamente alza la percentuale di bicarbonato. Dopo che il bicarbonato appena sintetizzato ha raggiunto il sangue, serve da tampone legandosi alla parte acida del sangue per renderla a PH neutro e ripristinare l'equilibrio acido-base.
    4.  La glutamina è un ottimo carburante per le cellule del sistema immunitario.
    5.  L' acido glutamminico prodotto nel cervello dalla glutamina insieme al glucosio è il carburante primario delle cellule celebrali ed inoltre, combinandosi con l'ammoniaca, disintossica il cervello.

ASSUNZIONE

La glutamina da sola è instabile in presenza di acqua, caldo e cambiamenti del PH (ciò ci deve far riflettere su quegli integratoti liquidi che dichiarano di contenere glutammina).
Il problema più grave è che una volta ingerita, gran parte di essa, non riesce a passare nel sangue, ovvero circa il 60 – 80 % viene assorbita dall'intestino; la restante parte è troppo poca per soddisfare le esigenze dei nostri muscoli.
Ottima è la sua combinazione con ALANINA + GLICINA + BCAA. I primi due rendono la glutammina molto più stabile, mentre i BCAA ne sono i precursori.
Alla semplice glutammina viene preferita quella peptidica perché è nettamente superiore.
La glutammina in legame peptidico vuol dire che essa è legata ad un'altro aminoacido che rende il composto molto più stabile.
Studi hanno dimostrato che questa forma peptidica rende la glutamina 10 volte superiore alla forma semplice.  
Inoltre viene consigliata perché:

    1.  Viene assorbita + velocemente
    2.  Non viene usata e degradata dall'intestino e dal fegato altrettanto velocemente quanto la glutamina libera.

DOSI

Vengono assunti 5g. prima di un allenamento e 5 / 10g dopo l'allenamento per avere un recupero più veloce e per ridurre i livelli di cortisolo.



CARENZA DI AMINOACIDI RAMIFICATI E FATICA CENTRALE


Nel corso di un esercizio fisico prolungato diminuiscono i valori plasmatici di BCAA (perché utilizzati a scopo energetico) e glutamina (perché utilizzata per neutralizzare l'iperammonemia)  ed aumenta il valore plasmatico degli aminoacidi aromatici tra i quali figura anche il triptofano.
Il triptofano (TRP) è un aminoacido essenziale ed è il precursore della serotonina, un neurotrasmettitore cerebrale. Il triptofano circola nel sangue legato alla più importante proteina plasmatica l'albumina.
Tanto più diminuisce la concentrazione di BCAA, tanto più triptofano riesce a raggiungere il cervello e tanto più aumenta la sensazione di fatica.
Durante l'esercizio fisico prolungato si verifica un aumento dei livelli plasmatici degli acidi grassi conseguente alla loro mobilitazione per soddisfare le richieste energetiche.
Anche gli acidi grassi circolano legati all'albumina per la quale hanno una affinità di legame molto alta; il loro aumento in circolo spiazza il triptofano dall'albumina con conseguente aumento del triptofano libero.
L'aumento del TRP libero rende più agevole il suo passaggio al cervello ed aumenta produzione di serotonina a livello cerebrale. Un aumento di serotonina a sua volta aumenta il grado di affaticamento ed appannamento a livello centrale, con conseguente comparsa della stanchezza.
Dunque un'adeguata integrazione di aminoacidi a catena ramificata potrebbe prevenire la comparsa del sintomo della fatica durante l'esercizio strenuo.