mercoledì 4 maggio 2011

Via degli Abati - ABBOTS WAY 2011, 125km Pontremoli - Bobbio, 30Aprile & 1 Maggio 2011

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Lo scorso anno avevo percorso la prima tappa del Twin-Team, per cui sapevo cosa aspettarmi, sono andato di passo lento, in compagnia di Rudy e altri che procedevano per la tappa unica, accelerando un po in discesa, dopo il primo ristoro, e camminando poi sulla successiva salita fino al crinale, dove finalmente ho iniziato a correre su un bel tratto di singletrack, molto divertente, e dove ho recuperato Rundi, partito forse un po troppo veloce, tant'è che poi , poco dopo aver superato il 2 ristoro, verso il km 22, ha iniziato ad avere i suoi soliti problemi al tendine, che lo hanno rallentato parecchio, mentre io, nonostante mi fossi trattenuto, sono arrivato a Borgotaro in 4h e 30minuti, più lento di mezz'ora rispetto a quanto ci avevo messo anno fa, ma non lento come avevo programmato (almeno 5h) per affrontare e portare a termine un tappone di 65km... La seconda parte inizia subito con una bella pettata, sono stato al passo della bella Nayla e di Franco , che andavano per la tappa unica, e Mauro Quintavalla, in doppia tappa. Quando il percorso è diventato meno duro, ho tirato un po di più, ma il fondo del percorso è peggiorato un po, abbiamo trovato fango, parecchio fango, soprattutto nei tratti in discesa, dove c'era da stare un po attenti del solito. Ad un certo punto, il fango era come le sabbie mobili: da un tubo sgorgava acqua sul sentiero, che diventava una palude .. non è stato difficile attraversare quel tratto, ma vuoi perchè bagnati. i lacci della scarpa destra si sono slegati. Mi sono chinato ad allacciarli, e rialzandomi, facendo forza sul polpaccio sinistro, ho avuto una contrattura! li per li ho salticchiato sul posto trattenendo gli ingiuri, poi , passato il culmine, mi son fermato, ho chiuso gli occhi, ho sbuffato un po pensando alla stupidità del fatto, e son ripartito. Ho adattato un po il passo per evitare di forzare sul polpaccio; in discesa nessun problema, in piano correndo in stile traversata desertica, in salita... in salita camminata non forzata. E così ho proseguito, molti che avevo lasciato dietro mi hanno ripreso, per un po sono stato insieme a Mauro, poi siamo arrivati all'ultimo ristoro, e li mi son fermato una decina di minuti ad allungare un po i muscoli.

Pochi chilometri ancora ... Per un po sono stato solo, finchè non mi ha ripreso Fedele, gemello di Rundi, partito da Borgotaro, molto affaticato anche lui: la seconda tappa era effettivamente molto dura! abbiamo proseguito insieme, lui ne aveva sicuramente più di me, e mi ha aspettato, in piano e in salita; seguendomi in discesa, dove comunque , lasciando andare le gambe, riuscivo ancora a divertirmi; e così siamo arrivati al ponte di Bardi!

Li sul ponte sul Taro vedevo Augusto e Giancarla farsi quella bella salita con l'obiettivo di proseguire per i loro “ultimi” 60km, mentre io stringevo i denti per i dolori al polpaccio che mi tormentava più che mai, e Fedele mi spronava a salire .. mi sono seduto a terra, tenendomi il polpaccio tra le mani.. mi si prospettava l'idea di un ritiro anticipato, nella mia frustrazione, pensavo “ma come fanno? ,,,non è solo una questione fisica.. da dove traggono la loro forza?”

Un minuto di respiro, per focalizzare l'arrivo ormai vicino, e un pensiero piacevole: un bel gelato. E così , stringendo i denti, ho superato l'ultima ardua pettata, sono entrato in paese, ho visto il punto di arrivo, a pochi metri davanti a me e... mi sono fermato alla gelateria a prendermi un gelato! e con quello in mano, ho attraversato il traguardo della giornata.


La sera, a cena, tra tutti, si sembrava dei ricoverati nel reparto ortopedia.. chi coi muscoli legati, contratti; chi azzoppati, alle prese con le vesciche..

E così, preoccupato, sono andato a letto, sperando di riuscire a dormire bene, per recuperare le energie, con due cerotti al polpaccio stretti da un paio di calze “recovery” .. E così al mattino non sentivo alcun dolore: non sentivo più nemmeno il polpaccio! Magari muovendomi mi sciolgo un po, ho pensato, l'importante e non sentire dolore. Proviamoci, almeno fino a Farini, come prospettato, almeno mi vedo questo tratto del percorso che non conosco.

La mattina si accende, l'aria fresca e pulita, i primi raggi di sole, lo sfondo delle pareti grigio roccia del castello che si tingevano dei colori delle “mute” dei trailers.

Un atmosfera intima, lieve, serena.


E si riparte. E si sale subito, costantemente, abbandonando presto la strada, addentrandoci nel bosco. Con Ruperzio, Ste (Twin team Glu-Glu), Fedele (Twin team dei Malandrini, azzoppato: Rundi non sta bene, non ripartirà): a passo tranquillo, conservativo, davanti almeno 10km di salita... Un bel sentiero, nel bosco, attraversando ogni tanto dei pratoni, incontrando cavalli al pascolo..E il primo ristoro, nascosto tra gli alberi, immerso in un atmosfera da fiaba.


E di li si raggiunge il Monte Lama,



e si inizia a scendere; mi stacco dal gruppetto; lungo le discese riesco ancora a lasciar andare le gambe, mi diverto,


e arrivo al secondo ristoro. Proseguo e dopo un po raggiungo Samuel, e si cammina un po lungo l'asfalto che attraversa Groppallo , li ci raggiunge Da Parma Enrico, 


DaPArma Enrico

che non sembra avere i suoi 67anni! si prosegue più o meno insieme fino a Farini: non ci credo, ci ho messo meno di 5 ore, non sento dolori muscolari , se non una piccola fitta che mi prende giusto in certi movimenti nei tratti in salita, ma niente di preoccupante, per ora. E mi sento di potercela fare, voglio proseguire; è quasi l'una, mi fermo giusto una mezzoretta, il tempo per mangiare un po, per allungare un po le gambe, rilassarmi. Arriva altri “gemelli” che si danno il cambio, e quindi Fedele, che inaspettatamente, trova Rundi – che aveva dato forfait- pronto per partire, e i suoi occhi si riempiono di commozione: questo è il bello del twint-team!

E arriva Ruperzio, breve sosta, e riparto con lui. E' l'una, il sole adesso batte su di noi, proprio ora che dobbiamo attraversare una paio di chilometri di asfalto lungo il fiume, e il caldo si fa sentire un po, non eccessivamente, ma è preferibile prenderla con calma, evitare di sudare e perdere energie che saranno utili nelle prossime salite: perchè c'è da salire un bel po... Io inoltre inizio a soffrire d'intestino, e questo mi costringe ad una prima fermata .. ce ne sarà anche un altra di li a poco... Perdo Ruperzio e mi recupera Nikos, a cammino, col suo lungo passo: per quanto abbiamo la stessa frequenza di falcata, le sue gambe lunghe gli fanno guadagnare un metro ogni passo! E anche lui si allontana. Sono solo adesso, e per fortuna il percorso , che sale lievemente, prosegue al coperto della vegetazione, tratto della cui presenza mi ero dimenticato; questo mi aiuta un po in un momento in cui accuso un po di stanchezza, e trovo sollievo nell'incontrare sul sentiero dei torrenti dove bagnarmi i piedi nell'acqua fresca.


Finisce il tratto nel bosco e mi ritrovo sul sentiero dove un anno prima raggiungsi Geo Geo e sentii il suo GPS segnalare il centesimo chilometro, e so che di li a poco inizia un lungo tratto di salita dal fondo sassoso , che già trovai faticoso l'anno prima, con meno chilometri nelle gambe... e mentre lo affronto, mi meraviglio di riuscire ancora ad andare avanti.. Più in alto trovo Fedele che mi aspetta per farmi una foto.. so che alla fine della salita c'è un ristoro.. e c'è anche la mia macchina, con cui Fedele ci sta seguendo lungo il percorso. Penso che potrei fermarmi, ritirarmi, ho già fatto tanto, più di quanto abbia mai fatto... e mentre risaliamo quegli ultimi metri, Fedele esterna la sua difficoltà a fare quel tratto.. e anch'io non so da dove venga ancora la forza di andare avanti! Eccosi, la “rampa” è finita, il ristoro è all'ombra, trovo Ruperzio e la gemella di Nikos. Do un'occhiata alla mia macchina mentre bevo, uno sguardo a Ruperzio, e mi sembra che la stanchezza se ne sia andata.. ricarico la borraccia di sali minerali e riparto al passo insieme a Ruperzio, c'è ancora diverso dislivello da affrontare prima di arrivare alla Sella del Generale, salendo ci voltiamo indietro a guardare all'orizzonte tutto la superficie terrestre che ci siamo messi alle spalle-- è difficile da realizzare mentalmente la cosa, e ci stupiamo di noi stessi, e allo stesso tempo ci scambiamo i racconti dei nonni, le camminate che facevano tutti giorni, le nostre “imprese” per loro erano cose normali, inquadrate nella prospettiva della loro esistenza. Finisce la salita e ci ritroviamo a percorrere quella strada “bianca” che porta alla Sella, si continua a camminare, inizio a sentire fame, e desidererei in particolare un bel tagliere di formaggi, soprattutto pecorino ben stagionato e salato... il cielo si rannuvola, inizio a sentirmi un po “freddo”, e le gambe un po rigide, così decido di corricchiare un po, per riscaldarmi e slegarmi, per quelle ultime centinaia di metri che mi separano dal ristoro. E li, nella tenda, mi siedo col piatto pieno di minestrone, e mangio di gusto, finchè la verdura finisce e non rimane altro che il brodo, e quindi inizio a inzupparci il pane..che goduria!


E si riparte, e si inizia a scendere, prima sul crinale, poi attraversando gruppi di case, e infine nel bosco, fino e Peli, dove c'è l'ultimo ristoro. Di li un'ultima dura salita su asfalto, che dopo una fontana, riporta su un tratto di sentiero; è caldo , sono stanco, forzo sui quadricipiti, ed è allora che quel dolorino accusato al mattino all'adduttore, diventa un infortunio: non riesco più a forzare, e nemmeno a camminare bene, ogni passo diventa una sofferenza nel momento in cui poggio il piede e scarico a terra.. prosegue stringendo i denti, è dura, ma mancheranno si e no un paio di chilometri... mi recupera Ruperzio,rimastro indietro lungo la discesa, e inizia a “trascinarmi” dietro, incoraggiandomi. Seguo la sua scia, sofferente, riprendiamo pure a corre, che così sento meno dolore; imparo pure a portare la gambe di traverso, in modo da non dover usare i muscoli della coscia, ma forzando solamente lo slancio caricando sulla gamba sinistra, tant'è che di li a poco inizierà a soffrirmi l'avampiede per il carico sopportato! arriviamo all'ultima discesa finale, è una di quelle discese che adoro, dove salterei allegramente, se fossi in forma... e invece non posso “sdarmi” la reattività della gamba destra è minima, continuo a caricare sul piede sinistro... che sforzo gli tocca reggere.. e così passa il primo tratto, poi il secondo, e il terzo.. arriviamo finalmente alla fine della discesa e ci rifermiamo a rifiatare: vogliamo attraversare il ponte di Bobbio “freschi”.. ma dov'è il Ponte? non si vede, tant'è fitta la vegetazione, ma infine appare! è fatta!

Attraversiamo il ponte, e il paese: gli abitanti seduti nei dehor per l'happyour ci applaudono e si complimentano, giriamo l'ultimo angolo e ci ritroviamo nel viale d'arrivo, e dietro la linea ci aspettano seduti i nostri amici, che ci incitano: è il nostro trionfo! dal bar sotto i portici escono Antonio & Rundi, che erano a farsi una birra, ci vengono incontro, ci abbracciano, ci teniamo tutti per mano e attraversiamo il traguardo!



ed è un abbraccio , dopo il traguardo, con Fedele, Nikos, Barbara, Stefania, Aurelio, Mauro, Paolo, Armando, Elio... non ci capisco più niente!

Ce l'ho fatta!

Ho solo voglia di farmi una doccia...



Qualcuno dice che fare 125kn in due giorni fosse peggio che farli in uno, che poi al mattino dopo è difficile ripartire... Non lo so, non penso che sia vero. Non sono tanto i 125km che mi fanno impressione (adesso), ma l'ttraversare un percorso dal giorno alla notte, con la prospettiva di arrivare (al mio passo attuale) verso le 4 del mattino... saltando due pasti regolari... Fra un anno potrò capirlo.

Nemmeno io credevo di riuscire a portare a termine questa gara, eppure mi sono accorto che, a parte gli infortuni, con la testa c'ero ancora, avrei retto altri chilometri! Non si è trattato tanto di cercare di andare oltre i propri limiti, ma di gestire i propri limiti, e gestendoli, li ho superati!

Un tempo (..un anno fa!) dopo una trentina di chilometri, salire le scale di casa era un po difficoltoso. Questa volta non lo è stato! e lunedi stavo bene, non ero per niente legato o dolorante a livello muscolare, le ginocchia non mi facevano male, i piedi neppure (se non qualche falange del piede sinistro per quel sovraccarico negli ultimi chilometri)