lunedì 21 novembre 2011

GoLite Taralite

http://www.golite-footwear.com/images/taraliteTechFeature.jpg

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GoLite Footwear: Taralite

Trail del Monte Casto, 30.10.11

Devo essere sincero: quando sabato son partito da Prato, dall'autostrada osservavo i colli appenninici sommersi in una leggera nebbiolina incendiarsi dei bellissimi colori autunnali in una giornata di cielo limpido e soleggiato.... Mi dicevo: ma chi me lo fa fare! potrei evitare tutte queste ore di macchina per immergermi nei sentieri del mugellese, o andare sul Libro Aperto, fare una malandrinata e restare a mangiare polenta al sugo al rifugio della Croce Arcana...
Ma ho fatto bene a continuare il viaggio, e non ho rimpianto di essermi perso niente di tutto ciò: Biella, per la sua storia artigianale-industriale, è una sorella maggiore e più ricca della mia Prato, ed ho trovato affascinanti quei ruderi di fabbriche del tessile lungo il fiume, quasi facenti parte ormai della natura stessa; e i sentieri sono molto simili a quelli nei quali amo immergermi, in mezzo ai boschi autunnali correre su fondo di terra umida, morbida, tra le foglie cadute, nei colori di fiamma dei rami che contrastano col verde del sottobosco, ambienti in mezzo ai quali ben si integrano e spiccano i colori delle tenute dei trailer! E che bello superare la vetta del Casto e trovare le nebbia! e quella discesa, e quei tratti in single track, dopo il ristoro, sono stati molto divertenti! Un percorso, quello della mezza, che non annoia mai, attraverso faggete, abetaie, castagneti, non ti fa mancar nulla delle atmosfere che questi tipi boschivi sanno regalare in questo periodo dell'anno.
Il Trail del Monte Casto è più famoso per essere una festa, e non immaginavo di trovarmi bene su questo bellissimo percorso (ho fatto quello di 21km) con ai piedi le Vibram Fivefingers



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domenica 23 ottobre 2011

MONTRAIL BADROCK + 700KM



E' passato un po di tempo da quando ci ho fatto i primi 100km..
http://corrigaggiocorri.blogspot.com/2011/04/questa-scarpa-e-stata-una-vera-sorpresa.html

adesso queste scarpe ne hanno superati 700!! E devo dire che mi hanno meravigliato, per essere arrivate a questa quota ancora in forma ed efficenti. Avevo i miei dubbi sulla durata degli inserti in pelle nella zona dell'avampiede, ed invece hanno resistito bene, come del resto il mesh della tomaia, il rivestimento interno in zona tallone, il collarino, e tutta la struttura dell'intersuola. La suola presenta evidenti segni di consumo, ma resta tuttavia efficace, e tutta la scarpa non ha perso le sue caratteristiche di comodità e ammortizzazione. Ci ho corso l'Abbost Way, in due tappe, e dopo quei 125km i miei piedi non presentavano vesciche o postumi da sovraccarico, mentre il resto del mio corpo, invece, era un pochino devastato...

Da notare come questa scarpa, dotata di fluidpost, che ha una capacità adattativa con funzione di supporto per chi ha un passo con appoggio pronatore, si è adattata anche al mio piede, che ha appoggio da supinatore; tant'è che questa scarpa, che teoricamente avrebbe dovuto mostrare un marcato consumo della suola nella zona esterna, presenta invece un consumo abbastanza omogeneo nella zona dell'avampiede, e uniforme nella zona zona del tallone.


Adesso aspettiamo di vedere come saranno dopo i 1000km.....














giovedì 13 ottobre 2011

INOV X-TALON 190


Con l'uscita odierna, le mando in pensione : evidenti segni di usura, riparati alla meno peggio col "bostic", non la rendono più tanto comoda ..





Questa scarpa rientra in quella tipologia che "oltremanica" chiamano "fellow", praticamente corsa campestre, su tracciati di saliscendi sulle colline, dove il percorso da seguire è segnalato da frecce piantate in terra. Percorsi trail senza sentiero battuto, fondamentalmente morbido, di erba bagnata e fango.
Percorsi che non richiedono tanta protezione per il piede, ma tanto grip.
Queste scarpette incarnano pienamente questo spirito: estremamente leggere (190gr) , traspiranti , senza protezione al puntale (giusto una colata di un qualche materiale tanto per renderla un attimino contanitiva), senza conchiglia al tallone, con poca e morbida intersuola, ed una suola molto molto marcata.


Con l'uscita odierna, le mando in pensione :
evidenti segni di usura, riparati alla meno peggio col "bostic",
non la rendono tanto comoda .. forse era meglio lasciarla "spuntata"



L'intersuola permette completa libertà di appoggio del piede, seguendone ogni torsione. E permette totale sensibilità del fondo. In un certo senso, si può dire che si hanno sensazioni "barefoot" più con questa scarpa che con altre (Fivefingers, Merrel Trailglove, New Balance MT10), in quanto l'intersuola non dà alcuna protezione; è morbididissima, ha uno spessore irrisorio, 6 mm all'avampiede e 9mm al tallone. La suola è fatta di un materiale più rigido rispetto a quello dell'intersuola, ma dato il suo minimo spessore, non ha alcuna funzione di guscio protettivo/scudo anti-intrusione .
Naturalmente, da una scarpa ridotta all'osso, anche per quanto riguarda la tomaia, non si può pretendere che durino parecchio; ma nonostante tutto, sebbene la tomaia presenti evidenti segni di degrado e usura nei punti di torsione, il comparto intersuola-suola conserva ancora le sue caratteristiche originali, anche dopo averci percorso circa 320km.


Internamente, il rivestimento non presenta segni di usura, e il collarino leggermente imbottito mantiene ancora bene. La scarpa , col suo sistema di allacciamento che si connette ai tiranti di plastica che fortificano la tomaia, veste ancora molto bene. Non mi è mai capitato di mettere il piede in fallo, nonostante l'abbia usata su terreni poco "campestri", tipo la discesa finale al Trail "Tra Mare e Cielo", dove andar piano è difficile, trovare un posto dove mettere piedi in sicurezza, pure ...

sabato 8 ottobre 2011

CANNONDALE FLASH 29er 3 Alluminio

Specifiche:
Telaio: Flash 29'er, SmartFormed alloy, SPEED SAVE, BB30, 1.5 Si head tube
Forcella: RockShox Recon Gold TK 29, 80mm, Solo Air, lockout, rebound, 1.5"
Pedali: Shimano M552, 42/32/24
Movimento Centrale: Shimano
Comandi Cambio :Shimano SLX
Guarniture:SRAM PG-1030, 11-36, 10-speed
Catena:KMC X10, 10-speed
Deragliatore anteriore :Shiimano Deore
Deragliatore Posteriore :Shimano SLX
Cerchi:Maddux DC3.0 29'er, double wall, w/eyelet, 32 hole
Hubs: Formula DC20 front, DC22 rear
Gomme: Schwalbe Rapid Rob, 2.25"
Pedali: FPD alloy platform
Freni: Avid Elixir 1, 180/160mm
Manubrio: Cannondale C3 riser, 680x20mm, 6061
Stem:Cannondale C3, 1.5", 31.8
Piantone: Tange 1.5 Custom
Spokes:Stainless Steel, black, 15g
Grips: Cannondale alloy locking grips w/closed end
Sella: Cannondale Stage 2
Seat Post:Cannondale C2, 27.2x400mmAggiungi immagine
Pignoni :Shimano SLX


Cannondale Flash 29er 3

Cannondale Flash 29er 3


Cannondale Flash 29er 3

Avevo ordinato questa biciletta giusto una decina di giorni fa, presso LENZI BIKE, e mi era stata data disponibilità verso fine mese. Invece ieri mi è arrivata la telefonata che era pronta, che potevo andarla a prendere! Ho vissuto la giornata come un bambino vive la vigilia di natale! bello poter riprovare certe emozioni. Da mesi ormai volevo la bici nuova, una 29er, deciso di prendere una Cannondale Trail; poi, quando ho scoperto che esisteva una Flash in alluminio, con forcella "normale" (non la costosa Lefty..) , abbordabile nel prezzo - me ne sono innamorato!
Telaio dalle geometrie "spinte", molto sportiva, resa ancor più grintosa dal colore nero opaco.

lunedì 3 ottobre 2011

DOLORE AL BICIPITE FEMORALE




Cenni teorici sui dolori accusati al bicipite femorale: cause e proposte di alcune soluzioni.
Muscolo bicipite femorale
Come dice il suo nome, ha due capi di origine. Il capo lungo origina dalla tuberosità ischiatica, il capo breve dal terzo medio del labbro laterale della linea aspra. Il tendine di inserzione comune prende attacco sulla testa della fibula (o perone) e sul condilo laterale della tibia.
Contraendosi, flette la gamba, estende la coscia attraverso l’articolazione dell’anca e consente la rotazione esterna della coscia attraverso l’articolazione del ginocchio. È innervato dal nervo tibiale (capo lungo) e dal nervo peroniero (capo breve) (L4 – S1).




Dolore a livello del muscolo bicipite femorale
Il dolore accusato a livello di questo muscolo può dipendere da vari fattori che elencheremo di seguito in dettaglio:
1) Corsa su superfici dure (esempio: asfalto):
I muscoli della coscia, sia anteriori che posteriori, operano un’azione di sostegno e ammortizzante durante l’esercizio della corsa, che se associata all’assorbimento di tutte le vibrazioni provocate dall’urto del piede al suolo, può portare ad affaticamento dei muscoli implicati in questa azione.
Il dolore che può essere accusato è un irrigidimento dei muscoli della coscia, avvertibile a volte più nella parte anteriore e a volte più nella parte posteriore a seconda dello stile di corsa (per dare un’idea più chiara, la sensazione di dolore si avvicina a quella provata il giorno dopo una corsa di qualche chilometro in discesa).
Il problema che si viene a creare è facilmente risolvibile, dato che sarà sufficiente effettuare le sedute di allenamento su superfici morbide come erba, sabbia o anche sulla pista di atletica (se non tutte le sedute, alcune effettuarle su superficie morbida).
2) Scarsa decontrazione e scarsa mobilità:
È possibile che si accusino dolori ai muscoli posteriori della coscia durante periodi di allenamento per la corsa, in quanto sono fra i muscoli più impegnati in questo tipo di attività. Sono muscoli che vanno curati molto dal punto di vista della decontrazione che può essere perseguita con massaggi, con accorgimenti per mantenere questa parte del corpo sempre al caldo e con allungamento.
Varie teoria ipotizzano che lo stretching sia utile all’esercizio della pratica sportiva, in quanto preserva le strutture muscolari da stiramenti, contratture e strappi. Altre teorie affermano che, al contrario, non sia utile o possa essere dannoso.
In fisiologia si è indagato sull’allungamento muscolare ed è stato visto che la forza di contrazione di un muscolo è in relazione al numero di ponti trasversali* attivi (maggiore è questo numero, maggiore è la forza sviluppata) e che, per sviluppare forza, i ponti trasversali di miosina devono potersi fissare all’actina. Ma se il muscolo è significativamente più corto della sua lunghezza ottimale, la tensione sviluppata durante la fase di contrazione è ridotta perché, nonostante i ponti trasversali siano tutti attivi, i filamenti sottili cominciano ad accavallarsi. Questo interferisce con lo sviluppo della forza quindi il muscolo, ad ogni contrazione, genera meno forza di quanta potrebbe generarne in condizioni ottimali.
Da questo si evince che mantenere il muscolo alla sua lunghezza ottimale è necessario se si vuole conservare la capacità di sviluppare forza. Ne deriva che è utile allungare la muscolatura e mantenerla sciolta e decontratta per affrontare al meglio gli impegni muscolari derivanti dagli allenamenti e dalle gare.

Fig. A Riproduzione schematica (a) e una microfotografia al microscopio elettronico (b) riguardanti la posizione relativa dei filamenti di miosina (arancioni) e astina (blu) di un sarcomero rilasciato (in alto) e contratto (in basso).

Fig. B: Curva tensione-lunghezza: la curva della tensione sviluppata da un muscolo è espressa in funzione della lunghezza del muscolo a riposo. Il segmento centrale (verde) indica la lunghezza ottimale. I sarcomeri, rappresentati in maniera schematica, mostrano gli spostamenti dei filamenti spessi e sottili in relazione alle variazioni di lunghezza.
*(ponte trasversale = struttura a forma di “mazza da golf” che costituisce parte della proteina contrattile miosina e si compone di coda, testa e sito di fissazione all’actina).
I metodi migliori che si conoscono al giorno d’oggi per mantenere la lunghezza del muscolo a livello ottimale sono la mobilità articolare e lo stretching attivo (stretching in movimento che si attua contraendo i muscoli antagonisti per rilassare i muscoli di interesse) e la tecnica di stretching PNF (Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation - detta anche stretching propriocettivo). Nel caso del bicipite femorale (e loggia posteriore della coscia in generale) possiamo proporre alcuni esercizi:

Fig. C: Esercizio – Andatura con flessione-spinta successiva in alto-avanti degli arti inferiori. Si esegue anche con cavigliere in serie di 30/40/50 ripetizioni per aumentare la forza dei muscoli ileo-psoas e accentuare la decontrazione dei muscoli bicipite femorale, semitendinoso e semimembranoso.

La tecnica PNF si basa sul principio della contrazione e del rilassamento dei muscoli antagonisti, come l’esercizio precedente, ma con la differenza che si separa il momento in cui avviene la contrazione degli antagonisti da quello in cui avviene l’allungamento dei muscoli di interesse.  Per procedere con la tecnica occorre assumere per 15-20 sec. una posizione di contrazione dei muscoli antagonisti (nel nostro caso i muscoli anteriori della coscia) per poi ritornare in posizione di rilassamento. In seguito eseguire un esercizio di stretching passino con l’obbiettivo di allungare i muscoli di interesse (nel nostro caso i muscoli della loggia posteriore della coscia). Si otterrà così un allungamento maggiore di questi muscoli perché sono stati precedentemente rilassati a causa della contrazione dei muscoli antagonisti, come già specificato in precedenza.

3) Eccessiva eversione dovuta all’utilizzo di scarpe anti-pronazione:
L’eccessiva eversione (o supinazione), soprattutto se è veramente abbondante, causa dolore a questo livello, perché costringe il muscolo bicipite femorale ad un eccessivo lavoro di stabilizzazione del ginocchio. Questo tipo di appoggio può essere dovuto:
  1. all’utilizzo di scarpe della “Categoria A4 – Antipronazione – Stabili – Con supporto” quando non si ha effettivamente bisogno di questo tipo di calzature;
  2. a problemi legati all’appoggio del piede, dovuti al fatto che durante la fase di accrescimento si è sviluppato un errato schema motorio riguardante l’appoggio del piede, oppure ad un incidente che ha generato squilibri dal punto di vista propriocettivo portando la persona ad appoggiare il piede a terra in modo errato;
  3. a problemi legati alla postura, quindi alla colonna vertebrale, che causano squilibri a livello del bacino facendo si che un arto sia apparentemente più lungo dell’altro;
  4. a effettiva differenza di lunghezza fra gli arti inferiori (in questo caso potrebbe accadere che l’individuo, dopo un periodo di assestamento, non accusi più nessun dolore per il semplice fatto che il corpo ha trovato il suo assetto tramite una postura differente, ma funzionale).
Le soluzioni ai precedenti tipi di problema legati all’appoggio del piede a terra sono le seguenti:
  1. utilizzo di scarpe della “Categoria A3 – Neutre – Massimo ammortizzamento” al posto delle scarpe della categoria anti-pronazione;
  2. procedere con una riabilitazione dal punto di vista della propriocezione, con tavolette propriocettive e altri mezzi di allenamento utili a perseguire tale scopo;
  3. esecuzione di un programma di esercizi posturali che aiutino a correggere la postura (se necessario utilizzare plantari personalizzati o scarpe anti-supinazione);
  4. se non c’è adattamento o se questa fase causa problemi seguire le stesse indicazioni del punto precedente.


4) Trauma dal quale non si è guariti completamente:
Il dolore può essere dovuto ad un trauma dal quale non si è completamente guariti, probabilmente per mancata riabilitazione, o da un inizio di preparazione troppo intenso per mancata gradualità negli allenamenti o composto da allenamenti troppo estensivi dal punto di vista dello sforzo (come ad esempio da 0 km a 20 km in poche settimane).
Come già descritto nel punto precedente occorre intervenire con una riabilitazione dal punto di vista della propriocezione, con tavolette propriocettive e altri mezzi di allenamento utili a perseguire tale scopo, aggiungere del riposo in più durante ogni microciclo e dopo ogni macrociclo di allenamento e correggere la gradualità degli allenamenti stilando programmi adeguati alla preparazione fisica dell’atleta in esame.

5) Crampi
Durante la pratica della corsa, possono insorgere a questo livello, crampi muscolari anche di lieve entità che si camuffano sottoforma di dolori più simili a contusioni. È pertanto consigliato e necessario operare una valutazione dell’apporto idro-salinico che si effettua con la dieta, tenendo bene in considerazione se si assume una giusta quantità di Potassio [3100 mg/die – dai LARN o Livelli di assunzione giornalieri raccomandati per la popolazione Italiana] (lo si trova molto abbondante nella soia, nello stoccafisso secco, nei fagioli borlotti secchi, nei fichi secchi, nelle prugne secche, nei datteri e nelle castagne, mentre nelle banane, che sono famose per i livelli di potassio, non è così presente come nei precedenti alimenti, ma sono facili da mangiare e se ne mangiano in quantità maggiori) Magnesio [150-500 mg/die – dai LARN] (lo si trova molto abbondante nei fagioli borlotti secchi, nei fiocchi d’avena, nelle noci secche) e Acqua [molto importante per il corretto funzionamento di tutte le reazioni chimiche del nostro corpo, per l’ammortizzazione e il corretto funzionamento delle articolazioni e per la termoregolazione tramite sudorazione].

Per dolori di tipo acuto, tali da sospettare la presenza di contratture, stiramenti o addirittura strappi, è indispensabile consultare un ortopedico ed effettuare un esame di risonanza magnetica.



Scritto e realizzato da:
Fusetto Diego, Dottore in Scienze Motorie
Fusetto Matteo, Dottore in Scienze Motorie



Fig. A – da: Fisiologia umana, William J. Germann e Cindy L. Stanfield – EdiSES.
Fig. B – da: Fisiologia umana, William J. Germann e Cindy L. Stanfield – EdiSES.
Fig. C – da: L'allenamento del giovane corridore dai 12 ai 19 anni di Carlo Vittori - Supplemento al n. 1-2/97 di Atleticastudi.


martedì 27 settembre 2011

Merrel Trail Glove

La Trail Glove è la calzatura con la quale Merrel interpreta la filosofia del “barefoot running”, i cui benefici, ci ricordano, sono quelli di stimolare il piede e il corpo, in modo da riallineare una naturale bio-meccanica del passo e rinforzare i muscoli e i tendini. Naturalmente Merrel avverte che occorre gradualità per ottenere risultati soddisfacenti e progressi salutari.



La Trail Glove si presenta come una scarpa dal look “normale”, quasi elegante, assomigliando molto a certe scarpe da passeggio estive. La tomaia è costituito da un mesh leggero e traspirante, trattato con la tecnologia antimicrobica Aegis shield. La parte interna, nella zona del tallone, e per tutta la linguetta, è rivestita con un materiale che al tatto sembra panno, molto morbido e antisfregamento. Questo permette di non dover indossare calzini. Naturalmente, proprio perchè progettata “barefoot”, questa scarpa manca di conchiglia al tallone. Comunque, grazie a un rinforzo di tipo sintetico che ha funzione contenitiva, e al meccanismo di allacciatura, collarino e talloniera vestono bene il piede.
L'allacciatura è di tipo tradizionale – ha i lacci - ma è articolata : gli occhielli non sono posti sui bordi della tomaia,  sono arretrati, e costituiscono la parte estrema di alcuni inserti in materiale plastico che hanno il compito di rinforzare la tenuta laterale del piede. Gli occhielli sono collegati tra loro da strisce in tessuto che , internamente, funzionano da tiranti dei due margini della tomaia, passando sopra la linguetta imbottita; mentre sulla superficie esterna , costituiscono le sole in cui passa il laccio. Questo sistema garantisce un ottima tenuta del piede e  permette di non avere punti di pressione sulla linguetta dovuti ai lanci, in quanto la loro sezione è rotonda, mentre queste strisce di tessuto sono piatte e distribuiscono in modo uniforme la tensione.  Gli ultimi due occhielli sono anellini metallici posti sul bordo del collarino, ma il secondo non è coperto dalla linguetta, per quanto possa essere lontano dal contatto con il piede, proprio per quel minimo  spessore creato dal collarino li vicino.
La zona dell'avampiede è ben progettata, spaziosa, e protettiva: il puntale si estende  dal  punto dove è alloggiato il mignolo, fino al punto in cui iniziano le falangi dell'alluce, composto da un rivestimento plastico sagomato seguendo quella che è la meccanica delle torsioni del piede, risultando meno profondo la dove potrebbe creare inutile rigidità, e creare tensioni che alla lunga produrrebbero effetti di usura al materiale stesso della protezione, e smagliature del mesh.



Il complesso suola-intersuola è progettato dalla Vibram.
L'intersuola è costituita da un guscio di materiale eva morbido che segue conformazione del piede ed ha una funzione “assorbente” (preferisco questa dicitura ad “ammortizzante”) degli urti. Lo spessore in zona tallone è di 4 millimetri, mentre sull'avampiede è di 1mm. La suola è molto scolpita, in modo articolato, e nella zona del puntale è più spessa (compensa quei 3mm di differenziale dell'intersuola), ed ha anche funzione protettiva. I tasselli risultano essere abbastanza rigidi, e nelle varie zone della pianta, hanno un disegno con esposizione mirata a portare grip nel senso delle forze che agiscono nel momento dell'appoggio: così sono molto inclinati, rispetto alla longitudinale del piede, sulla parte esterna della pianta, per garantire maggior presa negli appoggi laterali. Da notare poi che nella zona delle falangi, la scolpitura è più bassa rispetto alle altre zone, a formare un vuoto che asseconda la meccanica dell'appoggio, garantendo maggior elasticità nella rullata.


Ho provato questa scarpa negli ultimi giorni, ci ho percorso 80km su strada, su strada bianca, su sentiero sterrato con fondo di tufo bianco tipico della Val Talloria, attraversandone i vigneti, tra i quali quelli della Fontana Fredda; su sentieri singletrack dal fondo sassoso tipico delle montagne della Val Bisenzio, attraversando i terreni delle cave di ferro; sui sentieri che iniziano già a ricoprirsi delle foglie d'autunno. Ed in condizioni di fondo bagnato.




Ho trovato la scarpa differente dalle altre rinomate scarpe barefoot, le 5Fingers, già da fermo, e camminando in piano: non sembra di poggiare sul tallone, anche da fermo, per quanto sia dichiarato una differenziale pari a 0 tra tallone e avampiede; camminando sembra che l'avampiede sia leggermente rialzato, l'appoggio avviene sulla parte vicina all'arco del piede, e questo porta a compiere una rullata che coinvolge solo l'avanpiede; questa impostazione comporta una migliore meccanica durante la corsa, in quanto carica meno il peso sulle dita dei piedi, cosa che si apprezza ancor di più in discesa, sia quando si può correre fluidamente su asfalto, anche nei tratti con molta pendenza; sia su tratti di discesa anche tecnici, dove permette un ottimo e sicuro appoggio, sempre e solo sull'avampiede, senza mai coinvolgere la zona del tallone, in un gesto molto più simile al saltellare che al correre.



La protezione all'avampiede permette una corsa rilassata a livello mentale, nel senso che non occorre far troppa attenzione dove si appoggia il piede; ci si sente sempre ben protetti; meglio ancora se si prende una taglia non troppo stretta: io che porto un 43, ho preso taglia 44, che lascia un po di spazio libero alle dita, (giusto quei 3 millimetri in zona alluce, mezzo centimetro verso il mignolo) e permette alla struttura protettiva di assorbire eventuali scontri contro sassi e radici, evitando che il colpo raggiunga le dita.
Grazie al meccanismo di allacciatura e alla conformazione della talloniera, la scarpa non “scivola” mai via sotto il piede, in senso trasversale, durante repentini spostamenti di direzione, o appoggi laterali nelle discese. L'appoggio al terreno  risulta essere sempre sicuro grazie anche alle caratteristiche della suola, e il piede non soffre della conformazione del fondo (la distanza massima percorsa in un unica uscita è stata di 24km). Il tallone non ha mai subito shock dovuti alla pressione di sassi, di quelli piccoli e appuntiti che si trovano per strade bianche o tratturi.

Insomma, questa scarpa può essere considerata come il modello più adatto per un primo approccio al barefoot, soprattutto orientato verso l'off-road, e il trail puro.




Ritorno su un commento di Pedro, sul Forum di Spirito Trail:

"Bocciate invece decisamente sulle discese più tecniche e sassose, dove l'attenzione a dove si mette il piede penalizza fortemente la velocità. E quando ho cercato di lasciarmi andare sono atterrato su un sasso direttamente con l'arco plantare... Ora zoppico e il piede fa piuttosto male  :(
Altri problemi da evidenziare non ci sono. Si è confermata la comodità della scarpa, che però rimane, a mio parere, una scarpa da allenamento (anche su asfalto) o per trail facili, senza tratti troppo tecnici."

E' vero, occorre fare attenzione, e rallentare, per evitare atterraggi che possono compromettere il piede, atterraggi che altrimenti, con scarpe ammortizzanti ai piedi, non creerebbero problemi.
Non la chiamerei "bocciatura", ma una necessaria conseguenza di un certo approccio alla corsa, con i suoi pregi e difetti.




lunedì 19 settembre 2011

1° TROI DEI CIMBRI, 18.09.2011 Fregona (TV)

Alle 6 del mattino, nella piazza di Fregona, incitati dallo speaker Alex Geronazzo, più di 400 atleti con le lampade frontali accese, si sono avviati lungo la strada e e puoi sui sentieri ancora avvolti nel buio, di una mattina calda e col cielo coperto, ma non minaccioso.



La sera prima , uno spettacolo pirotecnico di lampi aveva a lungo illuminato le nuvole in alto, con un tuonare incessante che sembrava il rombare di migliaia di harleydavison .. non prometteva certo bene, per la mattina successiva... E le previsioni meteo erano chiare: pioggia pioggia pioggia.. Eppure, sulla linea di partenza, i volti erano rilassati e allegri. Questa è gente che pioggia e grandine e tempesta non gli fa paura. Si parte scendendo su asfalto per poi imboccare il sentiero che dopo un paio di chilometri  ci porta ad attraversare le grotte del Cansiglio



Ruperzio sulla passerella all'interno delle Grotte del Cansiglio



Oltrepassate le grotte, si attraversa la strada , si attraversa un piccolo borgo, e poi s'imbocca la via che ci porta al sentiero della salita  al Pizzoc: una salita che sale progressivamente, e solo in alcuni e brevi punti diventa dura. Corribile per chi ha ha nelle gambe poi anche la capacità e consapevolezza di poter correre gli altri 45km che portato alla fine del percorso gara.. Per cui, quelli come me, misurando le proprie forze per coprire la distanza, l'affrontano camminando di buon passo, risparmiando forze ed energie, per correre poi quei restanti 45 km che dal Pizzoc proseguono senza particolari dislivelli da affrontare, se non la possibile fatica di tratti molto fangosi all'interno della foresta del Cansiglio. Peccato però che dalle nuvole sopra le nostre inizia a cadere una pioggia che da leggerina si trasforma piano piano, fino a diventare grandine. E mentre salgo, cerco di guardare intorno, in cielo, per vedere qualche spiraglio di luce, una speranza che sia una spruzzata passeggera, perchè mi annoiava un po il pensiero di dover percorrere tutto il tragitto sopra la pioggia. E invece solo nubi e nebbia. Ma quello che più mi impensieriva, erano quei lampi sopra le nostre teste... E con questa preoccupazione, alla fine termine il salitone, e non sono affatto provato, e gioisco finalmente di poter iniziare a far girare le gambe, corricchiare un po. Ma questa gioia finisce presto, che come arrivo al ristoro del Pizzoc, ci dicono che la gare è stata fermata, a causa proprio del pericolo lampi. La cosa non mi meraviglia. Decisione giusta.  E così ci ripariamo nel rifugio. Ci dicono che sarebbero venute a prendere i concorrenti delle navette bus. Ma io dico: perchè aspettare il bus? se c'è una strada per scendere percorribile dal bus, perchè non ce la facciamo a piedi?



e così con Emilio Marco, Mirko, Ederedd, Joana, Ruperzio, Natalina, Gabri  ed altri facciamo un gruppetto e inziamo a scendere lungo la strada, chiediamo informazioni ad un passante in macchina che ci spiega dove prendere il sentiero per ridiscendere a Fregone, che poi scopriamo ricongiungersi al percorso finale della gara. E' stato molto divertente scendere insieme, come fosse stato un trail autogestito. La delusione dell'annullamento della gara si è dissolta, e lentamente si sono dissolte anche le nuvole, tant'è che quando siamo arrivati, c'era il sole. Il pasta party , ricco di Menabrea, si è trasformato anche nella festa di compleanno di Gianni Cimbro. Insomma, ci siamo divertiti.  E anche se non ho potuto vedere la rinomata foresta del Cansiglio, non mi sono sentito affatto "derubato" di questa aspettativa macnata. E questo grazie alla compagnia di tutti quanti.




mercoledì 24 agosto 2011

CANNONDALE TRAIL SL2 26" contro 29"



Logo_MBAction_pArticolo pubblicato sul numero di Marzo 2011 di MBA Italia




Approcciamo questa volta in modo diverso nella sostanza, più che nella forma, l’annosa (per alcuni... noi le idee le abbiamo molto chiare in proposito) questione di quali ruote siano meglio tra quelle da 26”, che esistono fin dall’alba della nostra storia, e le più recenti da 29”. Lo facciamo mettendoci nei panni non di chi debba fare questa analisi ma semplicemente decidere quale tra due bici (altrimenti identiche) comprare, una volta entrato nel salone di un concessionario ben fornito!



La scelta è caduta su uno dei marchi più diffusi ed apprezzati nel nostro mercato, Cannondale, visto che nel proprio valente catalogo annovera anche una bici come la Trail SL 2 proposta sia con ruote da 26 che da 29 pollici.




PRINCIPI DI BASE



Le Trail SL 2 sono front pensate per fornire un prodotto affidabile, sicuro, performante il giusto e divertente nell’uso al biker che non possa spendere cifre importanti, così come soddisfare il classico principiante che con questo acquisto desidera provare a cimentarsi con il nostro sport e passione.

Non si tratta pertanto di mezzi sofisticati e leggeri, ma nemmeno pongono di fronte a limiti oggettivi in quello che sia un normale utilizzo sui percorsi cross-country/trailride.




REALIZZAZIONE
La costruzione dei telai utilizza un alluminio di qualità ed un disegno classico nell’apparenza ma arricchito invece di diverse soluzioni ricercate, a partire dalla profilatura di ogni singola tubazione in funzione delle effettive direzioni delle proprie principali sollecitazioni, compresi foderi verticali sagomati per esaltarne l’assorbimento degli urti trasmessi altrimenti dal terreno dissestato, arrivando fino alla pregiata tubazione sterzo sovradimensionata al punto da accogliere cuscinetteria da 1,5” anche superiormente.

MONTAGGIO
Sono state operate scelte conservative, con trasmissioni da 3 x 9 velocità differenziate dalla cassetta pignoni, così da compensare il superiore sviluppo metrico della ruota più grande in diametro.

Emergono alcune lievi differenze per la 26’er tra l’assemblaggio scelto negli Stati Uniti e quello invece adottato in Europa, con la sola eccezione della scelta fatta per le gomme, davvero determinante in questo caso. In Italia la versione con ruote da 26 pollici viene proposta infatti con delle Schwalbe decisamente più pesanti (vedi scheda) delle Kenda presenti invece di serie nel modello commercializzato negli USA e nelle 29’er (sia in America che anche in Europa).

Dato che il confronto è stato effettuato presso la nostra sede in California, è ovvio il vantaggio a favore della 26’er in termini di peso della ruota e questo renderà poi ancora più interessanti le considerazioni finali.

Le Trail SL 2 risultano infatti sostanzialmente identiche nel confronto fatto, ad eccezione ovviamente di quanto concerne il diametro ruote ed alcune quote geometriche.

SUL CAMPO
Prima di dare il via al confronto diretto le regolazioni si sono limitate al SAG forcella, settato per entrambe al 20%.

IN SELLA
Trail SL 2: persino il manubrio è identico in larghezza tra i due modelli e tutto si rivela confortevole e spazioso il dovuto. Si avverte invece un movimento centrale abbastanza basso, ma la cosa è stata voluta per far sentire più a suo agio un eventuale principiante.
Trail SL 29’er 2: identica in ogni aspetto, ovvero anche nella lunghezza dell’orizzontale e nell’inclinazione dello sterzo, fa notare pertanto in modo più avvertibile la sua superiore altezza da terra, determinata dalle geometrie che le ruote più grandi suggeriscono. In ogni caso il movimento centrale si trova più in basso della linea che congiunge gli assi ruota, rispetto alla 26’er.

La forcella con escursione inferiore compensa in parte la maggiore altezza alla quale finirebbe con il trovarsi il manubrio, al punto da non aver sentito l’esigenza di girare in negativo il suo attacco. Il movimento centrale più alto da terra solleva poi anche la sella, contribuendo nel ricreare in sostanza lo stesso dislivello in altezza tra la sella stessa ed il manubrio che si ha con la 26’er. Si è quindi seduti più in alto, ma gli assi ruota di quasi 4 cm più distanti dal suolo fanno sentire il biker più “dentro la bici” che “sopra” alla stessa.



IN PEDALATA

Trail SL 2: la risposta alla spinta sui pedali è piena ed anche sorprendente, considerando la massa del mezzo... un segno evidente di una struttura rigida torsionalmente. Per ciò che concerne invece la trasmissione delle asperità del fondo la 26’er le fa avvertire in modo evidente, nonostante l’opera di smorzamento da parte dei foderi superiori. Ci si deve pertanto impegnare nella guida al fine di scegliere bene dove far passare le ruote. Se il fondo è invece più dissestato della media ci si deve per forza alzare in piedi sui pedali.

Trail SL 29’er 2: la 29’er è più lenta nell’acquistare la velocità ricercata, ma è più lenta anche nel perderla a causa delle asperità... e sia perché queste sono automaticamente più piccole rispetto al diametro, sia per effetto soprattutto della propria maggior inerzia. In sella ad essa si viaggia poi decisamente più rilassati, nel senso che non ci si cura più di cosa stia passando sotto alle ruote, pedalando per i percorsi cross-country/trailride più classici. La differenza di comfort non è poca cosa, ma estrema e lo stesso vale per la facilità nel mantenimento del proprio ritmo, anzi... di uno superiore a quello in sella alla 26’er.

Qualcuno potrà comunque trovare più vivace e nervosa “in positivo” la risposta di una mtb con ruote più piccole, e si tratta di una valutazione rispettabile, ma il riscontro oggettivo è quello riportato ed è indipendente da qualsiasi fattore legato al puro divertimento.

GUIDABILITÀ
Trail SL 2: agilissima, sebbene sia volutamente priva di quella nervosità più tipica di un mezzo agonistico, in virtù non soltanto del largo manubrio ma anche dell’angolo più rilassato dello sterzo. Sfoggia quindi una guidabilità perfetta per un trailbiker che ami volare nei singletrack più tortuosi, sfruttando anche la propria elevata propensione al rilancio dell’andatura.

Trail SL 29’er 2: l’inerzia più elevata delle ruote, la sua avancorsa superiore (non compensata con un angolo sterzo più verticale) e l’interasse più lungo rallentano inevitabilmente la prontezza di sterzata. Si tratta di una differenza avvertibile ma che è più una caratteristica che un limite effettivo, dato che nei singletrack appena citati la 29’er fa comunque valere velocità di percorrenza delle curve superiori, in ragione della sua maggior impronta a terra e presa sul fondo, oltre a non farsi rallentare in egual misura da rocce e radici, così da aver meno bisogno di quei rilanci che invece la porrebbero in una posizione di svantaggio evidente.

IN SALITA
Trail SL 2: la ridotta tassellatura delle Kenda Small Block Eight è un piacere nei percorsi veloci e scorrevoli, ma non nelle salite sui fondi non compatti... dove basta davvero poco a farla slittare. Diventa quindi determinante distribuire sempre il proprio peso in modo ottimale rispetto alle pendenze, se non si vuole mettere il piede a terra. Se la cava comunque bene, soprattutto se può rilanciare l’andatura.
Trail SL 29’er 2: la stessa gomma che sulla 26’er aveva mostrato subito i propri limiti non sembra nemmeno una sua lontana parente nella 29’er, dato che sarà molto difficile farle perdere aderenza.

Non è richiesto quindi nemmeno lo stesso impegno nella distribuzione del peso tra le due ruote, grazie anche al bilanciamento garantito dal passo più lungo e dagli assi ruota più alti da terra. Il maggior diametro permette poi di non piantarsi su radici, canaline di scolo ed altri dei più classici ostacoli che si possano incontrare uscendo in sella alla propria mountain bike.

Mostra il fianco soltanto quando ci sia da attaccare rilanciando frequentemente l’andatura.

(In foto: Identiche, tranne... le ruote! Non c’è un modo migliore per stabilire quale sia la soluzione ideale che provare mtb davvero uguali negli stessi percorsi, soprattutto quando si sappia anche bene come se la cavino gli altri tester e si possa notare subito quanto cambi il loro modo di andare in bici a seconda del modello effettivamente in uso in quel momento. A chi non è mai capitato di vedere un amico volare o quasi, dopo un cambio di bici? E non vale più di mille parole?)



IN DISCESA
Trail SL 2: la rigidezza strutturale del telaio e del granitico avantreno sono di grande aiuto, ma alla guida di una front in alluminio bisogna far ricorso a tutta la guidabilità che il mezzo garantisce per scegliere con molta cura dove mettere le ruote, specialmente montando gomme dai tasselli poco pronunciati come le Small Block Eight.

È infine necessario stare sempre in piedi sui pedali e piegati su gambe e braccia, senza irrigidire il tronco però.
Trail SL 29’er 2: è tutto un altro mondo... Difficile far deviare dalla propria traiettoria le stabilissime ruote da 29”, così come non è necessario serpeggiare tra gli ostacoli come invece lo è alla guida della 26’er. Il grip fornito dalle Kenda si rivela senza dubbio rassicurante con la 29’er e non abbiamo mai avvertito il bisogno di montare coperture più aggressive, come ad esempio delle Nevegal. Alzandosi in piedi sui pedali si è comunque più dentro il mezzo e ciò offre una confidenza di ben altro livello.

IN FRENATA
Trail SL 2: potenza e modulabilità sono state all’altezza della situazione, sebbene al posteriore abbiamo dovuto fare i conti con il poco mordente delle Small Block Eight e la loro tendenza al bloccaggio.
Trail SL 29’er 2: una ruota più grande esercita più leva sul disco, se questo è dello stesso diametro. La 29’er quindi avrebbe dovuto essere equipaggiata di dischi più grandi, almeno all’anteriore. Non è stato così è l’impianto montato ci ha soddisfatto meno, ma la frenata è stata in ogni caso più sfruttabile, data la maggior aderenza su entrambe le ruote, specialmente al posteriore.

APPUNTI
Trail SL 2: per garantirvi tutt’altra sicurezza in discesa consigliamo di optare alla prima occasione per delle gomme più tassellate, trasformandole inoltre in tubeless.
Trail SL 29’er 2: non è necessario passare per forza a tassellature più aggressive in questo caso, anche se non si possono negarne i vantaggi in discesa montandone una anche soltanto all’anteriore. Trasformate invece ugualmente le gomme in tubeless, ma soprattutto cambiate il disco davanti con uno di diametro immediatamente superiore.
Non siamo riusciti infine a manovrare il pomello della frenatura in estensione della forcella RST e siamo stati quindi obbligati ad utilizzare una chiave a brugola, ma non è detto che sia per forza una nota negativa, specialmente se chi ha acquistato la Trail SL 2 è un principiante, dato che eviterà così di chiudere troppo la frenatura per sbaglio (e succede anche ai più esperti... statene tranquilli).

CONCLUSIONI
Indubbiamente sia l’una che l’altra hanno pregi e difetti, o vantaggi e svantaggi... se preferite, ma diremmo non sia il caso di entrare nuovamente in questa eterna diatriba di una certa inconcludenza, se non soltanto per un approfondimento post-sentenza! Partendo infatti dal più che logico presupposto di poter comprare, o anzi... sarà meglio dire “pedalare solo una bici alla volta”, la nostra preferenza tra le Cannondale considerate va senza alcuna ombra di dubbio alla 29’er.

Mettendosi nei panni di un principiante la differenza è poi ancora più netta e il vantaggio diventa addirittura più evidente per i clienti europei della Cannondale, dato quanto l’infelice scelta operata localmente per le coperture annulli in buona sostanza i vantaggi residui della 26’er e renda quindi abissale il vantaggio finale a favore della 29’er.
In sella a quest’ultima si gode comunque di un comfort e di una sicurezza di guida decisamente superiori ed ai quali i sostenitori delle ruote più piccole possono controbattere con valide ragioni, quali il divertimento concesso da una maggior reattività e dagli ingombri ridotti. Con il formato classico è più facile impennare, fare un bunny-hop ed affrontare anche un pump-track... non c’è dubbio.
In sostanza potremmo anche argomentare all’infinito, come premesso, e la domanda è sempre e soltanto una sola: “Ma quale compro?”

La risposta?

Ugualmente sempre e soltanto una sola: “La 29’er!”

domenica 21 agosto 2011

Scarpa da Trail: Montrail Bajada


Montrail Bajada

Di seguito traduco una recensione pubblicata il 2 Agosto 2011 sul www.irunfar.com, scritta da Bryon Powell, sull'ultimo modello di scarpa da trail della Montrail, le Bajada, che sarà in commercio la prossima primavera.

Montrail Bajada versione maschile


"Sono stato fortunato di testare due versioni della Montrail Bajada - o come le chiamo io qualche volta, le Cascadia Killer- durante la 100 miglia Wstern States. Mi piace questa scarpa che dovrebbe essere messa in commercio non prima di Febbraio 2012.
Potete pensare alla Bajada come una più "grande" Rogue Racers. Come la Rogue Racers, la Bajada è molto leggere e altamente traspirante. Ma una serie di inserti sulla tomaia e una differente intersuola fanno sentire questa scarpa come più supportiva senza che questo comporti una maggiore rigidità. Questo fa si che la Bajada, a differenza delle Rogue Racer, possa essere usata anche per correre gare da 100miglia. Tant'è che non ho restituito la scarpa test alla Montrail in quanto la userò per affrontare l'Ultra Trail del Monte Bianco.


Montrail Bajada versione femminile
Tomaia
La tomaia della Bajada è simile a quello della Rogue Racers, ma degli inserti in materiale sintetico e le protezioni in TPU provvedono ad avvolgere meglio il piede. Soprattutto la protezione al tallone è più robusta, rispetto a quello delle Rogue; e anche le protezioni laterali e al puntale offrono una maggiore protezione, utile su percorsi tecnici. Nonostante sia caratterizzata da queste aggiunte, la Bajada rimane una scarpa ben traspirante.
Inoltre la forma della tomaia della Bajada è più ampia rispetto a quella della Rogue, e anche un po più alta in zona tallone e all'avampiede, e questo la rende più adatta alle gare di endurance



Intersuole/Suola
Nella Bajada si mantiene lo stesso standard Montrail per quanto riguarda il differenziale tra tallone-avampiede, che misura 10mm: l'altezza all'avampiede è di 10mm, al tallone di 20mm; rispetto alla Rogue Racers l'intersuola è un po più spessa. Questo si traduce in un maggior peso della Bajada (284gr) rispetto alla Rogue (255gr), ma è anche il motivo per cui è anche più stabile. Questa scarpa non è dotata della Placca Trail Shield ( come invece altri modelli della Montrail)
I tasselli della suola sono più pronunciati e più distanziati rispetto a quelli della Rogue Racer, e questo garantisce una maggior tenuta su terreni viscidi e friabili, e una maggior capacità di liberarsi da fango e detriti



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domenica 7 agosto 2011

Mizuno Precision 12



Un amico che le ha comprate e non ne è rimasto soddisfatto, mi ha detto che potevo provarle. e se mi piacevano, me le avrebeb vendute a un prezzo ragionevole.
Io le ho provato, ma non capisco come mai a lui non piacciono, ed anzi gli ho detto che forse non sono le scarpe, ma lui, in questo periodo, a non avere il giusto feeling con la corsa, e di riprovarle tra un mesetto.
Io le ho provate ed ho avuto buone sensazioni da questa scarpa: rimangono invariate le sue caratteristiche di leggerezza (285gr) e di calzata (io uso ancora un paio di Precision 9), reattività e discreta ammortizzazione al tallone, con un intersuola non esageratamente morbida, per niente pastosa. Quel che mi ha colpito di più è stato questo nuovo mesh: già al momento della calzata, mi dava una sensazione di freschezza, sentivo il piede "libero", respirare bene. E questa sensazione l'ho avuta anche durante al corsa. Tra l'altro, questo tipo di mesh sembra essere anche più resistente, e penso sia questo il motivo per cui è stato possibile liberare la tomaia da tutti quei rinforzi in tessuto sintetico, e restituire a questa scarpa il design pulito che avevano le mitiche Precision8.
Trovo che questo particolare sia una bella evoluzione per quello che è, a mio parere, il modello migliore tra le scarpe neutre della Mizuno, come giusto compromesso di confort e prestazione.



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domenica 24 luglio 2011

FRASSIGNONI MTB, 24km 500m D+

Ed oggi prima partecipazione ad una corsa in MTB, ed è stata proprio una bella avventura portarla a termine. Si svolgeva a Frassignoni, località in provincia di Pistoia, situata pochi metri sopra Pracchia. La gara èstata organizzata dalla Proloco di Frassignoni, alcuni degli organizzatori erano volontari al Malandrino, nella zona della deviazione della frana. E' stato un piacere scoprire che proprio in questi giorni c'era una gara in zona, e ci tenevo a partecipare, proprio perchè sono molto legato a questa vallata, dove ho corso il mio primo trail, dove passa il Malandrino. Ed è da questa zona che proviene la mia famiglia, un tempo suo feudo.. Insomma, ho un legame ancestrale a queste montagne. Ci tenevo a parteciparvi e, soprattutto, a finire questa gara, nonostante che, a metà percorso, dopo diverse impervie discese in singletrack, le mani e gli avambracci mi facessero male!!! Quanto mi erano di "riposo" le salite... E nonostante sia solo da un mesetto che ho preso ad allenarmi; nonostante i miei limiti tecnici, che la scopa, Luca "il Maestro" Monti mi ha insegnato a superare; nonostante fossi al debutto in mezzo ad una settantina di ciclisti rodati (alcuni in trasferta da l'isola d'Elba!!), sono riuscito a non arrivare ultimo! Certo, ci ho impiegato 2h10min a percorrere questi 24km con dislivello di 500m, quando il primo ci ha impiegato solo 1he20min.... ma non sono arrivato stanco di gambe, quando invece altri si lamentavano per la durezza del percorso. C'è stata una lunga salita di 4 km che ci ha portati al poggio più alto, in alcuni punti, io, come diversi altri, siamo scesi di sella a spingere la bici... ed è proprio li che le mie gambe viaggiavano molto più delle loro, dove ho ripreso e staccato quei pochi che poi mi son lasciato dietro :-) Quando ho tagliato il traguardo, passando sotto al gonfiabile, ho esultato -discretamente, alzando le braccia al cielo- la soddisfazione di essere arrivato. Senza essere mai boccato... In alcuni tratti di discesa in singletrack, il fondo di argilla bagnata dalla pioggia mattutina non era dei più stabili, e a-voglia a tenere pinzati i freni, sono arrivato lungo in un paio di occasioni... Però che belli alcuni tratti di singletrack nel bosco, quelli pedalabili ancor più che le discese, con attraversamenti di ruscelli e ponti, in un atmosfera quasi autunnale, che secondo me rende ancor più bello il bosco rigoglioso d'estate..
Quante sensazioni ancora da descrivere, ma una di queste, la stanchezza delle mani, mi impedisce di andare avanti...


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venerdì 8 luglio 2011

Usare la testa...

Sono giorni che soffro di un infortunio al piede , capitatomi durante un uscita, in seguito ad un salto , che è risultato essere più alto di quanto avevo percepito avanzando nell'erba alta... la caduta è stata disastrosa, sul tallone, e ne ha risentito pure la caviglia, e mi ritengo fortunato di non essermi rotto! Un dolore lancinante che piano piano si è affievolito, ma le conseguenze dell’urto non mi permettevano di stare in piedi poggiando il tallone a terra, e dovevo percorrere altri 8 chilometri per arrivare a destinazione! Per cui ho abbandonato il sentiero e ho preferito proseguire per la strada bianca che scendeva a valle, un tragitto più lungo, ma con un fondo più omogeneo, prevedibile, sul quale ho corso adattando il passo in modo da evitare di poggiare il tallone. Purtroppo qualche volta non ci sono riuscito, e le fitte di dolore si sono ripresentate, lancinanti.. Ogni tanto dovevo fermarmi, perchè con quell'andatura “zoppicante”, caricavo tanto, troppo, sull'avampiede del piede infortunato, e spingendo solamente con l'altra gamba, il quadricipite era in fiamme!!!

Mentre procedevo a valle, mi pentivo di non aver portato dietro il ghiaccio spray, un antidolorifico da ingerire, che avrei sicuramente patito di meno.. Eppure, a distanza di una ventina di giorni, col tallone tutt'ora dolorante, e impossibilitato a certe torsioni della caviglia, penso che sia stata una fortuna non aver avuto ghiaccio e antidolorificii con me: se avessi proseguito a correre sull'infortunio di cui non avevo più percezione, come mi sarei ridotto?!!

Tempo fa mi son dato la regola di smettere di correre quando sento che un qualcosa, nella gambe, è “legato”, non si “slega” entro una mezzora di corsa.

Quando si è abituai a correre, una pausa viene vista come una sofferenza, una privazione di un piacere; pur di non starne senza, spesso si corre su degli infortuni, peggiorando la situazione, e, a lungo andare, aumentando così la possibilità di fermarsi e non poter goder più di questo piacere. Ci si comporta proprio come drogati, rinchiusi in una logica paradossale e autodistruttiva…

Questo mio infortunio mi ha riportato così a rivalutare la mia condizione fisica generale, e a diversificare la mia attività, per stimolare il fisico con nuovi gesti, e fortificarlo dove magari si è indebolito. Ho ripreso i rollerblade, e ho ripreso ad andare in bicicletta: la mtb mi permette di rimanere nel mio amato ambiente naturale. E in questo periodo di calura estiva, mi permette di allenarmi anche in ore diurne senza patire eccessivamente il caldo e la disidratazione.

Un infortunio può essere un momento di riallineamento delle percezione, e quello che sembrava uno STOP, può diventare uno START!

E così, pedalando, mi sono appassionato sempre più alla MTB, e decido di non approcciarmici solamente come un mezzo di allenamento, ma come stile di vita. Come il trailrunning, è un modo per scoprire nuovi sentieri, e vedere gli stessi posti da un altro punto di vista: quanto è stata problematica quella discesa dove , a piedi, mi ci butto divertendomi, mentre con la MTB mi aggrappavo preoccupato ai freni…

Sulle due ruote mi sono sentito “fragile”, più indifeso, meno sicuro; e penso che, al di là delle qualità del mezzo, occorre una buona dose di fegato (o incoscienza?) per scendere certe discese come ho visto fare in televisione….

Forse, a 15anni, non mi sarei fatto tutti questi problemi, sarei andato giù a manetta, senza considerare le conseguenze del mio agire, com’è tipico di quell’età in cui ci si sente al centro del mondo, invulnerabili…

E proprio in questi giorni di riflessione, ho avuto modo di leggere un bell’articolo: “Usare la Testa ..” pubblicato a pag 56 sul nr di Luglio della rivista “Tecno MTB” , scritto dal Dott. Bruno Fioravanti, laureato in Medicina e Chirurgia, Master in Ottimizzazione NeuroPsicoFisica e CRM/REAC Terapia, esperto in Medicine con Convenzionali e Nutrizione Clinica

“.. i problemi dovuti alle disfunzioni indotte da esagerato stress fisico (training intenso, allenamento condizionante, farmaci stimolanti, dieta non corretta) si traducono non solo in problemi muscolari tout court, ma in disturbi della gestione complessiva del movimento, della gestione della termoregolazione, dell'equilibrio, in generale della gestione dell'intera risposta adattativa, la nostra maniera di stare al mondo, la nostra salute. [...] Uno degli esiti è anche la diminuzione della forza del principio di sopravvivenza, sovrastato dall'inflazione del principio di gratificazione: quanto più ci piace fare una cosa, tanto più vogliamo farla, e non ci interessa minimamente ciò che ci costerà. [...] ci preoccupiamo meno di sopravvivere “

“.. un conto è il benessere percepito, un altro è la salute, cioè la capacità di regolazione migliore possibile attuale dell'organismo da parte del cervello, per esprimere la migliore risposta di adattamento all'ambiente.”




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sabato 2 luglio 2011

Lenzi Bike, Prato

Lenzi Bike Prato, Toscana, da 80 anni nella storia ciclistica di Prato e della Toscana

Il Lenzi Bike è il primo "negozio" di bici in zona che affitta bicilette, per una settimana, con tariffe, a seconda della tipologia del mezzo, che va dai 30 ai 50 euro.
Stamani mi sono recato li, per affittare una "front", in attesa che la mia vecchia mtb sia riparata, e , dopo aver effettuato le dovute misurazioni, mi è stata data la possibilità di scegliere il mezzo, che una volta individuato, è stato regolato sulle mie speficiche dimensioni e sensazioni. Un servizio ottimo, quello offerto, che mancava, in zona: la possibilità di affittare una bici da la possibilità, anche ai meno esperti, di provare diversi tipi di bici e tipologia, per farsi un po di esperienza su strade e sentieri, e poter capire anche quale è il proprio orientamento.
Da poco ho ripreso ad andare in bici, usando la mtb per andare a lavoro (20km all'andata e 20 al ritorno) trovando in questo un buon modo di tenere le gambe allenate e sciolte; ho iniziato quindi ad aumentare km e dislivello, in seguito all'infortunio che mi impedisce di correre, scoprendo così la validità di un diverso tipo di allenamento, non solo per le gambe, ma anche per il cuore. E la mici mi sta appassionando, anche sui sentieri, dove per orami sto limitando a percorsi facili, ma in futuro ho intenzione di provare ad affrontare percorsi più tosti con mezzi ancor più tecnici, affittandoli. Soprattutto d'estate, con la bici è possibile sfruttare anche quelle ore impossibilmente calde del pomeriggio, dove correre a piedi diventa più dispendioso e meno divertente.
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domenica 19 giugno 2011

Mountain Hardwear Elmoro Half Zip S/S Tech Tee

T-Shirt Mountain Hardwear Elmoro Half Zip S/S Tech Tee

Maglietta tecnica trail running dal peso di 173gr, in tessuto sintetico antimicrobico, cuciture piatte, dal taglio semi-attillato, dotata di lunga zip frontale per una migliore ventilazione in caso di alte temperature. La zip ha caratteristiche riflettenti e, insieme agli estesi inserti luminescenti, posti anteriormente e posteriormente, le permetteono di essere ben visibile anche di notte. E' una maglietta adatta alle gare trail che prevedono transizione giorno-notte. Ha un livello di protezione solare UPF 50


Per acquistarla contattare info@outback.it