lunedì 21 marzo 2011

UILTRABERICUS, 19.03.2011. Vicenza

Album : https://picasaweb.google.com/116060748355297972605/Ultrabericus2011#


Che dire della gara? Organizzata in modo perfetto, e non c'era nessun dubbio: da queste parti, quando dicono di fare una cosa, la fanno, e bene!
Un percorso molto corribile, 65km con 2500m di dislivello, senza grandi e toste "pettate", forse più difficile per quelli che, abituati a correre, si trovano una ultra in questo periodo dell'anno, troppo presto, con troppi pochi chilometri accumulati, vuoi per il tempo che non permette regolarità, vuoi proprio per il tipo di preparazione che non porta a questo periodo pronti per tanta strada. Io ho corso i primi 30km, ed è stato un piacere, soprattutto per quella bella discesa , verso il 20km, di quelle che amo!
Ma più di tutto è stato un bel fine settimana, divertente e anche, per me, profondo....




C’era una volta…

... una spedizione sulle montagne dell’Himalaya. Dopo giorni di cammino, gli sherpa si fermano e non vogliono procedere. Restano fermi per un giorno intero. Il giorno dopo, senza una ragione apparente, ripartono con i loro carichi sulle spalle e riprendono il cammino. Ai nostri alpinisti,che pensavano si fossero fermati perché sfiniti per la stanchezza, “No - rispondono - non era stanchezza. Era che dovevamo aspettare le nostre anime. Abbiamo corso così tanto che esse erano rimaste indietro e rischiavano di perdersi. Un uomo non può camminare senza la sua anima”.



Si arriva all'ostello venerdi sera, giusto l'ora di cena: Rundi, Bussino Fede & Io ci aggreghiamo alla compagnia dei trailer in attesa, e ci rechiamo al ristorante; una bella tavolata, siamo almeno una ventina, e li troviamo altri trailer. Si aggiungono al nostro tavolo Fabio (Menino) e Andrea (Vipiana) che,da veri atleti, la sera prima della gara, cenano leggerino, mentre il qui presente, proprio di fronte a loro, dopo un primo molto gustoso di tagliatelle ai funghi porcini accompagnato da un calice di vino bianco, prosegue con polenta e salsicce accompagnate da una birra media, per finire poi con doppia razione di dolce , una porzione torta nocciole e cioccolata e una porzione di cheescake che passava di lì per sbaglio... mica potevo abbandonarla? Quindi ho seppellito tutto sotto un Braulio e seppellito anche il Braulio con un altro amaretto offerto dalla Casa …. E visto che la strada verso l'Ostello era lunga (?), Rundi ed Io abbiamo fatto ristoro con un prosecco . Finalmente a letto, sveglia alle , la palla di sole arancione che spunta all'orizzonte. La mattinata promette bel tempo.

E la partenza è una lunga attesa; si prepara gli zaini, e quindi giù a far colazione, e poi, in tutto quel tempo che ci aspetta, è come stare a ricreazione alle superiori, e tra una battuta e l'altra si torna a a ripensare se non si ha esagerato a riempire lo zaino, e si ripende a riorganizzare lo zaino, e tutti i riti preparativi; ci aspettano 65km, non sono pochi... porto questo, o quest'altro, che dici, faccio bene, non si sa mai, cambiasse il tempo, e poi e poi... e io non ho di questi pensieri, e, ammetto, non riesco ancora a "visualizzare" che sto per affrontare tutta quella strada... ho visto la piantina, so dove si trovano i sentieri, ho studiato un po la planimetria, ma non "sento" il sapore di quella che, se riesco a finirla, per me sarebbe un '"impresa", non avendo mai percorso così tanta strada tutta in una volta.

Ci si dirige in piazza, che pian piano si riempie di questi animali strani che siamo, che si sembra mezzi astronauti e mezzi pagliacci, e ormai mancano pochi minuti, c'è il breefing, e Pollo parla col microfono che gli trema tra le mani per le varie emozioni che lo attraversano, che probabilmente vanno dalla gioia del “E finalmente ci siamo” alla tensione del “c'ho un ansia che è una settimana che non vado in bagno” .

Si parte, e aspetto che tutti avanzino, standomene in fondo, come al solito, per evitare di lasciarmi trasportare dall'onda dell'entusiasmo iniziale, e poter procedere al mio passo lento, lasciando che il corpo si riscaldi, si metta in moto, ascoltando se tutto va bene, e va bene; i primi chilometri sono su asfalto, e altro asfalto si troverà poi lungo il tragitto, ma non mi da fastidio, non voglio pensarci, e rovinarmi il piacere della corsa in questa mattina calda, piacevole ; voglio solo correre, senza forzare, senza faticare, correre perché mi fa star bene.

La stagione invernale, ci regala una natura ancora spoglia, poco "attraente", il percorso non presenta zone con suggestivi panorami, ma che importa: l'importante e correre, finchè ci si fa, mi dico; e star bene. Godere della compagnia degli amici trailer che si incontrano. E divertirsi finalmente quando inizia quella lunga discesa in singletrack molto sassosa, di quelle che adoro, dove lascio andare le gambe e mi faccio guidare dalle sensazioni: pura istintività, nessun pensiero, nessuna indecisione, nessuna paura che ostacoli la folle corsa. E pochi metri dopo che questa discesa finisce, il secondo ristoro mi permette di “rifiatare”; e trovo Emilio Marco, che si sta godendo questa mattinata, dopo un inverno che è stato molto, troppo inverno. Si riparte insieme, e si affronta una salita impegnativa, camminandola. Purtroppo, gli sono troppo vicino per riuscire ad evitare la "frustata" di ritorno di una fronda da lui spostata, che mi prende in pieno un occhio; per diversi minuti non riuscirò più ad aprirlo.. mi fa male, molto male. Non è facile continuare a proseguire potendo usare un occhio solo che, per di più, forse per solidarietà verso l'altro, non fa altro che lacrimare... Ma ho fiducia, e dopo diversi minuti finalmente riesco a riaprile quell'occhio ancora dolorante. Non chiedo a Emilio di controllarlo, non voglio sapere se il mio volto è segnato, se l'occhio è arrossato. Non voglio farmene un pensiero, non voglio assolutamente che alcuna negatività possa disturbarmi il piacere di questo viaggio. Un piacere per un attimo interrotto dallo spavento vedendo Emilio Marco scivolare in un tratto di discesa, lottare per riprendere l'equilibrio sull'erba umida ai lati del sentiero su cui era finito, cadendo incontro al un bel masso, l'unico grande masso che si trova in quel punto... e vederlo fermare la caduta con le sue lunghe braccia, giusto un centimetro prima che la rotula del suo ginocchio si schiantasse contro il masso.. Quanta paura ho avuto: non avrei voluto vedere il dolore turbare la luce e il sorriso che risplende sul volto del caro Emilio! E con l'animo sollevato si è proseguito il cammino.


Son ormai tre e ore e mezzo che sto sulle gambe, era da tanto che non arrivavo a questa percorrenza, e so che molte ancora mi aspettano. Decido che è il tempo di riposare un po le gambe, e di buttare qualcosa nello stomaco; d'altronde è anche l'ora di pranzo, e voglio rispettare i miei normali bioritmi; e così saluto Marco e proseguo camminando, così da poter mangiar tranquillamente quegli ottimi biscotti proteici che mi sono portato dietro; forse non saranno "energetici" come i gel, o gustosi come un bel panino alla mortadella.. ma mi hanno appagato il palato e lo stomaco. Mi sento proprio bene, e proseguo camminando lungo il sentiero, finché questo non esce dalla vegetazione, e attraversa una radura, che alla sua destra, diventa un bel prato discendente.

Mi soffermo a guardare questo prato fiorito, e gli alberi e la fitta vegetazione che lo delimitano più sotto. C'è persino una vecchia Panda bianca, sotto un albero, una delle prime Panda, con la portiera aperta; e non mi pare affatto che stoni con l'ambiente attorno, quasi sembra essere cresciuta li, insieme alla vegetazione attorno. E anzi, forse è proprio la presenza di quella vecchia Panda, che la scena mi da la sensazione che qui, in questo piccolo angolo di Natura, il tempo si sia fermato; che si possa entrare in contatto con l'Eternità... Mi soffermo, a percepire il momento, nell'ora del mezzodì, il sole che filtra tenue attraverso le nuvole, e mi riscalda la pelle del viso; mi soffermo con la brezza calma che piacevolmente rinfrescava la pelle appena riscaldata .. quella calma e quel silenzio.. non ho potuto fare a meno di sedermi sul quel prato, in mezzo alle margherite, ad osservare tra le foglie d'erba l'incedere - senza un apparente meta - di minuscoli insetti; e le api balzare di fiore in fiore, noncuranti della mia presenza e.. e così poi mi sono sdraiato, come da tanto tempo mi capitava, come da tanto tempo desideravo....la meraviglia di trovarmi li, era tutto così "banale", così" semplice", quello che è il miracolo della Vita.. Ti puoi commuovere, quando riesci ad entrare in sintonia con questa Bellezza, quando riesci a ritrovar la tua Anima, che si era persa, e sentire battere nuovamente il proprio cuore in un petto che credevi ormai morto ... e poi l'Anima ti gioca un bello scherzo: apre le porte della Memoria e ti riporta indietro nel tempo, a quando comprendesti l'essenza della Bellezza, cio che rende bella la Bellezza: il poterla condividere. La Condivisione, la comprensione che , al di là dei fenomeni che ci appaiono incedere nel fiume del divenire, "Tutto è Uno". E sempre guidandoti attraverso “le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce” , l'Anima ti riporta a vagare nei campi di chi sa dove, [forse il Tennesse?] , a quando, seduto immerso in uno scenario simile, ti voltasti a guardare la persona amata, entrambi immersi in quella sintonia che può sussistere solo grazie all'amore, non poteste fare a meno di dire , all'unisono, "...che Bello..." E succede che l'Anima & l'Amore ti aprono alla Coscienza, di cui, l'Ego, Medusa pietrificatrice è la Negazione. Di Ego è fatto il mondo governato dai "Signori del Dolore", guidati dalla incolmabile sete di Potere, piccoli Ozymandias schiavi della propria ambizione, disseminatrice di deserti... E ti chiedi : Perché nel mondo non può governare l'Amore? Vorresti che in tutti gli animi governasse l'amore, ti senti quasi in colpa di averlo provato, di essere stato egoista per averlo provato... Tremendo il potere della Coscienza: ti spinge a decollare la tua propria testa! Non a caso il Cellini fuse la testa della Medusa più e più volte, fino a quando non risultò identica al volto del Perseo (quella scultura di nero bronzo collocata nella loggia dei Lanzi, in P.zza Signoria, Firenze) , a significare, indicare il primo passo del cammino dell'Anima, l'auto-conoscenza, quel "non passi giorno in cui tu non uccida un tuo nemico", quel nemico che alberga in ognuno di noi, il nemico dai mille volti, come mille sono i serpenti della chioma della Medusa, .. Quel nemico Ingannatore, che purtroppo in molti ha portato a fuorviare il senso di quelle parole, tramutandole in un inno alla guerra al prossimo ... piango, pensando alle guerre che devastano il mondo ... e mi vergogno di me stesso .. ma basta una folata di vento ed ecco cambia tutto ... dove lontano possono vagare i pensieri, i sogni ad occhi aperti... come aquile, attraversano i mari ... e mi portano su quella spiagge dove si camminava al mattino, d'estate, i piedi nell'acqua fresca .. e adesso lo sento, che quel tempo passato insieme, non è stato solo un sogno ...

E con questo meraviglioso e pesante dono dell'Anima, ho proseguito, camminando lungo il sentiero dove gli altri corridori proseguivano la loro avventura, chiedendomi se stavo bene. E stavo bene. Era tanto tempo che non mi sentivo vivo.. Ho proseguito cercando di ascoltare il più possibile l'universo attorno attraverso questo sentimento che, sapevo, non sarebbe durato a lungo.

Non sentivo più il bisogno di correre. Non aveva senso correre. Avrei potuto forzarmi a farlo, per poi magari ritrovarmi affaticato molto più in la, e dovermi arrendermi alla stanchezza. E magari raggiungere quel punto che ti porta oltre la stanchezza... Ma non mi interessava scoprire dove si trova quel punto, adesso. Non oggi.

E così decido di ritirarmi, nel punto dove gli staffettisti si danno il cambio. Trovo Ruperzio che mi da un passaggio in macchina fino a Vicenza. Inizia a piovere, e penso ai ragazzi sul sentiero.. che peccato, ancora pioggia...

Arriviamo all'Ostello, e mi avvio a piedi a Campo Marzio, luogo d'arrivo, e son li quando Cinzia Bertasa, sorridente, percorre gli ultimi metri che la separano dal traguardo. E prima? seconda? o cosa? Guardandola, senti che comunque lei sta vivendo una vittoria. E non si tratta di vincere classifiche o trofei. Il piacere di una sana birra dopo tanta fatica? Forse :-)

E quindi al “paddock” trovo Rundi , naturalmente al banco del ristoro, a distribuire frutta e birra, e come lo vedo parte il nostro balletto che spacca, tormentone del nostro week-end, il Jonny Groove "I-Aa-I-A-I-AA!!"...

E poi arriva anche il Kappa, tormentato dai postumi dell'influenza, e così siamo al completo, il magico duo composto da tre persone: Scemo & + Scemo & + Scemo :-)

E la serata prosegue cazzeggiando, e purtroppo il dolore all'occhio colpito tornerà a farsi sentire, innervosendomi non poco,... L'ostello si riempie di vita, e i bicchieri di birra! Ma noi dobbiamo andare, e durante il viaggio di ritorno, mi chiedo: che cosa ci faceva una vecchia Panda da Hippy lassù? Ma c'era veramente? e che piantine erano, allora, quelle che crescevano in quel pratone? ...Gulp!

5 commenti:

  1. Una bella avventura, un'emozione intensa soprattutto per me che c'ero quasi per caso:
    http://kayakrunner.blogspot.com/2011/03/kayakultratrailer.html

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  2. ... Grande GAGGIO ! Emozioni,sono "quelle"che ci appartengono !!! Mi dispiace x l'occhio !!! Un abbraccio "fraterno"e sincero, Emilio Marco.

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  3. bello ed emozionante il tuo racconto ed è proprio ciò che mi regala correre nel verde.....anche per meno km ;-D
    la tua vittoria l'hai avuta!!!

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  4. leggo emozioni di "vita" e poi di corsa..Molto bello leggerti

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  5. Che grande importante pensiero,..grazie !

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