venerdì 8 luglio 2011

Usare la testa...

Sono giorni che soffro di un infortunio al piede , capitatomi durante un uscita, in seguito ad un salto , che è risultato essere più alto di quanto avevo percepito avanzando nell'erba alta... la caduta è stata disastrosa, sul tallone, e ne ha risentito pure la caviglia, e mi ritengo fortunato di non essermi rotto! Un dolore lancinante che piano piano si è affievolito, ma le conseguenze dell’urto non mi permettevano di stare in piedi poggiando il tallone a terra, e dovevo percorrere altri 8 chilometri per arrivare a destinazione! Per cui ho abbandonato il sentiero e ho preferito proseguire per la strada bianca che scendeva a valle, un tragitto più lungo, ma con un fondo più omogeneo, prevedibile, sul quale ho corso adattando il passo in modo da evitare di poggiare il tallone. Purtroppo qualche volta non ci sono riuscito, e le fitte di dolore si sono ripresentate, lancinanti.. Ogni tanto dovevo fermarmi, perchè con quell'andatura “zoppicante”, caricavo tanto, troppo, sull'avampiede del piede infortunato, e spingendo solamente con l'altra gamba, il quadricipite era in fiamme!!!

Mentre procedevo a valle, mi pentivo di non aver portato dietro il ghiaccio spray, un antidolorifico da ingerire, che avrei sicuramente patito di meno.. Eppure, a distanza di una ventina di giorni, col tallone tutt'ora dolorante, e impossibilitato a certe torsioni della caviglia, penso che sia stata una fortuna non aver avuto ghiaccio e antidolorificii con me: se avessi proseguito a correre sull'infortunio di cui non avevo più percezione, come mi sarei ridotto?!!

Tempo fa mi son dato la regola di smettere di correre quando sento che un qualcosa, nella gambe, è “legato”, non si “slega” entro una mezzora di corsa.

Quando si è abituai a correre, una pausa viene vista come una sofferenza, una privazione di un piacere; pur di non starne senza, spesso si corre su degli infortuni, peggiorando la situazione, e, a lungo andare, aumentando così la possibilità di fermarsi e non poter goder più di questo piacere. Ci si comporta proprio come drogati, rinchiusi in una logica paradossale e autodistruttiva…

Questo mio infortunio mi ha riportato così a rivalutare la mia condizione fisica generale, e a diversificare la mia attività, per stimolare il fisico con nuovi gesti, e fortificarlo dove magari si è indebolito. Ho ripreso i rollerblade, e ho ripreso ad andare in bicicletta: la mtb mi permette di rimanere nel mio amato ambiente naturale. E in questo periodo di calura estiva, mi permette di allenarmi anche in ore diurne senza patire eccessivamente il caldo e la disidratazione.

Un infortunio può essere un momento di riallineamento delle percezione, e quello che sembrava uno STOP, può diventare uno START!

E così, pedalando, mi sono appassionato sempre più alla MTB, e decido di non approcciarmici solamente come un mezzo di allenamento, ma come stile di vita. Come il trailrunning, è un modo per scoprire nuovi sentieri, e vedere gli stessi posti da un altro punto di vista: quanto è stata problematica quella discesa dove , a piedi, mi ci butto divertendomi, mentre con la MTB mi aggrappavo preoccupato ai freni…

Sulle due ruote mi sono sentito “fragile”, più indifeso, meno sicuro; e penso che, al di là delle qualità del mezzo, occorre una buona dose di fegato (o incoscienza?) per scendere certe discese come ho visto fare in televisione….

Forse, a 15anni, non mi sarei fatto tutti questi problemi, sarei andato giù a manetta, senza considerare le conseguenze del mio agire, com’è tipico di quell’età in cui ci si sente al centro del mondo, invulnerabili…

E proprio in questi giorni di riflessione, ho avuto modo di leggere un bell’articolo: “Usare la Testa ..” pubblicato a pag 56 sul nr di Luglio della rivista “Tecno MTB” , scritto dal Dott. Bruno Fioravanti, laureato in Medicina e Chirurgia, Master in Ottimizzazione NeuroPsicoFisica e CRM/REAC Terapia, esperto in Medicine con Convenzionali e Nutrizione Clinica

“.. i problemi dovuti alle disfunzioni indotte da esagerato stress fisico (training intenso, allenamento condizionante, farmaci stimolanti, dieta non corretta) si traducono non solo in problemi muscolari tout court, ma in disturbi della gestione complessiva del movimento, della gestione della termoregolazione, dell'equilibrio, in generale della gestione dell'intera risposta adattativa, la nostra maniera di stare al mondo, la nostra salute. [...] Uno degli esiti è anche la diminuzione della forza del principio di sopravvivenza, sovrastato dall'inflazione del principio di gratificazione: quanto più ci piace fare una cosa, tanto più vogliamo farla, e non ci interessa minimamente ciò che ci costerà. [...] ci preoccupiamo meno di sopravvivere “

“.. un conto è il benessere percepito, un altro è la salute, cioè la capacità di regolazione migliore possibile attuale dell'organismo da parte del cervello, per esprimere la migliore risposta di adattamento all'ambiente.”




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4 commenti:

  1. Bravo Gaggio, argomento delicato e su cui sono totalmente d'accordo con te.
    Quante volte ci facciamo male, ma poi pur di poter proseguire, ci basta una visita dal fisio e poi via, perché tanto ci ha detto che.....
    Oppure come avevi pensato tu inizialmente, assumere l'antidolorifico ecc. ecc.
    Ottima scelta la tua, razionale è giusta.
    Comunque non è il benessere o il piacere a spingere il proseguo anche sopra il trauma, ma la fissa del dover andare.... DOVE????

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  2. Un augurio per un pieno recupero.. e come te e tanti altri penso, ho scoperto la mtb in un momento di guai fisici; ora la bici è una mia cara amica da affiancare alla corsa appena mi riesce. Ciao

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  3. Condivido tutto, anche il tipo d'infortunio. A me era toccata una distorsione con conseguente zoppia da rientro a casa. Ora mi porto sempre il telefonino: se capita troverò qualcuno che mi viene a prendere. Altra cosa: leggo spesso articoli sul trail scritti in giornali austriaci e tedeschi: il roller in quelle terre è percepito come un perfetto allenamento alternativo. Io non li ho mai indossati, però mi incuriosiscono tanto. Puoi raccontare qualcosa di più?

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  4. I rollerblade sono un buon allenamento per i muscoli delle gambe, usati in un movimento differente dal solito, privo da traumi d'impatto; la posizione piegata sulle ginocchia, sviluppa elasticità e rafforza tutto il complesso muscolare-tendineo delle ginocchia, è un po come fare continuamente piccoli squot; la posizione del busto piegata in avanti, costringe all'allungamento tutti i muscoli lobmari, che porta giovamento a tutta la schiena; il movimento delle braccia è un gesto che serve innanzitutto all'equilibrio, ma se uno si prota dietro dei bilancieri o polsiere da un paio di chili, questo sforzo, oltre ad aumentare il consumo di calorie, fa aumentare il ritmo cardiaco. Insomma, un buon allenamento di scarico

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